“La Liturgia odierna ci invita a camminare insieme nella lode e nella gioia incontro al Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, Sovrano mite ed umile, Colui che è principio e fine di tutte le cose. Il suo potere è l’amore, il suo trono è la Croce e, per mezzo della Croce, il suo Regno si irradia sul mondo. Quest’amore è anche l’ispirazione e il motivo del vostro canto”. Lo ha detto stamane Papa Leone XIV nella omelia della Messa per la Solennità di Cristo Re, in occasione del Giubileo dei Cori e delle Corali e della ricorrenza diocesana della XL Giornata Mondiale della Gioventù.
Compito di coristi e musicisti - ha osservato Papa Leone - è di coinvolgere i fratelli “nella lode a Dio e di renderli maggiormente partecipi dell’azione liturgica attraverso il canto. Tutto l’insieme dei sentimenti e delle emozioni che nascono nel nostro intimo da un rapporto vivo con la realtà possono trovare voce nella musica. Il canto rappresenta un’espressione naturale e completa dell’essere umano: la mente, i sentimenti, il corpo e l’anima qui si uniscono insieme per comunicare le cose grandi della vita”.
“Per il Popolo di Dio – ha spiegato Leone XIV - il canto esprime l’invocazione e la lode, è il “cantico nuovo” che Cristo Risorto innalza al Padre, rendendone partecipi tutti i battezzati, come un unico corpo animato dalla Vita nuova dello Spirito. In Cristo diveniamo cantori della grazia, figli della Chiesa che trovano nel Risorto la causa della loro lode. La musica liturgica diviene così uno strumento preziosissimo mediante il quale svolgiamo il servizio di lode a Dio ed esprimiamo la gioia della Vita nuova in Cristo”.
“Far parte di un coro significa – ha ricordato il Pontefice - avanzare insieme prendendo per mano i fratelli, aiutandoli a camminare con noi e cantando con loro la lode di Dio, consolandoli nelle sofferenze, esortandoli quando sembrano cedere alla stanchezza, dando loro entusiasmo quando la fatica sembra prevalere. Cantare ci ricorda che siamo Chiesa in cammino, autentica realtà sinodale, capace di condividere con tutti la vocazione alla lode e alla gioia, in un pellegrinaggio d’amore e di speranza”.
“Le voci diverse di un coro – ha aggiunto ancora il Papa - si armonizzano tra loro dando vita ad un’unica lode, simbolo luminoso della Chiesa, che nell’amore unisce tutti in un'unica soave melodia. Voi appartenete a cori che svolgono la loro attività soprattutto nel servizio liturgico. Il vostro è un vero ministero che esige preparazione, fedeltà, reciproca intesa e, soprattutto, una vita spirituale profonda, che, se voi cantando pregate, aiutate tutti a pregare. È un ministero che richiede disciplina e spirito di servizio. Il coro è una piccola famiglia di persone diverse unite dall’amore per la musica e dal servizio offerto”.
“Ricordate -ha ammonito Leone XIV - che la comunità è la vostra grande famiglia: non le state davanti, ma ne siete parte, impegnati a rendetela più unita ispirandola e coinvolgendola. Come in tutte le famiglie, possono sorgere tensioni o piccole incomprensioni, cose normali quando si lavora insieme e si fatica per raggiungere un risultato. Possiamo dire che il coro è un po’ un simbolo della Chiesa che, protesa verso la sua meta, cammina nella storia lodando Dio. Anche se a volte questo cammino è irto di difficoltà e di prove, e ai momenti gioiosi se ne alternano altri più faticosi, il canto rende più leggero il viaggio e reca sollievo e consolazione. Impegnatevi, dunque, nel trasformare sempre più i vostri cori in un prodigio di armonia e di bellezza, siate sempre più immagine luminosa della Chiesa che loda il suo Signore”.
“Studiate attentamente - ha concluso - il Magistero, che indica nei documenti conciliari le norme per svolgere al meglio il vostro servizio. Soprattutto, siate capaci di rendere sempre partecipe il popolo di Dio, senza cedere alla tentazione dell’esibizione che esclude la partecipazione attiva al canto di tutta l’assemblea liturgica. Siate, in questo, segno eloquente della preghiera della Chiesa, che attraverso la bellezza della musica esprime il suo amore a Dio. Vigilate affinché la vostra vita spirituale sia sempre all’altezza del servizio che svolgete, così che esso possa esprimere autenticamente la grazia della Liturgia”.
ACI Stampa