di Silvia Guggiari
Il cuore dei ticinesi è grande e lo si sta vedendo bene in queste settimane nelle quali sono tante le porte che si sono aperte per ospitare le famiglie ucraine e ancora di più le persone che si stanno spendendo nei progetti di accoglienza. Abbiamo fatto un rapido giro per capire com’è la situazione anche nella comunità ecclesiale scoprendo che, da sud a nord, tante parrocchie hanno messo a disposizione i propri locali e le proprie forze per offrire un’accoglienza dignitosa a chi scappa dal conflitto.
L’ospitalità nel Mendrisiotto
All’istituto Sant’Angelo di Loverciano sono una quindicina le famiglie ucraine ospitate; in totale nel basso Mendrisiotto sono circa un centinaio le famiglie accolte nelle parrocchie, ma anche dal comune e dai privati, come ci conferma don Gian Pietro Ministrini, arciprete di Balerna. «In parrocchia sono tre gli appartamenti occupati, mentre il comune ha messo a disposizione sei appartamenti; a Castel San Pietro, oltre a Loverciano, anche la parrocchia ha messo a disposizione un appartamento, la stessa cosa ha fatto la parrocchia di Morbio Inferiore. Spesso per ogni appartamento sono ospitati due nuclei familiari costituiti per lo più dalla madre e da uno o più figli. Tutti loro potranno rimanere negli alloggi fino a quando ce ne sarà bisogno». Sono persone che provengono da varie zone dell’Ucraina e che sono arrivate in Ticino attraverso canali diversi: «Una buona parte di loro – continua don Ministrini – è arrivata da noi attraverso l’associazione “Ticino per la pace”, che nelle scorse settimane ha organizzato alcuni viaggi per accompagnare le persone dal confine ucraino al Ticino». Fin da subito, le comunità del Mendrisiotto hanno mostrato grande sensibilità, apertura e disponibilità nei confronti delle famiglie in arrivo: «La raccolta di mobili, vestiti e alimentari da donare alle famiglie ucraine ha avuto grande successo, tanto che abbiamo dovuto interromperla avendo ricevuto oltre quello che necessitavamo». A Balerna, il comune ha anche messo a disposizione una traduttrice, fondamentale per poter seguire i bambini a scuola dove sono stati accolti fin da subito; negli spazi dell’oratorio, inoltre, mamme e bambini sono liberi di trovarsi e di giocare insieme. «Per i ragazzi e gli adolescenti sembra invece essere più difficile», riflette don Ministrini. «Nei loro occhi si legge la tristezza per aver abbandonato la propria casa e gli amici, sono più diffidenti e sembra ancora difficile entrare in contatto con loro». Per ringraziare dell’accoglienza ricevuta, la domenica dopo Pasqua, all’Istituto di Loverciano, dopo aver partecipato alle funzioni religiose della Pasqua ortodossa celebrate in Ticino, «gli ucraini hanno organizzato un pranzo con i cibi tipici della loro tradizione. Erano ben in 150, tutti molto entusiasti dell’ospitalità ricevuta, ma tutti desiderosi di tornare presto nel loro Paese».
A Lugano i corsi di italiano
L’ospitalità ticinese non si ferma però alla sola disponibilità di alloggi: all’Oratorio di Lugano da ormai un mese e mezzo sono attivi i corsi di italiano rivolti agli ucraini. Responsabile della grande organizzazione è Lisa Corvi Schmid. Come ci racconta, la richiesta è stata fin da subito altissima: «A fine marzo si sono presentate un centinaio di persone ucraine provenienti da tutto il Ticino interessate ad imparare la lingua italiana, così nel giro di pochi giorni abbiamo contattato delle insegnanti volontarie e abbiamo attivato otto corsi bisettimanali la mattina o il primo pomeriggio, accogliendo 105 persone, principalmente donne, insieme a qualche uomo e qualche nonna. Dato che le richieste continuano ad arrivare, la settimana scorsa abbiamo attivato un ulteriore corso». Un servizio importante che dona ai profughi la possibilità di aggregazione, di relazionarsi con i loro connazionali e di aprirsi alla società che li sta ospitando: «Al termine della lezione c’è sempre un momento conviviale, durante il quale si beve un caffè e si scambiano due parole. Per loro è importante perché vengono ascoltati ed emergono anche difficoltà o problemi che da soli non riescono a risolvere». Oltre alle lezioni di italiano, la signora Lisa con i tanti volontari si è così attivata anche per supportare queste persone in altre questioni: «Ci siamo dunque impegnati per la scolarizzazione dei bambini: in tempi rapidissimi ne siamo riusciti ad introdurre nelle scuole del Cantone una trentina. Per alcune famiglie stiamo anche offrendo un aiuto a livello di spesa grazie all’associazione “Un cuore a tre ruote”, piuttosto che per svolgere le questioni burocratiche, o ancora per trovare alloggi più duraturi». Per il momento tutti i costi dei corsi, dai materiali, ai (tanti) caffè, al rimborso spese delle volontarie, vengono coperti dall’Oratorio di Lugano (Per donazioni: Oratorio di Lugano, CCP 69-679-3 o supporto.ucraina@oratoriolugano.ch).
Da Mariupol a Bellinzona
Il nostro giro tra la solidarietà ticinese termina a Bellinzona, dove, negli stabili della parrocchia, è da poco arrivata una famiglia di sei persone proveniente da Mariupol, formata dal papà, la mamma e dai quattro figli, come ci conferma il parroco don Maurizio Silini. «Tra i parrocchiani si è dimostrata fin da subito una bella solidarietà per arredare l’appartamento in collaborazione con Caritas, piuttosto che per l’approvvigionamento dei viveri e delle prime necessità».