Il cardinale Pietro Parolin, intervenendo al Pontificio Istituto Patristico Augustinianum per la presentazione del Rapporto 2025 sulla libertà religiosa nel mondo della fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha definito la libertà religiosa un “baluardo essenziale” per permettere a ogni persona di perseguire la verità e costruire società giuste. Ha sottolineato che questo diritto deve essere riconosciuto nelle leggi e nelle istituzioni di ogni nazione e vissuto quotidianamente, poiché senza di esso “il tessuto etico della società si sfilaccia”. La sua tutela, quindi, riguarda non solo i credenti, ma tutta la società ed è “pietra angolare dei diritti umani contemporanei”.
Il Rapporto mostra un quadro allarmante: in 62 Paesi su 196 la libertà religiosa è gravemente limitata, colpendo circa 5,4 miliardi di persone, quasi due terzi della popolazione mondiale.
Parolin ha fondato la sua riflessione su due testi: la Dichiarazione conciliare Dignitatis humanae, che celebra 60 anni, e l’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani, entrambi in difesa del diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione. Ha ricordato le parole di Paolo VI (1965): Cristo invita alla fede ma non costringe — “Nemo impediatur! Nemo cogatur!” — poiché il cristianesimo è libertà e amore.
Riguardo ai limiti della libertà religiosa, Parolin ha richiamato la necessità di prudenza politica: proteggere i diritti di tutti, mantenere la pace pubblica e difendere la moralità contro abusi o violenze travestite da religione. La Dignitatis humanae, ha spiegato, promuove una “libertà temperata dalla responsabilità”, capace di costruire ponti tra fedi diverse.
Infine, ha ricordato che la libertà religiosa è radicata nella natura umana e deve essere libera da coercizioni personali, sociali o statali, permettendo a comunità diverse di convivere e dialogare. L’articolo 18 della Dichiarazione universale, “controparte laica” della Dignitatis humanae, riafferma la dignità e l’autonomia dello spirito umano, proclamando la libertà religiosa come diritto inalienabile e indispensabile alla piena realizzazione della persona, purtroppo ancora oggi violato in molte parti del mondo.
fonte: vaticannews / catt.ch