Su 196 Paesi del mondo, 61 di essi presentano gravi violazioni al diritto alla libertà religiosa, per un totale di 4,9 miliardi di persone coinvolte. Sono questi i dati allarmanti pubblicati nelle scorse ore da «Aiuto alla Chiesa che soffre» (ACN) nel Rapporto 2023, relativo ai mesi da maggio 2021 a novembre 2022. In particolare il rapporto – presentato giovedì da ACN in conferenza stampa a Zurigo Wiedikon – si concentra sulla violazione dell’articolo 18 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo che tratta di «libertà di pensiero, di coscienza e di religione». In generale, nel mondo, l’aumento di regimi autocratici e di gruppi fondamentalisti ha portato ad un maggior numero di violazioni di tutti i diritti umani, compreso quello alla libertà religiosa. «Coloro che esercitano un potere, che sia statale o non statale (estremisti islamici, nazionalismi etnicoreligiosi) mettono in atto una comune strategia: eliminare l’autorità concorrente, di solito identificata nella comunità religiosa o confessionale indesiderata».
Una situazione peggiorata
Tra i 61 Stati segnalati, 28 di essi – 13 dei quali in Africa – sono contrassegnati - secondo ACN - come «Paesi caldi», indicanti persecuzione aperta. In altri 33 Stati emergono alti livelli di discriminazione. In 47 di questi 61 Paesi la situazione è peggiorata da quando è stata pubblicata la precedente edizione del Rapporto. Lo studio, in particolare riguardo ai Paesi africani, punta il dito molto sugli aspetti sociali che causano il fenomeno: la povertà, la corruzione, la debolezza dei governi locali, l’analfabetismo, la disoccupazione dei giovani, la mancanza d’accesso alle risorse, i movimenti separatisti e la violenza locale tra agricoltori e allevatori che si è esasperata dall’impatto dei cambiamenti climatici.
Cina e India
Il Rapporto indica tra i Paesi caldi Cina e India. La Cina per il regime di sorveglianza di massa e la persecuzione nei confronti della popolazione musulmana uigura, con detenzione e distruzione di moschee; l’India, con le sue leggi anticonversione. Guidato dal partito nazionalista induista, il governo indiano sostiene che l’identità nazionale del Paese è indù. Da qui – secondo ACN – «le libertà religiose di cristiani e musulmani sono gravemente compromesse». Evidentemente anche la Corea del Nord, rientra nei Paesi con grave situazione riguardo alla libertà religiosa e all’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
L’impunità è sempre più diffusa
L’impunità è diventata una costante in tutto il mondo e in 36 Paesi in particolare gli aggressori sono perseguiti raramente, o addirittura mai, per i loro crimini. A questo fenomeno dell’impunità contribuisce il silenzio della comunità internazionale nei confronti ad esempio di Cina e India, che non subiscono sanzioni internazionali o altre conseguenze per le loro violazioni. Un esempio di questi regimi oppressivi, secondo il Rapporto di ACN, è il Nicaragua, che per la prima volta è stato inserito nell’elenco dei Paesi con i più alti livelli di violazioni.
Cultura dell’annullamento
ACN denuncia la situazione anche nei Paesi che appartengono all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE). Secondo il Rapporto si evidenziamo crimini di odio antimusulmano e antisemita, diffusi in particolare nelle reti sociali, ma anche espressi con attacchi ad edifici religiosi e persone. La Germania, l’Austria e la Francia conoscono un aumento di questa tipologie, soprattutto nei confronti di ebrei. Il rapporto evidenzia anche casi di odio anticristiano in Europa, manifestati con qualche attacco alle persone e soprattutto con vandalismi e profanazioni di chiese. Non mancano segnalazioni di minaccia di libertà di opinione. ACN ricorda che lo stato di salute della libertà religiosa è indicatore della situazione di altri diritti.