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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (17 novembre 2025)
  • Gaza, rifugiati

    Gaza: forti piogge e tende allagate. Romanelli: la gente pensa per ora solo a sopravvivere

    Si sentono i bombardamenti, esplosioni e colpi di arma da fuoco qui a poche decine di metri dalla parrocchia dove passa la cosiddetta ‘linea gialla’ stabilita dal cessate il fuoco del 10 ottobre scorso. Ci sono momenti in cui sentiamo la terra tremare. La pioggia di questi giorni ha peggiorato ancora di più le condizioni dei gazawi e anche il freddo sta facendo sentire la sua morsa”.

    Da Gaza a parlare al Sir è padre Gabriel Romanelli, parroco latino della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia cattolica della Striscia di Gaza, all’interno della quale hanno trovato rifugio circa 400 rifugiati cristiani. Le immagini che arrivano da Gaza mostrano la disperazione dei gazawi davanti a tende allagate, materassi, coperte e vestiti inzuppati. Secondo l’Ocha, l’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, lo scorso 14 novembre, oltre 13.000 famiglie sono state colpite dalla pioggia a Gaza. Centinaia di tende e rifugi di fortuna in tutta la Striscia sono stati allagati, lasciando le famiglie esposte a condizioni meteorologiche avverse, perdita di beni e maggiori rischi per la salute e la protezione, in particolare per le persone con disabilità, gli anziani e altri gruppi vulnerabili. Sempre l’Ocha ha riferito che sono state distribuite circa 1.000 tende alle famiglie di Deir al-Balah e Khan Yunis, circa 7.000 coperte sono state consegnate a oltre 1.800 famiglie. Distribuiti anche circa 15.000 teloni a più di 3.700 famiglie e indumenti invernali a più di 500 nuclei familiari.

    Al riparo tra le macerie

    “In parrocchia – dice il parroco – riusciamo ancora a fronteggiare il maltempo, non abbiamo vetri alle finestre ma è poca cosa rispetto alla stragrande maggioranza della popolazione che si trova a vivere al freddo e sotto la pioggia, dentro tende di fortuna. Chiamarle tende è esagerato. Sono, in realtà, dei teloni tirati in qualche modo, senza un pavimento, completamente esposti al vento e alla pioggia”. A confermare le parole del parroco sono i dati riportati da alcuni media israeliani che classificano come “non idonee” circa 125mila delle 135mila tende a disposizione della popolazione, perché danneggiate dalle forti piogge e dai bombardamenti israeliani. Secondo il Centro satellitare delle Nazioni Unite, circa l’81% di tutte le strutture di Gaza è danneggiato: “Molti edifici rischiano il crollo, soprattutto a causa dell’imminente arrivo delle piogge invernali che aumentano il rischio di ulteriori danni a strutture già instabili”. “Ci sono – conferma padre Romanelli – tantissimi gazawi che hanno trovato rifugio tra le macerie, dentro quello che rimane degli edifici bombardati.

    Sono giorni difficili e siamo solo all’inizio della stagione invernale.

    Servirebbero delle ruspe per liberare le strade dalle macerie e dalla spazzatura, e per ripristinare le linee elettriche e fognarie. A rischio è la sopravvivenza delle persone, specie quelle più vulnerabili”.

    Priorità: sopravvivere

    “Nessuno qui pensa alla ricostruzione, alla seconda fase, alla terza e chissà a che altro, previste dal piano di Trump. La priorità, adesso – ribadisce padre Romanelli – è sopravvivere al maltempo e al freddo. Mancano elettricità, carburante, medicine, per cucinare si brucia di tutto, legna, mobili, sedie, tavolini, plastica e anche spazzatura. Il cibo si trova con più facilità adesso, e lo si vede dai prezzi che si sono abbassati. Purtroppo, la gente non ha contanti per pagare. È stata aperta anche una banca ma non dà denaro contante. Così cresce il senso di abbandono tra la popolazione oramai sempre più esausta”.

    Parrocchia focolare

    “Ieri la Chiesa ha celebrato la Giornata mondiale dei poveri – ricorda il parroco – e il nostro pensiero è andato a tutti i poveri che sono nel mondo, quelli che vivono in terre di conflitto, chi è stato abbandonato, chi è rimasto solo perché non ha più nessuno.

    Allora ciò che, come parrocchia, facciamo qui a Gaza è cercare di essere un ‘focolare’ dove chi ha bisogno può trovare aiuto e calore, calore non solo materiale ma anche morale”.

    Quel calore che il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, non sta facendo mancare alla piccola parrocchia di Gaza. “Speriamo possa tornare a trovarci prima del Natale, come tradizione vuole, – afferma padre Romanelli –. La sua presenza qui è per noi una grande benedizione. Ringraziamo poi Papa Leone XIV per i suoi continui messaggi di affetto e vicinanza”.

    fonte: sir

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