Saranno ben 460 i fedeli che lunedì prossimo vivranno il pellegrinaggio diocesano alla tomba di Sant’Ambrogio a Milano, patrono secondario della diocesi di Lugano, di cui quest’anno si celebra il 1650.mo anniversario dell’ordinazione episcopale. Per l’occasione, il prof. Ernesto Borghi, coordinatore della Formazione biblica nella Diocesi di Lugano, ripercorre la vita di questo Santo.
di Ernesto Borghi
I molti autori di lingua greca e di lingua latina che difendono la fede cristiana, proponendone sintesi variamente articolate, danno contributi assai importanti, tra III e V secolo, per risolvere diverse controversie dottrinali, per esempio, sull’idea di Dio, sull’identità di Gesù Cristo, sul rapporto tra Dio Padre, Cristo Figlio e lo Spirito divino.
Tali conflitti si sono creati anzitutto per il confronto con la filosofia greco-ellenistica e gli apporti di altri contenuti culturali di provenienza orientale e per l’esigenza del cristianesimo post-apostolico di assumere una sistematicità concettuale che in precedenza non era apparsa necessaria. In questo quadro nascono e “prosperano” le nozioni di “eresia” e “ortodossia”, ossia di scelte intellettuali ed etiche che non seguono quella che la successione dei vescovi ritiene retta dottrina, la tradizione che costituisce il cosiddetto deposito della fede. Esso trova nelle professioni di fede che scaturiscono dalle discussioni svoltesi prima e durante i Concili del IV e V secolo, da Nicea a Efeso - dal simbolo degli apostoli a quello niceno costantinopolitano - alcune sintesi che arrivano, come tradizioni fondamentali, sino alla nostra epoca.
Tra i Padri della Chiesa occidentali e di lingua latina una figura di grande rilievo globale è certamente Aurelio Ambrogio. Ambrogio nacque nel 339/340, da un’importante famiglia senatoria romana (la famiglia degli Aurelii, da parte materna, la famiglia dei Simmaci, da parte paterna), a Treviri (nell’attuale Germania), dove il padre esercitava la carica di prefetto del pretorio delle Gallie. Risulta che la sua famiglia fosse cristiana da alcune generazioni. Destinato alla carriera amministrativa sulle orme del padre, dopo la sua morte prematura frequentò le migliori scuole di Roma, dove compì il tradizionale percorso formativo che gli permise di imparare greco, studiare diritto, letteratura e retorica, partecipando poi alla vita pubblica della città. Dopo cinque anni di avvocatura a Sirmio (nell’attuale Serbia), nel 370 fu incaricato quale governatore dell’Italia Annonaria (parte territoriale comprendente una sezione rilevante dell’attuale Italia Settentrionale) per la provincia romana Aemilia et Liguria, con sede a Milano.
Nel 374, alla morte del vescovo ariano Aussenzio, il delicato equilibrio tra le due componenti cristiane presenti, ossia ariani e cattolici, sembrò rompersi. Il segretario e biografo di Ambrogio Paolino racconta che Ambrogio, preoccupato di sedare il popolo in rivolta per la designazione del nuovo vescovo, si recò in chiesa, dove all’improvviso si sarebbe sentita la voce di un bambino urlare «Ambrogio vescovo!» a cui pare si fosse unita quella unanime della folla radunata in quel luogo. Molti milanesi volevano un cattolico come nuovo vescovo.
Ambrogio però rifiutò decisamente l’incarico, sentendosi impreparato: come era in uso presso alcune famiglie cristiane all’epoca, egli non aveva ancora ricevuto il battesimo, né aveva affrontato studi di carattere religioso e teologico. Paolino racconta che, al fine di dissuadere il popolo di Milano dal farlo nominare vescovo, Ambrogio provò anche a macchiare la sua buona reputazione, ordinando la tortura di alcuni imputati e invitando in casa sua alcune prostitute; ma, dal momento che il popolo non recedeva nella sua scelta, tentò addirittura la fuga. Quando venne ritrovato, si decise di risolvere la questione appellandosi all’autorità dell’imperatore Flavio Valentiniano, cui Ambrogio era alle dipendenze. Fu allora che accettò l’incarico, considerando che fosse questa la volontà divina nei suoi confronti, e decise di farsi battezzare: nel giro di sette giorni ricevette il battesimo e dopo pochi giorni, il 7 dicembre 374, venne ordinato vescovo.
Uomo di apprezzata carità evangelica, si impegnò tenacemente per il bene dei cittadini affidati alle sue cure. Ad esempio, Sant’Ambrogio non esitò a rompere arredi sacri di grande pregio e ad usare il ricavato dalla vendita per il riscatto di prigionieri. Di fronte alle critiche mosse dagli ariani per il suo gesto, egli rispose che «è molto meglio per il Signore salvare delle anime che dell’oro. Egli infatti mandò gli apostoli senza oro e senza oro fondò le Chiese. I sacramenti non richiedono oro, né acquisisce valore per via dell’oro ciò che non si compra con l’oro» (Ambrogio, De officiis, II, 28,136-138).
