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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (9 luglio 2025)
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  • Simone Morandini

    La "Messa per la Custodia della Creazione" promulgata da Leone XIV, cos'è? Un approfondimento

    10 anni della pubblicazione dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, Leone XIV ha promulgato il decreto per la Missa pro custodia creationis (“Messa per la custodia della Creazione”). Questo nuovo formulario del Messale Romano si inserisce nelle Messe pro variis necessitatibus vel ad diversa (“per diverse esigenze e occasioni”). Lo stesso Leone XIV ha usato il nuovo formulario della Messa per la custodia della creazione il 9 luglio a Castel Gandolfo. La nuova Messa per la custodia della creazione si apre con l’antifona d’ingresso tratta dai Salmi: “I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento”. Della Messa per la custodia della Creazione la Sir parla con il teologo Simone Morandini, noto anche in Ticino per essere stato ospite di alcuni eventi formativi.

    Morandini, è un passo importante la Messa per la custodia della Creazione?

    L’approvazione di questa messa votiva per il Creato è un bel segnale, da inserire in un contesto particolare: nel 2025 ricorre il decennale della pubblicazione dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, che aveva invitato a porre il tema della custodia del Creato al centro di una riflessione forte da parte della Chiesa cattolica, una riflessione che si collocasse sul piano dell’etica socio-ambientale, ma anche del ripensamento teologico, della spiritualità e della celebrazione. Non a caso, solo due mesi dopo la pubblicazione dell’enciclica, Papa Francesco aveva aderito alla proposta inizialmente lanciata dal patriarcato di Costantinopoli, ma ormai ecumenicamente condivisa, di celebrare il 1° settembre una Giornata di preghiera per la cura della Casa comune, per la custodia del Creato. Quindi, Papa Francesco aveva offerto la sua adesione ad una dinamica ecumenica su queste tematiche. È molto significativo, perciò, che a 10 anni da questi eventi si venga a inserire all’interno dell’insieme di riferimenti celebrativi della Chiesa cattolica una Messa votiva che celebra il Creatore, il Creatore trinitario, il riferimento ad una Creazione fatta in Gesù Cristo. S’inserisce così, accanto ai già numerosissimi riferimenti alla Creazione presenti nelle altre celebrazioni, anche un possibile momento celebrativo specifico che una comunità può scegliere di adottare nei momenti più consoni, un possibile momento celebrativo dedicato proprio alla realtà del Creatore e della Sua opera. Penso che questo sia il primo contesto da tenere presente.

    Accanto a un’etica della cura della Casa comune non dimentichiamo, anzi sottolineiamo l’esigenza di celebrare il Dio Creatore, da quale ci è messa nelle mani questa realtà del mondo affidatoci come bisognoso di cura.

    Un altro riferimento è il Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale della pace del 1990, “Pace con Dio Creatore. Pace con il Creato”.

    Assolutamente sì, è importante tenere presente anche tutto l’insieme di riferimenti: l’attenzione per la cura del Creato certamente con la Laudato Si’ ha raggiunto un punto alto, Papa Francesco ha dedicato un’enciclica, ma non nasce con la Laudato Si’. C’è anche il riferimento importante al Messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale della pace del 1990, come pure la ripresa vent’anni dopo da parte di Papa Benedetto, con il messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2010, “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il Creato”. All’interno del Magistero cattolico c’è un arco che guarda a questa dimensione di riferimento al Creatore come fonte del dono del mondo che abitiamo e in questa fase Leone ha ritenuto opportuno di aggiungere questo tassello estremamente significativo. Non dimentichiamo poi che a monte ancora di Giovanni Paolo II c’è tutta la ricerca ecumenica che risale addirittura fino agli anni ‘70 su tale questione e da cui viene effettivamente anche la proposta della Giornata del Creato, del Tempo del Creato.

