È di pochi giorni fa la notizia dell’autenticità del miracolo attribuito a Carlo Acutis (1991-2006). Un grande passo che rende ancora più vicina la beatificazione del giovane italiano scomparso nel 2006 a causa di una leucemia fulminante e reso venerabile da papa Francesco nel 2018. La guarigione di un bambino brasiliano in fin di vita sarebbe dunque il presunto miracolo attribuito alla sua intercessione. Manca ancora il parere della Commissione teologica, ma a questo punto non dovrebbero esserci intoppi per la sua beatificazione. Una storia, quella del giovane Acutis, di una intensità straordinaria. Carlo, nonostante fosse solo un adolescente, visse una esistenza profonda, segnato da una fede straordinaria e da un legame unico con San Francesco d’Assisi. Proprio ad Assisi, nel Santuario della Spoliazione, ad aprile è stata traslata la sua salma. Nato a Londra nel 1991, dove i genitori si trovavano per motivi di lavoro, fu segnato da una pietà profonda quanto precoce. Rientrato in Italia visse a Milano. Fece la Prima Comunione, con un permesso speciale, a sette anni. Maturò un amore vivo per i santi, per l’Eucaristia, fino ad allestire una mostra sui miracoli eucaristici avvenuti nel mondo per raccontare a tutti la gioia dell’incontro concreto con Gesù. Oggi l’esposizione è rimasta online (www.miracolieucaristici.org) e ha avuto un successo inaspettato. Carlo divenne presto un genio dell’informatica e proprio attraverso questo mondo si fece apostolo di Gesù. Sportivo e appassionato di computer, come tanti coetanei, brillava per la virtù della purezza e per la sua sensibilità nei confronti dei poveri, degli immigrati, delle persone sole. Grazie al suo esempio e al suo carisma anche il domestico di casa Acutis, un induista di casta sacerdotale bramina, decise di chiedere il battesimo, convinto – come disse successivamente – «dalla testimonianza e dalla coerenza di vita di questo ragazzo più che dalle parole». In ospedale, posto di fronte alla morte, nella tenerezza dei suoi 15 anni, Carlo disse ai genitori: «Offro tutte le sofferenze che dovrò patire al Signore, per il Papa e per la Chiesa». Per Nicola Gori, postulatore della causa di beatificazione, «Carlo era un ragazzo pieno di vita, come tanti altri suoi coetanei. Un ragazzo che ha cercato però di vivere serenamente gli insegnamenti del Vangelo, e nonostante la sua età è riuscito a maturare un’esperienza di fede enorme e ha attirato nella sua ricerca di Dio anche una moltitudine di coetanei». La figura di Acutis è stata recentemente al centro di una mostra passata anche dal Ticino dal titolo «I Santi della porta accanto»: una esposizione a pannelli – come ha spiegato il curatore della mostra Gerolamo Fazzini in una intervista pubblicata sul nostro sito catt.ch il 12 ottobre – che narra le vite di «persone che riescono a testimoniare la bellezza del Vangelo là dove vivono, quindi senza strafare, ma con una trasparenza tale per cui si capisce che per loro essere santi non significa nient’altro che cercare la strada della felicità autentica. Essere santi non è privarsi di qualcosa, come se Dio chiedesse di mutilare una parte dell’umano, ma il suo contrario: ossia, consegnare tutto se stessi a Dio. E questo fa fiorire tutto l’umano che c’è in te». «Tutti nasciamo come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie », è una delle citazioni di Carlo divenute più celebri e che significa che i più trascorrono la vita non in modo originale ma da passive fotocopie. Questa frase sarà spunto per conoscere la figura di Carlo che sarà presentata durante la Veglia di Avvento dei giovani sabato 30 a Lugano.
Silvia Guggiari
https://youtu.be/Dc9YVxQc3X8