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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (19 dicembre 2024)
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  • Cerimonia di apertura delle Olimpiadi: il Comitato organizzativo si scusa. Critiche anche dal Ticino

    "Se qualcuno si è sentito offeso, ci scusiamo". Così l'organizzazione dei Giochi Olimpici di Parigi ha espresso le sue scuse sulla cerimonia di apertura andata in scena lo scorso 26 luglio e vista da milioni di spettatori, dopo le critiche, piovute a migliaia, ad uno dei quadri coreografici che si sono visti nel corso della performance. A colpire in negativo, è stata la parodia dell’Ultima Cena di Leonardo da Vinci in cui il Cristo viene sostituito da una donna obesa, mentre figure queer e trans (anche un bambino) raffigurano i suoi apostoli. Scuse a cui si aggiunge la spiegazione, rilasciata in un'intervista a BFM TV, di Thomas Jolly, l'ideatore della coreografia che avrebbe invece dichiarato di essere ispirato alla figura mitologica di Dioniso.

    Le reazioni

    Le scuse e le spiegazioni - per molti decisamente poco persuasive - giungono dopo le reazioni, a migliaia, formulate dai politici ai rappresentati delle Chiese ai singoli cittadini, nel segno di un generale malcontento.

    “La cerimonia di apertura proposta dal Comitato organizzativo dei Giochi Olimpici ha regalato al mondo intero meravigliosi momenti di bellezza, di gioia, ricchi di emozioni e universalmente apprezzati. Ma questa cerimonia purtroppo prevedeva anche scene di derisione e di scherno del cristianesimo, che deploriamo profondamente”. Così in una nota diffusa in queste ore la Conferenza episcopale francese, in cui al contempo i vescovi ringraziano “i membri di altre fedi religiose che ci hanno espresso la loro solidarietà”. E aggiungono: “Pensiamo a tutti i cristiani di tutti i continenti che sono rimasti feriti dall’eccesso e dalla provocazione di certe scene. Vogliamo che capiscano che la celebrazione olimpica va ben oltre i pregiudizi ideologici di alcuni artisti”.

    Da tre anni, in vista dei Giochi di Parigi, la Conferenza episcopale francese ha avviato il progetto Holy Games che sta coinvolgendo numerosi cattolici. La settimana scorsa si è celebrata la messa di apertura della tregua olimpica, alla presenza di numerose personalità religiose, politiche e sportive. “Crediamo che i valori e i principi espressi e diffusi dallo sport e dalle Olimpiadi – scrivono i vescovi – contribuiscano a questo bisogno di unità e di fraternità di cui il nostro mondo ha tanto bisogno, nel rispetto delle convinzioni di tutti, attorno allo sport che ci unisce e per poter promuovere la pace delle nazioni e dei cuori”. Lo sport è “una meravigliosa attività umana” e i giochi Olimpici sono “un movimento al servizio di questa realtà di unità e fraternità umana”.

    In risposta al messaggio dei vescovi francesi, giunge la solidarietà di altre Conferenze episcopali nel mondo. La Conferenza episcopale della Colombia (Cec), in una nota pervenuta al Sir “si unisce” alle altre Conferenze episcopali, alle Chiese particolari e alle religioni che hanno espresso sentimenti di indignazione per le “deplorevoli scene di scherno e derisione del cristianesimo” presentate il 26 luglio durante la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024. Di fronte a questi eventi, la Chiesa cattolica in Colombia è “solidale con la Chiesa cattolica in Francia e, in comunione con la Conferenza episcopale francese, ribadisce che le competizioni olimpiche devono essere uno spazio che favorisca l’unità e la fraternità nel mondo”.

    “Libertà, diversità e creatività non sono compatibili con l’insulto alle credenze degli altri, né con la loro presa in giro, in modi che non hanno nulla a che fare con le qualità dell’uomo”. A ricordarlo sono invece gli ordinari cattolici di Terra Santa che in un comunicato commentano a loro volta la cerimonia. “Il cristianesimo è stato il primo a preservare le libertà, proteggere la diversità e preservare la dignità e i diritti umani. Pertanto – si legge nella nota – non accettiamo l’insulto di alcuni gruppi, sapendo che ogni essere umano è a immagine e somiglianza di Dio ed è chiamato alla salvezza”.

    Critiche anche dal Ticino

    Le critiche sono giunte anche dal Ticino, la “parodia dell’Ultima cena di Leonardo” non ha infatti lasciato indifferente neanche Don Emanuele Di Marco, il quale ha voluto dire la sua attraverso un post su Facebook: “Mi fa male vedere che una manifestazione simile possa inneggiare all’inclusività offendendo molte persone. E non mi importa quante. Sarebbe stato sbagliato comunque, qualunque gesto avesse offeso anche una sola persona. La festa non è prendere in giro qualcosa di importante per qualcuno. È un gesto fatto per ferire. Per dividere”. Il prete luganese chiude il suo commento con un post scriptum piuttosto ironico e rassicurante: “Leonardo… sta’ tranquillo: il tuo affresco supera i secoli. Quella messinscena troverà poco tempo…”.

    agenzie/red

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