di Silvia Guggiari
Sabato 1. febbraio, i consacrati e le consacrate della diocesi hanno vissuto il Giubileo a loro delicato: un momento importante culminato con la S. Messa in Cattedrale a Lugano celebrata da mons. Alain de Raemy. Per l’occasione abbiamo incontrato due consacrati della diocesi che ci hanno raccontato la bellezza, ma anche le fatiche del loro cammino.
Nel monastero carmelitano di Locarno Monti, dieci suore vivono oggi l’esperienza della clausura. La Madre superiora ci ha spiegato il senso di questa scelta.
Madre, come può nel 2025 essere attuale la proposta di vita della clausura?
Penso che anche nel 2025 c’è nel profondo di tante persone la «sete» inestinguibile di Dio. Chi cerca disperatamente pace, giustizia, felicità, amore, pienezza di vita, in realtà cerca proprio Lui, anche se spesso cerca su strade sbagliate. Questo «grido» dell’uomo di oggi è purtroppo «soffocato» da un’infinità di proposte vacue e anche da una religiosità «fai da te», dove lo sguardo si concentra non sull’«Uomo-Dio» (Gesù Cristo), ma sul «dio-uomo» (le idolatrie odierne, alla quale ora si è aggiunta la tecnocrazia).
In fondo si cerca Dio «gettandosi», con mille aspettative, sulle cose e sulle «verità» inventate dall’uomo, la vita di clausura invece «si getta» tutta in Dio, lasciando il cuore libero dalle cose esterne per vivere una comunione di amore feconda di Bene per tutti. La vita di clausura è una missione di amore che, nel silenzio e nel nascondimento, si proietta su tutti i «fronti del mondo»: quelli esteriori e quelli interiori.
Lo descrive bene S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) quando si rivolge alle contemplative con queste parole: "Il mondo è in fiamme. Desideri spegnerle? Guarda il Crocifisso. Dal Cuore squarciato sgorga il Sangue del Redentore. Questo spegne le fiamme dell'inferno. Rendi il tuo cuore libero con l'adempimento completo dei tuoi voti, allora sgorgherà il flusso dell'amore divino nel tuo cuore, finché traboccherà e sarà fruttuoso fino ai confini della terra. Guarda il Crocifisso. Gli sei unita sponsalmente nella fedele osservanza dei tuoi santi voti, allora il Suo prezioso Sangue diventa tuo. Unita a Lui diventi onnipotente come Lui. Potrai essere su tutti i fronti, in tutti i luoghi del dolore nella potenza della Croce, il suo amore misericordioso ti porta dovunque, l'amore attinto al Cuore divino diffonde dovunque il suo prezioso Sangue, che lenisce, salva, redime." (dalle Meditazioni di S. Teresa B.)
Il Giubileo ci riporta al valore della speranza. Cos'è per lei oggi la speranza?
Per me la speranza è la fedeltà di Dio, che non verrà mai meno nonostante tutto e tutti, perché, come ha detto Papa Francesco: "il male ha i giorni contati, perché il futuro è di Dio" (omelia per la Domenica della Parola di Dio). La mia personale speranza è anche la Madre di Dio, che mai come oggi si fa presente come collaboratrice nel piano divino della salvezza. Ogni volta che recito l'Ave Maria, invoco la presenza orante della mia Madre: "... prega per noi adesso!". Ecco la mia speranza! Lei prega adesso! È per questo che la vita di clausura continua ad essere una proposta attuale anche oggi.
Quello di oggi sembra un mondo che ha perso la speranza: le guerre, l'economia, gli interessi di pochi che prevalgono su quelli di molti. Come possiamo ritrovare la speranza cristiana? E lei, come riesce a infondere speranza a chi l'ha perduta?
Forse la strada per ritrovare la speranza è quella della fede e dell'amore. Quella della fede: perché "senza Dio" ci si trova in un mondo buio, davanti ad un futuro oscuro. La fede, invece, ci fa credere in un futuro. Non vuol dire che sappiamo nei particolari ciò che ci attende, ma che sappiamo che la nostra vita non finisce nel vuoto. Solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente. La speranza cristiana non illude e non delude, perché si fonda sulla certezza che "niente e nessuno potrà mai separarci dall'amore di Dio" e nello stesso tempo "non cede nelle difficoltà, perché si fonda sulla fede ed è nutrita dalla carità" (Spes Non Confundit, n°3). E qui arriviamo a quello che ho accennato come seconda strada per ritrovare (o consolidare) la speranza: l'amore. "La speranza - dice Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo - nasce dall'amore e si fonda sull'amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce, ed è una speranza sempre rinnovata e resa incrollabile dall'azione dello Spirito Santo. È infatti lo Spirito Santo, con la sua perenne presenza nel cammino della Chiesa, a irradiare nei credenti la luce della speranza" (Spes Non Confundit).
