di Chiara Gerosa
L’abbazia di Cluny si trova in Svizzera»: si potrebbe pensare ad un errore ma in realtà non è proprio così. Esiste infatti una rete legata all’abbazia di Cluny (situata in Francia, in Borgogna) che comprende più di 200 siti in 8 Paesi europei, tra cui la Svizzera.
Ne parliamo oggi per due ragioni: la prima è che alla fine di novembre dello scorso anno è stato istituito il Comitato politico per la candidatura della rete di Cluny a patrimonio mondiale dell’UNESCO. La Federazione europea dei siti cluniacensi ha avviato questo processo per la candidatura nel 2017. Nel 2021, tutti i siti sono stati invitati ad aderire al progetto di candidatura, coordinato da un team internazionale di esperti.
La seconda è che esiste una «via cluniacensis» proprio in Svizzera che vorremmo proporvi di percorrerla insieme. In una breve serie estiva, desideriamo darvi il contesto dentro cui questa via e questi siti cluniacensi si situano.
Cluny venne fondata nel 910 (o 909) da Guglielmo I, duca d’Aquitania e conte d’Alvernia. Divenuta il simbolo del rinnovamento monastico in Occidente, divenne rapidamente un focolaio di riforma della regola benedettina e un importante centro intellettuale nel Medioevo classico. Secolo dopo secolo, si è così creata una rete di scambi culturali e scientifici. A favorire l’ascesa di Cluny vi fu l’immediata soggezione alla Santa Sede, quindi la libertà rispetto ai sovrani e signori laici, e la successione, dal 954 fino alla metà del XII secolo di alcuni abati che assicurarono la stabilità delle strutture. La chiesa dell’abbazia venne ricostruita tre volte, l’ultima a partire dal 1088. Fino all’edificazione di San Pietro nel XVI secolo fu la chiesa più grande della cristianità.
Un’altra vera forza dell’abbazia furono i priorati: in effetti, molti monasteri europei, sia nuovi che precedenti, dalla Germania all’Italia, fino all’Inghilterra e alla Spagna si sottoposero all’abbazia centrale. I loro abati persero il titolo abbaziale assumendo quello di un semplice priorato, ma tale sottomissione permise a questi monasteri di entrare a far parte di una rete di protezione nei confronti dei poteri locali e di arte e culturale transnazionale. Negli anni sorsero altre reti di abbazie, come quelle di Hirsau, a cui fece riferimento ad esempio Einsiedeln (e questo lo testimonia ancora il suono delle campane), ma nulla eguagliò Cluny, che diede anche quattro papi alla Chiesa universale.
Cluny nacque e si sviluppò soprattutto per la liturgia. Liberati dai vincoli economici e politici, i monaci poterono dedicarsi alla preghiera e al culto. Moltissimi sono i lasciti cluniacensi, come l’introduzione delle feste di Ognissanti e la Commemorazione dei defunti (1-2 novembre), poi adottati da Roma e da tutta la Cristianità. La laus perennis, il ricordo perenne dei defunti assicurò la fonte di interesse da parte anche dei grandi sovrani dell’epoca. Cluny si impose quindi come centro di ri-cristianizzazione della vita sociale e politica, educando e proponendo pratiche come la Tregua di Dio (per limitare i conflitti armati e le loro conseguenza drammatiche), o collegando i giovani regni nati dalla Reconquista cristiana della Spagna musulmana al resto dell’Europa. La liturgia come fonte di rinascita spirituale divenne anche fonte d’ispirazione per l’arte romanica.
Oggi, 9 aprile, i fedeli ticinesi hanno vissuto momenti intensi: l’incontro con le suore custodi della memoria del cardinale Agustoni, la visita alle catacombe e la Messa celebrata a San Paolo fuori le Mura nella quale si è ricordato il diacono Bassi. La fotogallery.
La Santa Sede autorizza i vescovi svizzeri a conservare tutti gli archivi sugli abusi, superando le norme canoniche che prevedevano la distruzione dopo 10 anni. La decisione segue l’indagine del 2023 e mira a garantire trasparenza e giustizia.
Un’indagine rappresentativa lanciata dalla Chiesa cattolica di Zurigo sulla reputazione della Chiesa rivela una forte erosione dell’immagine presso la popolazione in generale, e anche tra i cattolici stessi. Ma il sondaggio contiene anche risultati sorprendenti e positivi.