di Katia Guerra
Quale è il panorama delle religioni e dei culti presenti in Ticino? Per rispondere a questa domanda si potrà presto attingere ai risultati di due ricerche, i cui scopi e metodi sono stati presentati ieri, giovedì 29 giugno, alla Facoltà di teologia di Lugano nel corso di un convegno promosso dall’Istituto “ReTe”.
La prima, la cartografia “Re:Spiri”, realizzata dal Centro intercantonale di informazione sulle credenze (CIC) di Ginevra, fondazione privata di pubblica utilità creata nel 2002 dai cantoni Ginevra, Ticino, Vallese e Vaud, ha lo scopo, analogamente ai progetti svolti nei cantoni di Ginevra e Vaud, di repertoriare e mappare le comunità religiose in Ticino. “La prospettiva di analisi utilizzata, che si concentra sulla dimensione collettiva del religioso (le comunità che si riuniscono in un luogo di culto), permette completare i dati statistici sulle appartenenze religiose individuali”, ci spiega Tatiana Roveri, che fa parte dell’Équipe di ricerca.
“Per quanto riguarda la metodologia utilizzata, sono state condotte diverse fasi di ricerca. Una prima fase è stata caratterizzata dal consolidamento del quadro teorico, vi è stata poi la fase di raccolta dei dati, per la quale le comunità religiose in Ticino - circa 500 quelle censite - sono state contattate e hanno risposto ad un questionario online o ad un'intervista telefonica, seguita dall'analisi ed elaborazione dei risultati. Abbiamo potuto beneficiare di vari appoggi scientifici e della buona collaborazione da parte delle comunità. Attraverso il formulario sono state raccolte delle informazioni quali la data di fondazione della comunità in Ticino, la tradizione, corrente e sotto-categoria religiosa, il tipo di luogo di culto (ad esempio: edificio religioso, locale commerciale o industriale, appartamento) e la tipologia della sua occupazione (locale di proprietà, in affitto o di cui la comunità è beneficiaria), l'indirizzo o ancora le lingue utilizzate. Successivamente sono state svolte delle interviste più approfondite con alcune comunità e attori del territorio come il Centro di dialettologia e di etnografia (CDE) del DECS, al fine di analizzare ulteriori aspetti significativi del paesaggio religioso ticinese e delle sue trasformazioni. Nella fase di elaborazione dei dati, quest'ultimi sono stati analizzati in forma quantitativa attraverso statistiche e infografiche, ma anche in forma qualitativa secondo numerosi assi tematici quali l'ancoraggio urbano e sociale delle comunità.
La cartografia ticinese, una volta ultimata, sarà resa disponibile a tutti. “Un sito internet, costantemente aggiornato, conterrà la mappa online interattiva delle comunità religiose ticinesi insieme a varie schede di approfondimento”, sottolinea la ricercatrice. La cartografia sarà presentata anche in una pubblicazione cartacea, aggiornata a maggio 2024, all'interno dell'Annuario di Storia Religiosa della Svizzera Italiana della Facoltà di Teologia di Lugano
A Tatiana Roveri, abbiamo chiesto in che modo questo strumento può favorire gli scambi e la comprensione fra le varie religioni. "La cartografia Re:Spiri permetterà di far luce sulla diversità religiosa e spirituale del territorio ticinese fornendo informazioni fattuali, neutre e contestualizzate. In questo senso, essi favoriranno la conoscenza di tale pluralità da parte della popolazione, contribuendo alla coesione sociale attraverso un'accresciuta comprensione dei fenomeni religiosi nel loro ancoraggio urbano. Il progetto di cartografia svolto favorisce inoltre la conoscenza reciproca tra le comunità e, non da ultimo, il fatto che le comunità abbiano deciso di prendere parte al progetto dimostra la loro intenzione di inserirsi in un paesaggio di diversità ed è indice di apertura verso il vivere insieme”.
