Pubblichiamo in questa pagina la proposta dei pellegrinaggi 2026 organizzati dall’Opera diocesana (Odp). Tra le mete l’Egitto, di cui ci racconta Massimo Braguglia, direttore dell’Odp, che recentemente ha visitato il Paese.
di don Massimo Braguglia*
Il mondo le chiama coincidenze, a me piace chiamarle «Dioincidenze». In questo momento storico dove non sappiamo più chi ha ragione e chi ha torto, dove la speranza sembra venire meno e il male dilagare, ho avuto l’opportunità di recarmi al Cairo per cinque giorni di immersione nella realtà del mondo arabo. Assieme ad altri 12 confratelli italiani, siamo stati accolti dal Vicario apostolico dei latini, dal patriarca dei copti cattolici e dal domenicano Adrien Candiard, specialista del mondo islamico: tre incontri che ci hanno spalancato mente e cuore. Mons. Claudio Lurati, vicario apostolico d’Alessandria d’Egitto per i cattolici latini, ci ha introdotti alla realtà di un Paese il cui 10% della popolazione è cristiana, circa 12 milioni, di cui più di 10 milioni sono copti ortodossi. È una presenza bimillenaria, qui infatti c’è la culla del monachesimo. Nel quartiere dove ha sede il vicariato apostolico, ci sono 8 chiese cattoliche di sette riti diversi: copti; maroniti; melchiti; caldei; siriaci; armeni e latini. Al Cairo c’è l’università islamica di Al-Azhar, una delle più antiche e prestigiose istituzioni di studi islamici e arabi al mondo. Fondata nel X secolo, legata alla moschea omonima, è il principale centro di sapere del mondo sunnita e la più grande istituzione del mondo islamico: accoglie studenti da tutto il mondo. Papa Francesco con il rettore dell’Ateneo, il Grande Imam di al-Azhar, ritenuto la massima autorità culturale sunnita, firmò nel 2019, ad Abu Dhabi, il Documento sulla Fratellanza Umana. «In Egitto – ci ha detto Lurati – musulmani e cristiani non vivono in quartieri separati, ma negli stessi palazzi. Ogni religione ha il suo spazio nella scuola. Natale e Pasqua sono feste nazionali. Convivenza e rispetto reciproco sono di casa. Una cosa inconcepibile per noi, ma che qui esiste: come eredità del mondo ottomano, per questioni di matrimonio ed eredità, la legge civile riconosce e accetta la decisione presa all’interno della Chiesa. Il diritto civile recepisce il diritto di ogni Chiesa. Il grande problema con il mondo islamico sono le conversioni: sono possibili, ma chi si converte è poi costretto a lasciare l’Egitto poiché rigettato dalla famiglia ». Alla domanda perché l’Egitto rifiuta di accogliere i profughi palestinesi Lurati ci ha risposto ricordando che il Paese è una terra di accoglienza – solo negli ultimi due anni e mezzo ha accolto più di un milione di profughi dal Sudan – ma lo Stato è restio con i palestinesi perché, purtroppo, teme che tra loro ci siano militanti di Hamas. Un secondo incontro è stato con il patriarca dei copti cattolici, mons. Ibrahim Isaac Sidrak. I copti cattolici in Egitto sono più o meno 300 mila fedeli con oltre 300 preti e innumerevoli monaci, ma la maggior parte dei fedeli vive all’estero. Hanno pure due grandi congregazioni religiose locali. Le diocesi sono nove e i vescovi, con alla testa il patriarca, costituiscono il sinodo della Chiesa copta. La Chiesa copta ha buone relazioni con lo Stato egiziano: nelle nuove zone di ampliamento edilizio, lo Stato prevede sempre uno spazio che riserva per la costruzione di una chiesa. I musulmani – dice il Patriarca copto – «fanno di tutto per poter iscrivere i loro figli alle scuole cattoliche perché riconoscono l’alto livello d’istruzione che vi viene impartita.
L’Istituto dei domenicani
Il terzo appuntamento è stato all’Istituto Domenicano di Studi Orientali (IDEO). Ad aspettarci c’era padre Adrien Candiard, tra i maggiori esperti di Islam. L’IDEO è un centro di ricerca che si occupa soprattutto dello studio dei testi originali dei primi dieci secoli dell’Islam. La biblioteca contiene più di 150 mila volumi e riviste che coprono tutte le discipline dell’islamistica: lingua araba, Corano, esegesi, teologia, diritto e giurisprudenza, storia, filosofia, sufismo, scienze, ecc. Qui arrivano studiosi islamici e non, da tutto il mondo. Si cerca di favorire l’incontro con i ricercatori occidentali. Le difficoltà nel dialogo sono soprattutto per motivi culturali: diverso è il modo di riflettere e pensare, per non parlare poi di problemi linguistici e di traduzioni. Per un vero dialogo c’è bisogno di creare una grammatica comune e questo è quello che cercano di fare qui. L’IDEO ha forti legami con il Grande Imam che presiede al Cairo la Moschea e l’Università di al-Azhar ed è responsabile ufficiale in materia teologica dell’orientamento religioso. L’utilizzo - ad esempio - del metodo storico-critico per analizzare il Corano è spinoso dato che per il mondo islamico questo metodo è nato in Occidente ed è arrivato con la colonizzazione, con la volontà di distruggere e di dominare, e quindi c’è chi lo vede come antiislamico e colonialista. Padre Adrien non ritiene sia necessario chiedere ai musulmani, per dimostrare la loro razionalità, di accettare questo metodo. Forse un giorno, avverrà, se crescerà una élite musulmana occidentale. Il nostro soggiorno in terra egiziana ci ha offerto varie visite culturali: la Sfinge, le piramidi e il nuovo museo egizio. Siamo stati pure in tre monasteri copti ortodossi, fiorenti di vocazioni. Il mondo arabo non è foriero unicamente di notizie negative, ma per quanto riguarda il cristianesimo è terra di speranza e di abbondanti frutti.
* direttore Odp
