Cresce il numero delle firme e delle adesioni alla rete internazionale “Preti contro il genocidio”, l’iniziativa nata in Italia da una lettera-appello tra sacerdoti e religiosi e che in poche settimane si è trasformata in un movimento capace di mobilitare oltre mille presbiteri provenienti da più di venti Paesi e varie comunità religiose. Ma non si può trascurare il dibattito sul nome scelto.
Una realtà nata dal basso
Non un atto ufficiale, ma una realtà nata dal basso, perché – come hanno scritto i firmatari in un appello che circola nel web, con alla testa il monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di “Pax Christi” Italia – «non possiamo restare in silenzio davanti alla cancellazione di un popolo». L’uso della parola “genocidio”, consapevolmente scelto, ha suscitato dibattiti e polemiche, ma per i promotori non esistono più alternative:
«A Gaza – affermano – assistiamo a un progetto di distruzione sistematica. Non è difesa, non è rappresaglia: è annientamento». Questa quindi è la loro posizione.
Non tutti nella Chiesa condividono l’espressione scelta
Il peso della scelta linguistica rimane il nodo centrale. Non tutti, anche dentro la Chiesa, condividono l’uso della parola genocidio, che porta con sé implicazioni giuridiche e politiche. La Santa Sede mantiene prudenza e finora non ha fatto propria questa definizione.
“Non è contro qualcuno, è a favore della vita”, sostiene un aderente molto noto, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli. Per questo, accanto alla denuncia, l’appello della rete contiene anche richieste concrete: il rispetto del diritto internazionale, l’applicazione delle risoluzioni ONU, la sospensione delle forniture di armi a chi commette crimini contro i civili. Una posizione che chiama direttamente in causa i governi occidentali.
Don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele, aderente alla rete, ha osservato in una intervista al Fattoquotidiano.it: “Sulla situazione a Gaza ci sono stati gravi ritardi: le istituzioni nazionali e internazionali iniziano adesso a esprimersi, fra mille contraddizioni. Ma non possiamo rassegnarci. C’è una tendenza all’assuefazione, alla normalizzazione delle sofferenze altrui. Vediamo grandi ondate di emotività di fronte alle singole storie di bambini uccisi o intere famiglie cancellate. Ma è spesso qualcosa di effimero. Le emozioni non fanno la differenza, se non si trasformano in sentimenti che durano e graffiano la coscienza con le domande più scomode. Non basta commuoversi ma bisogna muoversi, farsi sentire, portare aiuto”.
Gli aderenti illustri
Gli aderenti illustri sono il cardinale di Rabat, Cristobal Lopez Romero, all'ex vicario apostolico dell'Anatolia, mons. Paolo Bizzeti. Nell'elenco dei vescovi che sostengono la rete ci sono anche il vescovo emerito di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, e l'ex vescovo di Caserta Raffaele Nogaro. Nell'elenco dei presbiteri che hanno firmato la petizione figurano don Luigi Ciotti, Alex Zanotelli e don Nandino Capovilla (Pax Christi), di recente cacciato da Israele dove era andato con una delegazione di Pax Christi Italia.
La posizione del Papa e il commento di Parolin all’iniziativa
Ricordiamo a tal proposito che nel recente libro intervista pubblicato da un media peruviano papa Leone - che ogni giorno lancia appelli a favore della popolazione stremata di Gaza - non ha usato la parola “genocidio” mostrandosi prudente.
Una prudenza che don Ciotti ha compreso: “Immagino che la cautela del Papa sia dettata dal bisogno di una conferma giuridica precisa a proposito del termine “genocidio”. Comprendo anche il suo desiderio di abbracciare tante sensibilità dentro e fuori la Chiesa”, ha dichiarato Ciotti nell’intervista al fattoquotidiano.it.
Qualche giorno fa - come ricorda l’agenzia Ansa - anche il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, aveva detto riferendosi proprio a questa rete di sacerdoti:
"Loro evidentemente avranno trovato questi elementi per usare questa definizione, noi per il momento questo non lo abbiamo fatto, bisogna studiare".
L’iniziativa e la difficoltà nei motori di ricerca
Proprio mentre le firme continuavano a crescere, oltre mille in meno di un mese, la rete ha dovuto fare i conti con la vulnerabilità delle piattaforme digitali, che in un attimo possono bloccare la circolazione di un’iniziativa di questo tipo, a causa anche degli algoritmi selettivi nei confronti - non da ultimo - del termine scelto dagli aderenti.
La Veglia di preghiera a Roma
Il 22 settembre una rappresentanza della rete ha indetto una veglia di preghiera nella Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale, nel cuore di Roma, nella giornata in cui si sono svolte in tutta Italia manifestazioni per Gaza, alcune delle quali purtroppo degenerate. Un momento di preghiera e testimonianza voluto alla vigilia della fase conclusiva dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in un tempo cruciale per il Medio Oriente.
fonte: agenzie/red