La guerra in Ucraina è un "terribile messaggio" per il cristianesimo, secondo il presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani, il cardinale svizzero Kurt Koch.
In Ucraina, "cristiani che combattono contro cristiani; e anche ortodossi che combattono contro ortodossi". Questo è un messaggio terribile per tutta la cristianità nel mondo", ha lamentato il cardinale svizzero in un'intervista a Domradio.de.
Oggi il dialogo con l'ortodossia è difficile. Per l'ex vescovo di Basilea, "questa è una tragedia particolare, perché il Patriarcato ortodosso russo aveva sempre detto che ci sentivamo obbligati a proteggere i cristiani, che dovevamo prendere posizione contro la persecuzione".
Si tratta soprattutto di recuperare il consenso che dobbiamo avere al servizio della pace, insiste il cardinale. "Come ha detto Papa Francesco, il Dio cristiano è un Dio di pace, non un Dio di guerra. E non posso, in nome di questo Dio, difendere e sostenere la guerra. Questa è una posizione non cristiana".
Interrogato sul dialogo con il patriarca Kirill di Mosca, l'arcivescovo Koch ha ricordato le parole di Papa Francesco che "non siamo il clero dello Stato, ma siamo i pastori del popolo e quindi non abbiamo altro messaggio che quello di porre fine a questa guerra".
Il presidente del Consiglio per l'unità dei cristiani chiede anche di discutere la questione delle relazioni tra Chiesa e Stato, che spesso viene lasciata in disparte. "Qui abbiamo una comprensione completamente diversa. In Occidente, abbiamo dovuto imparare, attraverso gli sviluppi, che la giusta relazione tra Chiesa e Stato è la separazione con la possibilità di partnership. Questa visione non è conosciuta in Oriente, nell'Ortodossia, dove si parla di "sinfonia" tra Chiesa e Stato". Questa visione è molto presente sullo sfondo della guerra in Ucraina, nota il cardinale. (cath.ch/domradio/mp - trad. kg/catt.ch)