In Svizzera, l'aiuto al suicidio non sarà meglio regolamentato. L’11 settembre 2025 – con 22 voti contro 16 e 7 astenuti – il Consiglio degli Stati ha respinto una mozione in tal senso. I «senatori» hanno tuttavia approvato – 24 voti a 17 e 3 astenuti – un altro atto parlamentare volto a istituire un monitoraggio.
La mozione, presentata dalla Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati, chiedeva al Consiglio federale di elaborare una normativa quadro in materia di assistenza al suicidio. Tale normativa doveva stabilire le condizioni che una persona desiderosa di morire doveva soddisfare per poter essere aiutata e accompagnata nel suicidio. Si trattava inoltre di definire la procedura da seguire per accertare in modo inequivocabile il desiderio di morire della persona interessata. Infine, un meccanismo di sorveglianza doveva garantire il rispetto degli obblighi legali di diligenza.
Una pratica liberale non regolamentata
Di fatto, la Svizzera dispone di un modello liberale in materia di assistenza al suicidio. Solo l'articolo 115 del codice penale vieta l'assistenza al suicidio se fornita per motivi egoistici. Ma a parte questo articolo, non esistono altre norme giuridiche in materia. Le direttive dell'Accademia Svizzera delle Scienze Mediche (ASSM) non hanno forza giuridica vincolante.
«Non si tratta di rendere più difficile l'accesso al suicidio assistito né di inasprire le condizioni in materia», ha spiegato Heidi Z'graggen (Il Centro/UR) a nome della commissione. «Ma è opportuno chiarire la situazione giuridica e difendere i diritti e gli interessi di tutte le parti coinvolte». Alla fine, la sua richiesta non è stata accolta.
Una competenza cantonale
Il Consiglio federale, seguito dalla maggioranza dei consiglieri agli Stati, riconosce che l'aiuto al suicidio è un tema delicato dal punto di vista etico e sociale, che deve essere trattato con la necessaria attenzione. Tuttavia, ritiene che l'attuale quadro giuridico sia sufficientemente chiaro e che non sia necessario legiferare ulteriormente.
Il Consiglio federale ha inoltre rinviato la questione ai Cantoni incaricati di vigilare sugli obblighi professionali del personale sanitario, tenendo conto delle direttive dell'ASSM. Ha ricordato che chi le viola è passibile di sanzioni che possono arrivare fino al divieto definitivo di esercitare la professione.
I Cantoni di Ginevra, Vaud, Neuchâtel e Vallese hanno emanato leggi che regolano in particolare l'accesso al suicidio assistito nelle istituzioni pubbliche. Queste leggi disciplinano le condizioni materiali, le procedure e gli obblighi di diligenza in conformità con le direttive dell'ASSM. Nel Cantone di Zurigo, le case di cura e le case di riposo pubbliche, ma non, ad esempio, gli ospedali, gli istituti psichiatrici o le carceri, sono tenute a tollerare il suicidio assistito. Molti altri Cantoni rinunciano consapevolmente a stabilire regole proprie e si basano sulle disposizioni generali.
Conoscere meglio la realtà
La seconda mozione approvata dal Consiglio degli Stati chiede l'istituzione di un monitoraggio del suicidio assistito in Svizzera. La statistica dovrà registrare sia il numero di suicidi assistiti che le circostanze di questi decessi. Il Consiglio nazionale dovrà ancora pronunciarsi su questo testo.
La statistica richiesta comprenderà in particolare l'età, il sesso e il domicilio (in Svizzera o all'estero) della persona deceduta. Sarà inoltre necessario raccogliere i dati relativi all'organizzazione che ha aiutato la persona a morire e alle circostanze precise del suicidio assistito, ad esempio i mezzi utilizzati e il luogo.
In Svizzera, il numero di suicidi assistiti è in aumento da anni. Molte persone si recano dall'estero per ricorrere all'assistenza al suicidio nel nostro Paese. Si nota inoltre che le donne ricorrono a questa pratica molto più spesso degli uomini. Questa situazione rischia di squilibrare il modello svizzero, che è moderato. La Confederazione ha bisogno di una banca dati affidabile per garantire di poter reagire a eventuali evoluzioni problematiche in materia, ha sostenuto la commissione che ha ottenuto ragione su questo tema. Il Consiglio federale ha invocato l'aumento del carico di lavoro dell'amministrazione per la raccolta di questi dati, ma non è stato seguito.
(cath.ch/com/mp/traduzioneeadattamentoredazionecatt)
Ricordiamo che riguardo al tema del suicidio assistito la Chiesa cattolica in Svizzera nel 2016 aveva pubblicato mediante la Commissione Giustizia e Pace un opuscolo dove sottolineava che si dovrebbe insistere sulle cure palliative e dava alcune indicazioni pastorali attorno al tema. Qui lo si ritrova.