Leone ad Assisi ha incontrato il 20 novembre i vescovi italiani riuniti in Assemblea. Il Papa è arrivato nella Basilica di Santa Maria degli Angeli intorno alle 9.30, dopo aver reso omaggio alla tomba di San Francesco nella cripta della Basilica inferiore. Un applauso da parte di tutti i presuli, riuniti nella cittadina umbra dal 17 novembre per la loro assemblea, ha accolto il Successore di Pietro.
Promuovere un umanesimo integrale e essere Chiesa in uscita
“La Chiesa in Italia può e deve continuare a promuovere un umanesimo integrale, che aiuta e sostiene i percorsi esistenziali dei singoli e della società; un senso dell’umano che esalta il valore della vita e la cura di ogni creatura, che interviene profeticamente nel dibattito pubblico per diffondere una cultura della legalità e della solidarietà”. Questa l’indicazione di fondo che Papa Leone XIV ha consegnato ai presuli. “Sono contento – ha esordito il Papa – di questa mia prima sosta, seppur brevissima, ad Assisi, luogo altamente significativo per il messaggio di fede, fraternità e pace che trasmette, di cui il mondo ha urgente bisogno”.
Accorpamenti di diocesi
Il Papa ha confermato che si procederà con gli accorpamenti delle diocesi dove ciò è considerato necessario. Questo, ha precisato, “soprattutto laddove le esigenze dell’annuncio cristiano ci invitano a superare certi confini territoriali e a rendere le nostre identità religiose ed ecclesiali più aperte, imparando a lavorare insieme e a ripensare l’agire pastorale unendo le forze. Al contempo, guardando la fisionomia della Chiesa in Italia, incarnata nei diversi territori, e considerando la fatica e talvolta il disorientamento che tali scelte possono provocare, auspico che i Vescovi di ogni Regione compiano un attento discernimento e, magari, riescano a suggerire proposte realistiche su alcune delle piccole diocesi che hanno poche risorse umane, per valutare se e come potrebbero continuare a offrire il loro servizio”.
La sinodalità al centro
“Ciò che conta – ha sottolineato Leone – è che, in questo stile sinodale, impariamo a lavorare insieme e che nelle Chiese particolari ci impegniamo tutti a edificare comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti, nelle quali le relazioni si traducono in mutua corresponsabilità a favore dell’annuncio del Vangelo”.
Secondo il nuovo Papa, “la sinodalità, che implica un esercizio effettivo di collegialità, richiede non solamente la comunione tra di voi e con me, ma anche un ascolto attento e un serio discernimento delle istanze che provengono dal popolo di Dio. In questo senso, il coordinamento tra il Dicastero per i Vescovi e la Nunziatura Apostolica, ai fini di una comune corresponsabilità, deve poter promuovere una maggiore partecipazione di persone nella consultazione per la nomina di nuovi Vescovi, oltre all’ascolto degli Ordinari in carica presso le Chiese locali e di coloro che si apprestano a terminare il loro servizio”.
I vescovi a 75 anni devono lasciare gli incarichi pastorali
E qui Papa Prevost ha inserito l’indicazione sull’attenersi senza deroghe all’età dei 75 anni per lasciare gli incarichi pastorali:
“una Chiesa sinodale, che cammina nei solchi della storia affrontando le emergenti sfide dell’evangelizzazione, ha bisogno di rinnovarsi costantemente. Bisogna evitare che, pur con buone intenzioni, l’inerzia rallenti i necessari cambiamenti. A questo proposito, tutti noi dobbiamo coltivare l’atteggiamento interiore che Papa Francesco ha definito ‘imparare a congedarsi’,
un atteggiamento prezioso quando ci si deve preparare a lasciare il proprio incarico. È bene che si rispetti la norma dei 75 anni per la conclusione del servizio degli Ordinari nelle diocesi e, solo nel caso dei Cardinali, si potrà valutare una continuazione del ministero, eventualmente per altri due anni”.
Ma al di là del rispetto richiesto per quanto stabilito dal diritto canonico, il Pontefice ha insistito sul tema della collegialità e del rinnovamento, confermando la linea del predecessore Francesco di una chiesa in uscita: “camminare insieme, camminare con tutti, significa – ha scandito – anche essere una Chiesa che vive tra la gente, ne accoglie le domande, ne lenisce le sofferenze, ne condivide le speranze. Continuate a stare vicini alle famiglie, ai giovani, agli anziani, a chi vive nella solitudine. Continuate a spendervi nella cura dei poveri: le comunità cristiane radicate in modo capillare nel territorio, i tanti operatori pastorali e volontari, le Caritas diocesane e parrocchiali fanno già un grande lavoro in questo senso e ve ne sono grato”.
L’accoglienza delle vittime di abusi
“Su questa linea della cura, vorrei anche raccomandare – ha scandito – l’attenzione ai più piccoli e vulnerabili, perché si sviluppi anche una cultura della prevenzione di ogni forma di abuso. L’accoglienza e l’ascolto delle vittime sono il tratto autentico di una Chiesa che, nella conversione comunitaria, sa riconoscere le ferite e si impegna per lenirle, perché «dove profondo è il dolore, ancora più forte dev’essere la speranza che nasce dalla comunione» (Veglia del Giubileo della Consolazione, 15 settembre 2025). Vi ringrazio per quanto avete già fatto e vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno nella tutela dei minori e degli adulti vulnerabili2.
San Francesco modello di sinodalità
“Carissimi fratelli, - ha proseguito Prevost - in questo luogo San Francesco e i primi frati vissero appieno quello che, con linguaggio odierno, chiamiamo ‘stile sinodale’. Insieme, infatti, condivisero le diverse tappe del loro cammino; insieme si recarono dal Papa Innocenzo III; insieme, di anno in anno, perfezionarono e arricchirono il testo iniziale che era stato presentato al Pontefice, composto, dice Tommaso da Celano, ‘soprattutto di espressioni del Vangelo’, fino a trasformarlo in quella che oggi conosciamo come prima Regola. Questa scelta convinta di fraternità, che è il cuore del carisma francescano insieme alla minorità, fu ispirata da una fede intrepida e perseverante”.
“Possa l’esempio di San Francesco – ha poi concluso il Papa – dare anche a noi la forza per compiere scelte ispirate da una fede autentica e per essere, come Chiesa, segno e testimonianza del Regno di Dio nel mondo.
Al termine dell’incontro con i vescovi italiani, Leone XIV ha raggiunto lo stadio di Santa Maria degli Angeli, da cui è decollato per Montefalco, dove celebrerà la messa nel Monastero delle monache agostiniane. Il Papa si tratterrà per il pranzo, per poi tornare, in elicottero, in Vaticano.
fonte: agenzie/farodiroma/catt.ch