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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (8 dicembre 2025)
  • Concilio Vaticano II, apertura: 11.10.1962

    Concilio Vaticano II, 60 anni dopo. Quella «nuova Pentecoste» ancora in fase di attuazione

    di Katia Guerra

    L’8 dicembre si ricordano i 60 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, l’evento svoltosi fra il 1962 e il 1965, attraverso il quale la Chiesa ha rimesso al centro la realtà del popolo di Dio, si è aperta alla contemporaneità e, soprattutto, ha gettato le basi per un autentico dialogo ecumenico e interreligioso, nel rispetto delle altre religioni, ribadendo la centralità della Parola di Dio e per una riforma liturgica - a cui diede un grande contributo il vescovo ticinese Angelo Jelmini.

    L’eredità del Concilio Vaticano II è ancora oggi una grande opportunità affinché la Chiesa sia «non del mondo, ma accanto al mondo, perché Cristo possa far percepire che egli è il Salvatore di tutte le donne e di tutti gli uomini», sottolinea il prof. Ettore Malnati che alla FTL tiene un corso sul tema.

    Prof. Malnati, qual è l’attualità del Concilio?

    Il Concilio è stato veramente, come diceva Giovanni XXIII, la novella Pentecoste. Nel dopo Concilio abbiamo visto tante deviazioni, restrittive o di eccessiva larghezza.

    Paolo VI, in tutte le sue catechesi, ha cercato sempre di proporre una bussola, che non sempre è stata considerata. Però quello che conta è recuperarne profondamente lo spirito e realizzarlo nelle nostre comunità. Il Concilio ci ha fatto sentire la Chiesa come comunità. Ora la ministerialità deve passare dall’essere comunione ad una reale corresponsabilità: presbiteri, laici, consacrati, consacrate, persone che vogliono offrire il loro tempo pur nella loro «fragilità», per far comprendere che è nella Chiesa che si trova quell’attenzione amicale che proviene dal Vangelo. Il Concilio è stato una grande benedizione di Dio. Dobbiamo sottolineare questo aspetto importante e ricercare l’unità, che non significa uniformità, ma ritrovare quella pluralità che ci porta alla sinergia della bellezza di incontrare Cristo, portare Cristo e fare in modo che il suo messaggio doni a questo mondo in subbuglio quella serenità che permetta di riscoprire la fraternità, come diceva papa Francesco. La missione della Chiesa è duplice: annunciare il Vangelo e, come disse il Concilio, operare perché il mondo viva nell’unità e nella pace.

    Quali le vie di attuazione oggi?

    Continuare l’approfondimento ecumenico e fare ulteriori passi, in sinergia, verso una comunione teologica e magisteriale. Il Concilio ha aperto alla libertà religiosa, con un’attenzione al dialogo interreligioso. Non come un discorso irenico. Infatti, papa Leone non prega nella moschea, ma rispetta il luogo di culto di un’altra religione.

    Sulla scia del Concilio si ritorni ad essere Chiesa - come Popolo di Dio -, nella quale ci si ascolta reciprocamente alla luce della Parola. Chiesa che si edifica, dove, come disse il gesuita Henri de Lubac, ripreso da Paolo VI, «l’Eucaristia fa la Chiesa e la Chiesa fa l’Eucaristia», per essere nel mondo segni di speranza, come suggerisce la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes, nel cui prologo c’è la chiave di lettura del Concilio. Ogni sofferenza, angoscia, gioia e progetto dell’umanità non può essere estraneo alla Chiesa. La Chiesa che esce dal Concilio, la Chiesa del Vangelo è sorella dell’umanità, più che maestra, che mano nella mano porta gli essere umani ad essere maggiormente fratelli, gli uni verso gli altri.

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