I fratelli e le sorelle con orientamento omosessuale o con un’identità transgender, come si sentono nelle nostre comunità? Possono essere sé stessi ed esprimere quello che sono con la fiducia di essere accolti e stimati? Possono comunicare la gioia dell’amore? E pensando ai loro genitori: quali parole e gesti hanno bisogno di incontrare? Sono questi gli interrogativi alla base della riflessione condotta dalla Diocesi di Como e rivolta in particolare ai genitori di figli lgbt+ (l’acronimo che indica persone omosessuali, bisessuali, transgender o con altri orientamenti sessuali e identità di genere).
«Dono del Signore sono i figli» è il titolo della prima iniziativa in programma giovedì 20 febbraio alle 20.45 nella chiesa di S. Paolo Apostolo a Sagnino a Como.
Durante l’incontro ci saranno le testimonianze di alcune coppie che racconteranno il loro vissuto, le difficoltà affrontate e quale Chiesa hanno trovato ad accoglierli in questo percorso che li ha portati a scoprire con una profondità particolare che i loro figli sono un dono prezioso proprio così come sono, e che quello che Dio chiede è di amarli senza riserve, accompagnandoli nella ricerca della loro strada.
La riflessione sarà guidata dall’intervento di padre Giuseppe (Pino) Piva, prete gesuita, che da anni accompagna il cammino di persone lgbt+ e di operatori pastorali in tutta Italia. Una possibilità di confronto per chi è impegnato in un servizio pastorale con le famiglie e con i giovani e per coloro che desiderano capire come una diocesi vicina al Ticino si sta muovendo.
Per info scrivere a equipelgbt@diocesidicomo.it
Nell’inserto di Catholica del 22 febbraio ci sarà un approfondimento.
Il Giubileo con il suo originale rimando biblico invita a riflettere sul tema della giustizia sociale. Con l’economista Stefano Zamagni affrontiamo le sfide globali e il pensiero della Chiesa a riguardo.
I due sacerdoti erano stati rapiti in Nigeria lo scorso 22 febbraio alle prime ore dell’alba da uomini armati che avevano assalito la canonica dove i due sacerdoti erano ospitati a Gweda-Mallam, nello Stato di Adamawa, nel Nord-Est della Nigeria.
Mentre il Paese attraversa ore difficili, giungono i primi allarmanti numeri sulle vittime dei conflitti armati in corso.