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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (6 luglio 2025)
CATT
  • Una riflessione alla luce dei valori cristiani in vista della Conferenza sull'Ucraina di oggi e domani a Lugano

    di Markus Krienke, professore ordinario di Filosofia moderna ed Etica sociale presso la Facoltà di Teologia di Lugano e Direttore della Cattedra Rosmini

    La quinta Ukraine Reform Conference che riunirà oggi e domani ( 4 e 5 luglio) a Lugano delegati da una quarantina di Paesi, si chiamerà Ukraine Recovery Conference (URC2022) e ha come obiettivo la raccolta e l’impegno concreto di fondi per la ricostruzione dell’Ucraina. Ci si pone la domanda, certamente, che importanza effettiva essa possa avere a solo una settimana dopo l’importante G7 a Elmau con la promessa dei leader economici del mondo di sostenere l’Ucraina nel conflitto e nella ricostruzione «fino a quando sarà necessario». Inoltre, molti si chiedono come dovrebbe concretizzarsi l’aiuto proprio in prospettiva cristiana. Questa domanda richiama la fraternità come traduzione etico-sociale della carità così come intesa da Papa Francesco e che diventa, in un quadruplice modo, la chiave per formulare l’aspettativa cristiana all’URC2022.

    Innanzitutto sarà la presenza di una ventina di organizzazioni internazionali a sensibilizzare sia l’opinione pubblica che i delegati politici, certamente già molto informati sull’andamento della guerra, circa le reali conseguenze per le persone, le famiglie, le donne e i bambini coinvolti. Associazioni come Terre des hommes e altre parleranno direttamente a noi e ai politici, aiutandoci a capire come realizzare la fraternità con il popolo ucraino. «Vedere, giudicare, agire» non è a caso il metodo propostoci dalla Dottrina sociale della Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II e spesso ricordato da Papa Francesco.

    Inoltre, le delegazioni porteranno a Lugano ciò che si potrebbe chiamare la «concretezza della società»: ci sarà spazio per chiedersi in che modo i miliardi potranno essere meglio indirizzati per ricostruire efficacemente l’Ucraina. A tal proposito, un modello di patronage, cioè di sussidi mirati, sembra quello più adatto: città occidentali si assumono responsabilità dirette con quelle dell’Ucraina per contribuire alla ricostruzione, così come ospedali occidentali si occupano dell’aiuto di quelli ucraini, e ciò vale anche per altri tipi di servizi; infine tale modello può essere adoperato persino per le aziende. Sarebbe un modo autenticamente sussidiario - cioè il principio dell’aiuto concreto e mirato che emerge dalla società civile invece di quello programmato «dall’alto» che spesso non arriva alla realtà - di organizzare la solidarietà arginando il più possibile interessi di parte e corruzione.

    Poi, la URC2022 farà sì che non potremo chiudere gli occhi di fronte ai 6000 rifugiati ucraini in Ticino. Certamente, con questa cifra il nostro cantone ha già superato la quota stabilita dallo Stato maggiore Asilo della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), ma oltre le sfide istituzionali da affrontare, la prospettiva cristiana ci interpella sempre anche circa la concretezza che vogliamo dare alla nostra solidarietà con le persone che sono arrivate qui, le loro storie e le loro speranze: questa presenza dovrebbe interpellare sia la nostra consapevolezza, sia il nostro agire.

    Infine, la fraternità chiede una concretezza nell’agire politico difficile da individuare nelle dichiarazioni a seguito del G7: di un tale impegno preciso, però, il popolo ucraino ha bisogno e legittimamente possiamo aspettarcelo da un evento come l’URC2022. Solo così, il fatto che «come esseri umani siamo tutti fratelli e sorelle» (Fratelli tutti, 128) prende carne.

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