Come ritrovare la speranza cristiana?... Invocando lo Spirito Santo, che "è Signore e dà la vita". È con questa convinzione che, di fronte a chi ha perso o sta perdendo la speranza, io so di poter essere di aiuto con il dono della preghiera e con la carità che si fa vicinanza, ascolto e testimonianza di una Presenza che silenziosamente "tocca e risana" dentro, perché ... è Amore!
Cosa augura ai consacrati e alle consacrate della diocesi?
Auguro di riscoprire, sempre e di nuovo, la bellezza e la gioia che scaturisce dall'incontro con Gesù Cristo: Dio fatto Uomo per essere con noi. Dio fatto Pane per essere in noi. Non è scontato, perché anche noi consacrati possiamo, impercettibilmente, lasciarci "risucchiare" da una vita mediocre, astratta, troppo razionale e poco "incarnata” nei sentimenti di Cristo. La stupenda ultima Enciclica di Papa Francesco, Dilexit nos, ce ne parla ampiamente: auguro a tutti di leggerla e meditarla! "Possa la luce della speranza cristiana raggiungere ogni persona come messaggio dell'amore di Dio rivolto a tutti! E possa la Chiesa essere testimone fedele di questo cammino in ogni parte del mondo! " (Spes Non Confundit) È questo il nostro augurio e la nostra preghiera.
Fra Edy Rossi-Pedruzzi è responsabile del Convento dei Frati Cappuccini di Faido, qui segue la comunità nelle varie attività come anche nell’accompagnamento spirituale. «Per me la speranza – ci racconta fra Edy – è una virtù che richiede l’impegno di ciascuno e in particolare di noi religiosi che dobbiamo continuare a coltivarla nella vita di ciascuno in una visione futura». Ma la gente oggi ha ancora speranza? Chiediamo a fra Edy: «Secondo me sì. La gente vive situazioni reali spesso molto complesse che rendono la speranza fragile e inconsistente. Noi religiosi abbiamo il compito di stare vicino alla gente e aiutarla a far germogliare la speranza laddove talvolta è oggettivamente difficile trovarla. Sono convinto che la religione non debba essere un carico sulle spalle della gente con una fila di norme e pesi inutili superati dai tempi, ma dovrebbe essere un aiuto a vivere e a coltivare la speranza». Fra Edy, insieme ai suoi confratelli, opera in una realtà di valle e di periferia. Ma come riesce a portare speranza alla gente? «La speranza viene riaccesa nella misura in cui si creano le condizioni buone. Bisogna fare in modo che le persone riescano prima di tutto a risolvere i problemi reali, e spesso le parole non bastano. Bisogna invitare a sperare ma è evidente che certe volte non è facile; spesso basta esserci e camminare (o stare seduti) accanto. Non servono grandi teorie, nella nostra pastorale c’è un umano che prevale. L’ascolto richiede tempo e io sono convinto che ora sia il tempo di sfoltire un po’ le nostre congregazioni ma anche la nostra diocesi da tante cose che ormai hanno fatto il loro tempo. I nostri ordini religiosi dovrebbero ora dotarsi di quegli elementi che permettono di vivere la speranza dell’oggi per il domani, e quindi superare anche quelle strutture e quelle legislazioni pensate per dei tempi che ormai sono superati: mi riferisco in particolare a tutte le regolamentazioni che ci sono nelle famiglie religiose, ma anche nelle parrocchie, nella realtà della chiesa e che rendono tutto il nostro operato lento e macchinoso”, conclude fra Edy.
Nella diocesi di Lugano sono presenti: dodici istituti religiosi maschili, diciotto istituti religiosi femminili, cinque monasteri femminili, un istituto secolare diocesano, un gruppo di sorelle dell’Ordo virginum e quattro tra associazioni laicali e movimenti con consacrati.
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