“Il Giorno della Memoria è l’opportunità per non dimenticare le atrocità commesse durante la Seconda guerra mondiale e la tragedia dell’Olocausto, dove milioni di uomini, donne e bambini furono deportati, perseguitati e uccisi. Questo momento di riflessione ci invita non solo a rendere omaggio alle vittime, ma anche a guardare al presente, dove le migrazioni forzate continuano a causare sofferenze indicibili e spesso silenziate”. È quanto scrivono, in occasione del Giorno della Memoria, i missionari Scalabriniani presenti in Europa e Africa evidenziando che oggi, come ieri, i migranti e i rifugiati sono “costretti a fuggire da guerre, persecuzioni e povertà”, e affrontano “innumerevoli pericoli” nel loro percorso verso “una terra migliore”.
La rotta del Mediterraneo – si legge in una nota diffusa oggi – è “testimone di tragedie quotidiane, con migliaia di morti che, quasi sempre, non trovano eco nei notiziari”. Gli scalabriniani ricordano che nel 2024 il bilancio delle vittime nel Mediterraneo ha toccato quota 2.279 dispersi (più dei 2.271 del 2023) e in un caso su cinque si tratta di minori: le acque che “un tempo univano popoli e culture ora sono diventate il luogo di morte per chi tenta di raggiungere un futuro migliore, ma finisce vittima della disumanità e dell’indifferenza. In Libia o in Tunisia, i migranti sono rinchiusi in condizioni disumane, subendo torture, traffico di esseri umani e violazioni dei diritti fondamentali”. La detenzione nei campi di prigionia nei cosiddetti “hub di detenzione” dei Paesi extra-Ue è diventata “una triste costante che rimanda alla brutalità che segnò i lager nazisti durante la Seconda guerra mondiale”.
E poi ancora la rotta balcanica, dove – scrivono gli scalabriniani – si “concentrano migliaia di rifugiati in fuga da conflitti nei Balcani, in Medio Oriente e in Africa, è “teatro di violenze, respingimenti e maltrattamenti. Migliaia di persone sono costrette a vivere in condizioni di estremo disagio, sperimentando la stessa deumanizzazione che tanti, negli anni del Secondo conflitto mondiale, hanno dovuto subire con le deportazioni nei campi di concentramento”.
Oggi, mentre “rendiamo omaggio alle vittime della Seconda guerra mondiale, non possiamo dimenticare le sofferenze che continuano a colpire le persone costrette a migrare. La memoria storica – concludono – ci impone di non voltare lo sguardo, ma di lottare affinché tragedie simili non si ripetano mai più. Le guerre, la discriminazione, e le persecuzioni che ancora oggi spingono milioni di persone a fuggire, devono essere riconosciute e affrontate con la stessa determinazione con cui affrontammo, negli anni successivi alla guerra, la lotta contro l’odio e l’intolleranza”.
Da qui l’impegno “per la protezione dei diritti umani e la creazione di politiche migratorie che rispettino la dignità e la sicurezza di ogni persona, affinché le sofferenze del passato non si ripetano. In memoria delle vittime della Shoah e di tutti i migranti, rifugiati e profughi di ieri e di oggi, dobbiamo essere vigili, solidali e pronti ad agire per costruire un mondo più giusto”.
Agensir
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