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  • La testimonianza di padre Albino Michelin, da 50 anni attivo con la famiglia scalabriniana a Zurigo

    La testimonianza di padre Albino Michelin, da 50 anni attivo con la famiglia scalabriniana a Zurigo

    di Dennis Pellegrini

    L’esperienza di vita di padre Albino Michelin, giornalista e missionario della congregazione scalabriniana, è davvero di contatto ravvicinato con l’umano nella sua essenza più profonda, nel suo legame con il mondo e con le domande che esso può suscitare, anche in Svizzera.

    Nato il 22 settembre del 1932 a Sovizzo Colle in provincia di Vicenza (in Veneto), dal 1982 risiede infatti presso la missione scalabriniana di Affoltern am Albis vicino Zurigo, la quale opera in Svizzera al servizio dei migranti dal 1956.

    Come ci racconta lui stesso, la sua vocazione nasce molto presto, quando all’età di soli nove anni, incontra un missionario scalabriniano nel suo paese di origine e si avvicina alla loro spiritualità negli anni successivi, in contatto anche con il parroco locale.

    A soli 24 anni si ritrova già in Svizzera, mandato dalla sua congregazione come missionario in quel di Basilea. Da lì inizia poi il cammino di formazione che lo porterà ad intraprendere degli studi prima presso l’Università Lateranense di Roma nell’ambito pastorale e poi ad un quinquennio di studi in psicologia presso l’Università di Friburgo, all’età di 36 anni.

    Dal 1982 risiede ad Affoltern; ancora oggi abita «nella stessa casa», dove, «con il consenso dei superiori» desidera «finire i suoi giorni», afianco della propria gente, alla quale è legato da tanti anni.
    Nel 2010, dopo 28 anni di sacerdozio, padre Albino decide di andare in pensione. Alla domanda su cosa significhi vivere una vita come prete e allo stesso tempo come giornalista, afferma che «scripta manent et verba pereunt», per dire che in fondo si passa la vita a raccontare cose, ma alla fine ciò che rimane davvero è quello che viene messo per iscritto, al quale diamo tendenzialmente maggiore importanza.

    Ciò che può incuriosire maggiormente della sua esperienza rimane di sicuro la vocazione ad essere un missionario in Svizzera. Quando si pensa alla realtà missionaria, spesso il nostro pensiero corre subito a Paesi poveri e lontani, e non di certo ad una nazione come quella elvetica, in cui apparentemente non manca nulla.

    Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto a padre Albino, il quale ha risposto che talora anche la Svizzera può apparire un «Paese del prodotto e del calcolo», nel quale purtroppo viene a mancare «il sentimento del bello, della gratitudine, della solidarietà». Di fronte a questo scenario così strutturato, l’attività missionaria è essenziale per coltivare i cuori e le menti.
    Abbiamo poi concluso il nostro confronto con il missionario riprendendo alcuni elementi dai suoi pezzi giornalistici, che affrontano l’attualità dell’essere umano, i suoi interrogativi sull’esistenza e gli elementi che ne caratterizzano il senso. Attingendo ad alcuni pensieri di Pierre Teilhard de Chardin, gesuita filosofo e teologo di inizio Novecento, padre Michelin conclude in un suo contributo affermando che «l’uomo è eterno, è un essere materiale calato in un mondo spirituale» e, allo stesso tempo, un «essere spirituale calato in un mondo materiale».

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