Consenso Cookie

Questo sito utilizza servizi di terze parti che richiedono il tuo consenso. Scopri di più

Vai al contenuto
Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (8 dicembre 2025)
  • COMMENTO

    La Parola di Dio nella vita della Chiesa e della società

    di Ernesto Borghi*

    Il 18 novembre 1965, veniva pubblicata la costituzione «Dei Verbum», uno dei documenti più complessi, discussi e essenziali del Concilio Vaticano II.

    Nella Chiesa cattolica la Bibbia è stata considerata per molti secoli un repertorio di affermazioni per sostenere affermazioni dottrinali ed ha costituito terreno importante essenzialmente per la vita di preghiera di presbiteri, religiose e religiosi.

    Un approccio culturalmente «serio» alla lettura biblica inizia a fare capolino, per i cattolici, nello scorcio finale del XIX secolo (cfr. enciclica « Providentissimus Deus» di Leone XIII - 1893), acquista una dignità scientifica rilevante durante la II guerra mondiale (cfr. enciclica «Divino afflante spiritu» di Pio XII - 1943) e trova la sua prima considerazione ragionevolmente articolata proprio nella costituzione «Dei Verbum». Ecco, qui di seguito, alcuni passi che rimangono davvero significativi: «La funzione d’interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è stata affidata al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Questo magistero però non è̀ al di sopra della parola di Dio, ma è̀ al suo servizio, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, nella misura in cui, per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola» (n. 10).

    «Poichè Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della sacra Scrittura, per venire a conoscere ciò̀ che egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi (= autori sacri) realmente hanno inteso indicare e che cosa a Dio è̀ piaciuto manifestare con le loro parole. Per scoprire l’intenzione degli autori, si deve tener conto tra l’altro anche dei generi letterari... Infatti per comprendere esattamente ciò che l’autore sacro ha voluto asserire nello scrivere, si deve fare molta attenzione sia a modi abituali e originari di intendere, di esprimersi e di raccontare in voga ai tempi dell’agiografo, sia a quelli che allora si usavano abitualmente nei rapporti umani» (n. 12).

    «Gli autori sacri misero per iscritto i quattro Vangeli scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già messe per iscritto, di altre raccogliendo una sintesi o spiegandole, tenendo presente la situazione delle Chiese conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferirci su Gesù cose vere e autentiche» (n. 19).

    Queste e altre affermazioni, proposte da moltissimo tempo in tanti ambienti protestanti, hanno costituito la base dello studio e dell’insegnamento della Bibbia nei decenni successivi. Insieme a due altri documenti fondamentali della Pontificia Commissione Biblica («L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa» [1993]; «Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana» [2001]) «Dei Verbum» resta un punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia avere un rapporto intelligente ed appassionato con i testi e i valori etici ed estetici della Bibbia, si tratti di un credente ebraico o cristiano o una persona di altre identità culturale.

    Perché? Semplice: fare cultura religiosa oggi è più che mai decisivo se si vuol capire la realtà in cui si vive e le Scritture bibliche sono uno dei terreni di riferimento essenziali per costruire un’interiorità personale e una convivenza civile realmente umane.

    * Coordinatore della Formazione Biblica nella Diocesi di Lugano

    News correlate