    La Sacra Scrittura ha tanti riferimenti all’opera di Dio Creatore, alla Creazione come segno anche dell’amore di Dio…

    Assolutamente, infatti c’è una varietà di possibili testi proposti come letture per la messa votiva anche perché effettivamente l’uno e l’altro Testamento offrono indicazioni importanti. Ad accomunarli è certamente quest’idea della realtà del mondo che non è opera nostra, ma che è dono che ci precede, il primo grande dono del Creatore, il primo grande sacramento del Suo amore. Il Nuovo Testamento poi, naturalmente, aggiunge il riferimento qualificante alla mediazione di Gesù Cristo. Tutto è stato creato per mezzo di Lui, è il Verbo, il Logos mediante il quale ogni cosa che esiste è venuta all’essere. Lo esprime bene Papa Francesco ancora nella Laudato Si’ dicendo che la Creazione è una realtà dell’ordine dell’amore fondamentalmente, al di là di quello che può essere il dialogo senza fede, al di là delle interpretazioni filosofiche, ma quello che ci viene consegnato, dai grandi testi biblici, dalla Genesi a libri dei profeti, alle Lettere di Paolo, è che

    la Creazione è la prima grande espressione d’amore da parte di Dio nei confronti delle sue creature. È già inizio di una storia di salvezza, c’è una benedizione originaria nell’atto creatore.

    È un po’ quello che ho cercato di esprimere nel penultimo testo che ho pubblicato, “Credo in Dio, fonte di vita. Una fede ecologica” per le Edizioni Dehoniane. L’idea che il Simbolo di Nicea, di cui quest’anno celebriamo il 1.700° anniversario, prenda le mosse proprio da questa confessione dell’amore creatore di Dio che è la fonte della vita.

    Questa Messa ad hoc è anche importante proprio perché il Creato è messo a rischio da tanti comportamenti degli uomini. Rischio che viene citato anche dal primo Messaggio di Leone XIV per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato.

    È chiaro che, come ogni componente della nostra confessione di fede, anche la confessione di Dio in quanto Creatore ha una valenza pratica. Ci invita ad assumere un atteggiamento di rispetto e di cura nei confronti del mondo, in quanto opera di Dio, in quanto dono del Suo amore, in quanto destinato alla vita delle generazioni future che meritano di poterlo abitare in condizioni altrettanto adeguate di quella che ha avuto come possibilità la nostra generazione. Di qui è chiaro che Papa Leone inserendosi in continuità con i suoi predecessori, in particolare con il decennale magistero di Francesco, ha voluto negli stessi giorni approvare questo testo liturgico e al contempo rilanciare con il messaggio per la Giornata del Creato. È interessante tra l’altro che il Papa abbia ripreso il tema che per la Giornata del 1° settembre è proposto ormai da anni da un Comitato ecumenico. In questo senso, anzi, si potrebbe vedere questa approvazione della Messa votiva per il Creato anche come un passo interessante all’interno di quel processo ecumenico che si interroga sulla possibilità che anche le Chiese d’Occidente celebrino liturgicamente con una festa o addirittura con una solennità l’evento della Creazione, come già fanno le Chiese ortodosse che peraltro il 1° settembre hanno addirittura l’inizio dell’anno liturgico. Per l’Occidente dovrebbe essere qualcosa di diverso, però è interessante notare la sintonia fra l’approvazione di questa messa votiva e questa dinamica ecumenica, qualcuno la chiama il processo di Assisi perché diversi seminari sono stati fatti presso la Cittadella Laudato Si’ di Assisi.

    Aver introdotto questa Messa può aiutare a diffondere culturalmente un’idea diversa di custodia del Creato anche tra le persone?

    Certamente aiuterà le nostre comunità, prima di tutto, a percepire il legame tra la liturgia e una pratica di cura concretissima che si esprime in stili di vita sobri e sostenibili, che si esprime in scelte e pratiche comunitarie, che si esprime anche in un impegno sociopolitico alle volte; penso, ad esempio, alla bella campagna che l’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana fa per sostenere l’idea di comunità energetiche, solidali e rinnovabili. Cogliere il legame tra i vari aspetti è una dimensione qualificante della nostra fede.

    Se da un lato ci prendiamo cura della Casa comune per responsabilità nei confronti delle future generazioni, dall’altro in questa prassi noi esprimiamo anche la nostra convinzione che il mondo minacciato, il mondo che ha bisogno di essere preso in carico da noi, è fondamentalmente dono di Dio. È a Lui che dobbiamo la grandezza, la bellezza e il fascino di questo dono. È anche un po’ riprendere quello sguardo contemplativo che ha trovato la massima espressione nel Cantico di Frate Sole di Francesco D’Assisi, 800 anni fa.

    fonte: sir

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