“Siete modelli per i giovani di tutto il mondo”. Lo ha detto Papa Leone XIV accogliendo i partecipanti all’ultima tappa del Giro d’Italia, in Piazza dei Protomartiri Romani. “Tanto, veramente, si ama il Giro d’Italia e non soltanto in Italia. Il ciclismo è tanto importante, come lo sport in generale”, ha proseguito. Salutando calorosamente i corridori, il Pontefice ha espresso gratitudine per il loro esempio e ha augurato a tutti una giornata “bellissima”. “Spero che, come avete imparato a curare il corpo, anche lo spirito sia sempre benedetto”, ha detto, invitando a prendersi cura “di tutto l’essere umano: corpo, mente, cuore e spirito”.
Le voci dei ciclisti
Simon Yates, la Maglia Rosa, che ha conquistato il Giro d'Italia sul Colle delle Finestre, dove 7 anni fa aveva perso la corsa, da favorito. Il passaggio attraverso la Città del Vaticano rappresenta qualcosa di unico. “Sento che c’è una connessione tra la religione, la fede e l'Italia. Credo che tutto questo unisca le persone”. Per lui, è proprio questa capacità dello sport di creare legami profondi e universali il cuore di tutto e ha definito un “momento speciale attraversare quei luoghi con questa maglia addosso”.
Pellizzari, la doppia valenza della corsa
Per il giovane ciclista Giulio Pellizzari, il passaggio in Vaticano rappresenta molto più di un traguardo sportivo. “È una cosa che non si vede tutti i giorni”, dice. L’idea stessa di poter vedere il Papa durante una corsa è, per lui, qualcosa di raro e profondamente emozionante. Ma non si tratta solo di un evento suggestivo dal punto di vista simbolico: “Porto la croce al collo, sono religioso, quindi ha una doppia valenza per me”, confessa.
Carapaz, il talento come dono di Dio
Per Richard Carapaz, terzo in questo giro, il finale del Giro d’Italia nella splendida cornice di Roma ha rappresentato un’emozione unica. “È la mia prima volta qui, ed è davvero un bel sentimento”, racconta il campione olimpico e vincitore del Giro 2019. Pur avendo vissuto altre conclusioni di questa corsa, questa edizione — impreziosita dal passaggio in Vaticano — ha avuto un significato speciale anche dal punto di vista spirituale. “Mi preparo anche attraverso la fede per arrivare fino a qui”, afferma. “Sono un credente, forse non quanto vorrei, ma ho le mie convinzioni”. Carapaz riconosce che la fede lo ha sostenuto nei momenti più duri della carriera: “Credo che Dio mi abbia dato un dono, e io cerco sempre di fare del mio meglio. Tutta la gloria va a Lui. Quello che faccio, lo faccio da strumento nelle sue mani”.
Bernal e Caruso
Egan Bernal, colombiano, settimo in classifica. Quando vinse il Giro e il Tour, strinse la mano a Papa Francesco, ma poi ha vissuto il buio: un incidente tremendo, il corpo spezzato, la bicicletta che sembrava un ricordo. Ma è tornato. E ogni pedalata sua oggi è preghiera, ogni salita un atto di fede. "Se non fosse per Dio, non sarei qui", afferma con convinzione, ricordando il grave incidente che ha rischiato di porre fine alla sua carriera – o persino alla sua vita. Per lui, la possibilità stessa di partecipare a questa competizione rappresenta un dono divino, un miracolo per cui è grato ogni giorno. La sua preparazione spirituale affonda le radici nell’infanzia, grazie all’educazione ricevuta dai genitori, ma è stata rafforzata proprio in seguito all’incidente, che ha segnato un "prima e dopo" nella sua vita. Nei momenti più duri delle tappe, quando il dolore fisico sembra insostenibile, Bernal trova forza nella fede, ringraziando Dio perfino per la sofferenza, perché "almeno posso sentire qualcosa", dice. "Potevo essere morto o paralizzato, e invece sono qui". In occasione dell’ultima tappa entro le mura vaticane, il ciclista confessa la propria emozione all’idea di essere vicino al Papa.
Per Damiano Caruso, ciclista italiano e veterano del Giro d’Italia, l’ultima tappa di questa edizione ha avuto un significato speciale. Non solo perché si conclude in un luogo unico al mondo ma per il profondo intreccio tra sport, fede e bellezza che questa giornata rappresenta. Percorrere in bici le strade dentro le mura vaticane, con la presenza del nuovo Papa diventa per lui un momento carico di significato spirituale. “È un messaggio molto positivo”, aggiunge, “perché anche il Papa ha mostrato grande apertura verso il mondo dello sport, incontrando spesso atleti di ogni disciplina. Questo è bello, perché lo sport è vita, e ci sono molte connessioni tra lo sport e la spiritualità.” Un’esperienza intensa, che conferma come il ciclismo, a volte, possa diventare un vero e proprio pellegrinaggio interiore.
fonte: vaticannews/agenziasir/red