Il progetto in sintesi
La cartografia Re:Spiri è un progetto di ricerca applicata che è stato sostenuto dal Servizio per l'integrazione degli stranieri (SIS), dal Dipartimento delle istituzioni (DI), dal Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS) del Canton Ticino e dal Percento culturale Migros. si inserisce in una serie di cartografie svolte dal CIC a partire dal 2012 nei cantoni di Ginevra e Vaud, delle ricerche di utilità pubblica che presentano tutte un interesse scientifico. Il progetto è stato elaborato nel 2021 ed è stato ufficialmente avviato ad aprile 2022. È stato condotto da un'équipe di ricercatrici e ricercatori in scienze umane e sociali, composta dalla direttrice del CIC, Manéli Farahmand, dal responsabile ricerca, Mischa Piraud, e da due collaboratrici scientifiche, Federica Moretti e Tatiana Roveri. Complessivamente, il progetto si è svolto sull'arco di circa tre anni e l’elaborazione definitiva dei dati si è conclusa a maggio 2024. Attualmente è in corso la revisione della pubblicazione cartacea e la preparazione della conferenza pubblica di presentazione dei risultati, che avrà luogo la sera di venerdì 18 ottobre presso l'Auditorium dell'Istituto Cantonale di Economia e Commercio a Bellinzona.
Un secondo studio si è occupato di mappare la presenza di culti e religioni negli ambienti digitali ed è stato condotto da un gruppo di ricerca dell’Istituto ReTe, diretto dal prof. Adriano Fabris, su mandato della «Rete integrata svizzera per la sicurezza» del Dipartimento federale di giustizia e polizia. “Da tempo la distinzione tra l’essere online e l’essere offline non tiene più. Il “mondo digitale” non ha sostituito la “vita reale”, ma si è intrecciato indissolubilmente a essa”, evidenzia Marco Menon, dell’Istituto ReTe. “È partire da questa constatazione che il nostro gruppo di ricerca ha pensato ad una mappatura integrativa della cartografia Re:Spiri: oggi i social media e i social network stanno diventando sempre più la fonte primaria da cui ci informiamo sulle religioni, nonché la modalità preferenziale con cui restiamo in contatto e intensifichiamo le nostre relazioni con la comunità religiosa di appartenenza. Il modo in cui ci informiamo e comunichiamo ha un impatto decisivo sulla costruzione delle identità religiose, che diventano sempre più aperte alla contaminazione, grazie soprattutto all’enorme mole di contenuti a tema religioso accessibili in rete. Persino le forme in cui tradizionalmente si è manifestata l’autorità religiosa ora stanno risentendo profondamente delle modalità di comunicazione “orizzontali” rese possibili dai social, dovendosi ad esempio misurare con le strategie comunicative messe in opera dagli influencer. La mappatura dell’infosfera religiosa vuole quindi fare il punto della situazione in merito a tutto questo insieme di fenomeni, almeno relativamente alle pratiche legate al Canton Ticino”.
Ma come viene indentificata questa presenza? “Stiamo costruendo una “mappatura” di tutti i siti internet tradizionali e dei profili social di comunità, enti o gruppi di natura religiosa che siano localizzati nel Canton Ticino, ovvero che siano relativi alla dimensione culturale, sociale e geografica del Cantone. La raccolta dei dati riguarda un periodo di sei mesi, il che ci permette di avere una “fotografia” di qualcosa di ampiamente fluttuante e impermanente, vista la facilità con cui una pagina web o un profilo social possono essere chiusi, sparire, o semplicemente non venire più aggiornati. Sulla base dei dati grezzi raccolti verranno prodotte delle analisi quantitative e qualitative per avere un’idea più specifica di quali siano le tendenze principali della presenza religiosa nell’infosfera ticinese, ad esempio quali comunità siano più attive e interagiscano maggiormente, chi produca più contenuti e di che tipo, ad esempio se si tratta di testo, immagini, o una combinazione dei due; ci interessa anche capire se ci siano casi di online religion, cioè di religioni praticate esclusivamente online, senza alcun tipo di manifestazione nel “mondo fisico”, oppure religioni “nuove” rispetto alla realtà ticinese.”.
Come potrà favorire questa ricerca lo scambio e la comprensione fra i vari culti e religioni? Secondo il prof. Menon questa ricerca può sicuramente farlo almeno in due modi. In primo luogo, contribuirà ad avere un’immagine più chiara della presenza online delle diverse religioni e delle loro attività comunicative. Conoscersi meglio è sempre un buon punto di partenza per la comprensione reciproca. In secondo luogo, potrebbe mostrare con esempi concreti quanto religioni anche molto diverse tra loro cerchino in ultima istanza la stessa cosa: condividere qualcosa di importante e autentico con gli altri, creare comunità, creare relazioni nuove. Anche grazie a internet e ai social media.
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Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
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