Quante persone più qualificate di me potrebbero raccontare qualcosa su Giorgio Zappa, sulle sue innumerevoli opere e iniziative. Mi permetto allora di condividere solo alcuni pensieri su una persona che, al di là del rapporto di amicizia che ci legava da tanto tempo, ha avuto un impatto non indifferente sulla mia visione della società e della politica. Ricordo quando ero ancora studente liceale che mi chiamò per scrivere un articolo su un inserto speciale del Popolo e Libertà: la mia prima esperienza sui media! Non nego il timore quando, nello studio di casa sua, lesse il testo e con espressione seria correggeva qua e là segnando con la matita. Per fortuna la moglie Margherita sapeva stemperare quell’atmosfera austera con il suo sorriso e la grande gentilezza, offrendomi da bere. Da lì in poi, soprattutto quando finito gli studi entrai nel mondo dell’insegnamento e della politica comunale, furono molteplici le occasioni di incontro e di scambio reciproco di impressioni e opinioni. Alla fine del 2016, però, mi scrisse una lettera, che conservo ancora gelosamente, invitandomi a far parte del comitato del «Centro culturale l’Incontro». In particolare, avrei dovuto occuparmi di riferire sulla stampa degli eventi organizzati dall’associazione. Ancora una volta, un compito non facile per una persona senza una formazione specifica al cospetto di un professore di letteratura… È in questo contesto che ho potuto scoprire quanto per Giorgio Zappa fosse centrale lavorare per la cultura politica, specialmente (ma non solo) nel campo dell’etica sociale cristiana. Un utile esercizio di confronto e approfondimento che non è possibile esercitare nell’attività politica corrente e che permette di far maturare quella che lui chiamava la «politica delle idee». Le conferenze e altre iniziative dovevano sempre offrire occasioni di formazione politica soprattutto per le nuove generazioni, nell’ottica di fornire i mezzi necessari per guidare la propria azione politica senza lasciarsi trascinare da comode semplificazioni. Fino all’ultimo, Giorgio ha continuato a portare il suo contributo, con tenacia, propositività, passione e spirito combattivo, nella convinzione che tutti ci dovremmo preoccupare di «lasciare questo mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato». Come hai fatto tu, Giorgio!
di Paolo Danielli
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