Spesso nell’affrontare grandi figure come quelle dei martiri si
comincia per così dire dalla fine: se ne racconta, cioè, l’uccisione in
odio alla fede che li ha proiettati in cima alla scalata verso la
santità. Ma per comprendere davvero meglio l’estremo sacrificio di
sangue che hanno compiuto, si dovrebbe forse partire dall’inizio, da
dove la loro fede è maturata e cresciuta, dalla famiglia e dalla
vocazione che è appunto, per tutti noi cristiani, quella a essere Santi.
Emilio Moscoso, ad esempio, nasce in una famiglia molto
religiosa e molto numerosa: i figli sono ben 9 e oltre a lui quattro
sorelle seguiranno la chiamata del Signore e si consacreranno suore.La chiamata alla vita religiosa è chiamata alla vita
Ha una grande devozione, Emilio, per la Vergine Maria che prega con la recita del Rosario, e per Gesù che adora quotidianamente nel Santissimo Sacramento, ma ugualmente all’inizio invece di seguire la sua vocazione studia legge all’università. Entrerà poi nella Compagnia di Gesù a Cuenca, farà la prima professione di fede a vent’anni, studierà in Francia e diventerà, infine, sacerdote a 30. Viene inviato in Perù, poi perfino in Spagna per tornare, infine, nel suo Paese natale: dal 1889 è nel collegio di San Filippo a Riobamba, dapprima come insegnante e poi come rettore.