È stato presentato martedì 20 aprile il rapporto sulla libertà religiosa nel mondo. Questo studio, giunto alla sua 15esima edizione e pubblicato ogni due anni dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), analizza il rispetto del fondamentale diritto alla libertà religiosa. Dal rapporto emerge che la libertà religiosa è violata in quasi un terzo dei Paesi del mondo (31,6 per cento), dove vivono circa due terzi della popolazione mondiale; 62 Paesi su un totale di 196 registrano violazioni molto gravi della libertà religiosa. Il numero di persone che vivono in questi Paesi sfiora i 5,2 miliardi, poiché tra i peggiori trasgressori vi sono alcune delle nazioni più popolose del mondo (Cina, India, Pakistan, Bangladesh e Nigeria).
In Africa ciò è dovuto principalmente al moltiplicarsi del terrorismo jihadista. "Lo scopo è diventato ora quello di creare un sedicente califfato transcontinentale", ha affermato il direttore di Acs-Italia durante l’incontro con la stampa, Alessandro Monteduro. Gli jihadisti si servono sempre più delle reti, tra web e social, per cercare nuovi affiliati e pianificare le loro azioni: "il cyber-califfato, in espansione a livello globale, è divenuto ormai uno strumento consolidato”, si legge nel Rapporto. A questo continente appartengono 7 dei 9 Paesi che si sono aggiunti per la prima volta alla lista: Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Mali e Mozambico. Due sono asiatici: Malesia e Sri Lanka. I governi autoritari e i gruppi fondamentalisti hanno intensificato la persecuzione religiosa come testimonia l’ascesa di movimenti di nazionalismo religioso nei paesi asiatici a maggioranza induista e buddista. Armi contro le minoranze religiose sono le violenze sessuali e crimini contro bambine, ragazze e donne, che vengono rapite, violentate e obbligate a cambiare la loro fede attraverso conversioni forzate. Sotto accusa è anche l’abuso della tecnologia digitale con ad esempio la sorveglianza di massa attraverso intelligenza artificiale e sistema di riconoscimento facciale.
Oltre a quella più esplicita, esiste però anche una persecuzione educata, in particolare nei paesi occidentali. “Il termine – si legge nel rapporto - riflette l’ascesa di nuovi “diritti” o norme culturali che, come afferma Papa Francesco, consegnano le religioni «all’oscurità della coscienza di ciascuno, o alla marginalità del recinto chiuso delle chiese, delle sinagoghe e delle moschee» (EG 255). Queste nuove norme culturali, sancite dalla legge, fanno sì che i diritti dell’individuo alla libertà di coscienza e di religione entrino in un profondo conflitto con l’obbligo giuridico di rispettare queste norme”. Ciò si è osservato anche il relazione con le regolamentazioni legate alla pandemia e al loro impatto sulla libertà religiosa in tutta la regione dei paesi OSCE.
All'incontro di presentazione, svoltosi online, si è collegata anche Asia Bibi, la donna cattolica pakistana che ha trascorso quasi dieci anni in carcere con l’accusa di blasfemia. La donna non ha esitato a definire la legge sulla blasfemia come “una spada nelle mani della maggioranza del Paese, composta per il 95% da musulmani. Noi cristiani siamo perseguitati da questa legge del codice penale pakistano”. Ha auspicato l'abolizione di questa legge e di tutte quelli che contribuiscono alla discriminazione delle minoranze. E ha chiesto “alla comunità internazionale e alle autorità in Pakistan di far rispettare il diritto alla libertà religiosa”.
“Il terrorismo è una valanga che si è abbattuta sul Sahel e sul nostro Paese con l’intento di islamizzare tutta l’Africa. Una grave minaccia per tutti”, ha dichiarato mons. Laurent B. Dabiré, presidente della Conferenza episcopale del Burkina Faso e del Niger. È intervenuto pure oggi alla presentazione del rapporto sulla libertà religiosa nel mondo. Ha evocato la “distruzioni di case, massacri di civili, devastazione di scuole e di ogni altro simbolo di convivenza e tolleranza” e denunciato “le limitazioni della libertà religiosa imposte dai terroristi a quei musulmani che non condividono il loro credo, obbligati a convertirsi pena la morte, e anche ai cristiani”.
Per saperne di più: http://acninternational.org/religiousfreedomreport/it/home/