È il Paese più giovane al mondo, ma è anche uno dei più poveri, attualmente colpito da un enorme flusso migratorio con un alto rischio di epidemie e carestie, oltre che, nelle ultime settimane, anche da una catastrofica inondazione causata dalle piogge torrenziali. Stiamo parlando del Sud Sudan, paese che ha ottenuto l’indipendenza nel 2011 e che nel 2018 dopo anni di guerra civile ha negoziato un accordo di pace, che però non gli è bastato ad assicurare una pace duratura. Attualmente, infatti, il Paese africano sta assistendo alla guerra civile che si sta combattendo in Sudan tra l’esercito proveniente dalla capitale e le Rapid Support Forces (RSF), una milizia armata dall’esercito. «Un conflitto che sta causando un enorme flusso migratorio dal Sudan verso il Sud Sudan – si parla di 8 milioni di sfollati – e che ha provocato la distruzione del Sudan, Paese enorme con quasi 50 milioni di abitanti in cui attualmente ogni cosa ha smesso di funzionare: l’economia, gli ospedali, le scuole…», ci spiega don Adam Kowalik, presidente dell’«Associazione Svizzera Sud Sudan», prete polacco da anni in Ticino, dove è parroco a Castagnola. Temendo violenza, fame e morte, la gente scappa e cerca sicurezza nei Paesi circostanti, che però hanno anch’essi enormi problemi: l’Egitto al nord ha un confine chiuso e in gran parte minato con il Sudan; il Ciad ad ovest si trova nel deserto ed è un Paese molto povero; l’Etiopia a sud est è anch’essa attualmente colpita da combattimenti interni.
Almeno 600mila profughi sudanesi hanno così trovato rifugio nel Sud Sudan, ma continuano a trovarsi in una situazione di rischio per fame ed epidemie, a causa della scarsità di cibo e la riduzione degli aiuti umanitari, soprattutto nella regione settentrionale del Bahr e Ghazal.
«In questo contesto drammatico, l’aiuto umanitario della Svizzera è estremamente necessario: il Paese non produce nulla e in conseguenza non esporta nulla. Tutto viene importato dall’Uganda e dal Kenya. Da diversi mesi in tutto il Paese regna un’inflazione incontrollata», spiega Kowalik. Il risultato è un drammatico aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di oltre il 200%. Gli stipendi sono molto bassi e spesso le famiglie dipendono dall’aiuto delle organizzazioni umanitarie.
Dal 2017, è attiva in Ticino l’"Associazione Svizzera Sud Sudan», una realtà impegnata in interventi mirati a soddisfare i bisogni primari degli abitanti del Sud Sudan: nutrimento, salute, istruzione e ambiente. In collaborazione con la fondazione «Anavim» opera per promuovere diversi progetti sociali quali la costruzione di pozzi per acqua e gli aiuti alimentari. Quest’anno l’associazione ha creato a Castagnola (Piazza S. Giorgio 1) un luogo chiamato «Spazio Cultura» nel quale vengono ospitate mostre di artisti provenienti da diversi paesi e culture con l’obiettivo di promuovere progetti nei paesi in via di sviluppo.
Attualmente, lo spazio sta ospitando la mostra intitolata «Bambini di Giuba» curata dalla pittrice e fotografa Agnieszka Balut, che mira a richiamare l’attenzione sui problemi che affliggono il Sud Sudan. La mostra rimarrà aperta fino al 26 ottobre con i seguenti orari: dal mercoledì alla domenica dalle 16 alle 18. Lunedì e martedì chiusa. Info allo 076 7172251.
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Intervista a fra’ Michele Ravetta, cappellano delle strutture carcerarie cantonali.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)