La sua sapienza nella predicazione e il suo prestigio furono determinanti per la conversione nel 386 al cristianesimo di Aurelio Agostino, che era venuto a Milano per insegnare retorica (cfr. Confessioni, V, 13,23; 14,24-25).
Fu protagonista dei rapporti con le autorità imperiali in varie occasioni. In particolare, in occasione dell’eccidio fatto compiere a Tessalonica (390) dall’imperatore Teodosio, che pur aveva decretato (380) il cristianesimo come religione di Stato, Ambrogio ebbe l’autorità di imporre a costui il riconoscimento delle sue colpe in proposito, impedendogli l’accesso, a Milano, alla chiesa che sorgeva ove oggi è eretta S. Vittore al Corpo.
Ambrogio fu autore di diversi inni per la preghiera, compiendo fondamentali riforme nel culto e nel canto sacro, che per primo introdusse nella liturgia cristiana. Ancor oggi a Milano vi è una scuola che tramanda nei millenni questa antica tradizione musicale. Fu infine forte avversario del paganesimo romano, componente religiosa ancora assai significativa nell’impero del IV sec. d.C.
Oltre la metà dei suoi scritti - complessivamente varie decine - è dedicata alla lettura e al commento di testi biblici, che egli affronta seguendo un’interpretazione spesso allegorica e morale dei testi sacri (in particolare per quanto riguarda l’Antico Testamento): ad esempio, ama ricercare nei patriarchi e nei personaggi biblici in generale figure di Cristo o esempi di virtù morali. Tra le opere esegetiche spicca l’ampio commento al Vangelo secondo Luca (Expositio evangelii secundum Lucam).
Vediamo un passo di quest’opera, in cui l’autore, commentando Lc 1,5-38, ha un approccio sostanzialmente letterale, confrontando il significato dei “dubbi” di Zaccaria e di Maria di Nazareth di fronte all’annuncio angelico della nascita dei loro figli, Giovanni e Gesù:
«Maria non doveva né rifiutare di credere né precipitarsi alla leggera: rifiutare di credere all’angelo, precipitarsi sulle realtà divine… Ella non ritrasse la sua fiducia né si sottrasse al ruolo, ma adattò la sua volontà e promise i suoi servigi. E infatti, quando disse: “Come sarà possibile ciò”, non dubitò dell’esito finale, bensì chiese le modalità del risultato stesso… Zaccaria non credette non già a partire da un’anomalia di condizioni, ma a causa dell’età avanzata… Ora, se Sara (cfr. Gen 18,12) venne ripresa perché rise, a maggior ragione venne punito chi non credette né all’annuncio né al precedente. Maria, al contrario, dicendo: “Come sarà possibile ciò? Non conosco sessualmente alcun uomo!” non sembra aver dubitato dell’evento, ma pare aver domandato come si sarebbe verificato; è evidente che ella credeva al suo compimento, visto che ella chiedeva come si sarebbe svolto» .
In questo commento Ambrogio fa risaltare chiaramente la fiducia sostanziale di Maria nelle parole dell’annuncio che ha ricevuto, quella fiducia che, secondo anzitutto i vangeli canonici, è la sua caratteristica fondamentale. E il vescovo di Milano sottolinea chiaramente quanto il testo lucano faccia notare come una donna come tante, proveniente da una zona multiculturale come Nazareth di Galilea, appaia, di fronte al Dio di Gesù Cristo e al suo disegno, assai più pronta e disponibile rispetto a chi, Zaccaria, sacerdote del Tempio, per il ruolo che rivestiva e l’esperienza pregressa, avrebbe dovuto avere, rispetto al suo Signore, ben altra apertura di cuore e di mente.
Ambrogio morì a Milano nel 397, persuaso fino all’ultimo di aver cercato di essere un cittadino leale, nel quadro della formazione culturale ricevuta prima di diventare vescovo, e un cristiano fedele, nella contestuale importanza delle due identità culturali ed esistenziali, quella retorica e giuridica della sua formazione iniziale e quella biblica e teologica successiva.
Basilica di Sant'Ambrogio a MilanoPer avere un’idea articolata della figura e dell’opera di questo grande Padre della Chiesa di Gesù Cristo, in vista magari di ulteriori approfondimenti, è certamente utile leggere quanto scrisse papa Giovanni Paolo II, in occasione del XVI centenario della morte di Ambrogio (497- 1997) con la lettera apostolica Operosam diem (1 dicembre 1996: hf_jp-ii_apl_01121996_operosam-diem.pdf (vatican.va))
Expositio evangelii secundum Lucam, II, 14.16-17. La traduzione del testo di Lc 1,34 è tratta da ABSI, LUCA. Nuova traduzione ecumenica commentata, Edizioni Terrasanta, Milano 2018, p. 41.
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Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)