di Laura Quadri
Può la speranza avere il colore di un campo di grano maturo o del verde vivido del filo d’erba? Può essere udita nel canto degli uccelli o intravista in una coccinella? Rinaldo Invernizzi, che si dedica a tempo pieno all’arte da ormai 15 anni, ne è convinto. I suoi quadri hanno le sembianze della natura, vista come segno di Dio. E sono frutto di un cammino di conversione iniziato ormai tempo fa, ad Assisi, e poi proseguito, dopo una laurea in economia, con gli studi di arte sacra all’Accademia di Belle Arti di Milano.
La passione per l’arte, ci racconta infatti l’artista, «mi accompagna fin da ragazzino, tuttavia ci ho messo del tempo per riconoscerla. Il mio percorso inizia – o meglio ricomincia – a 28 anni, quando, convertendomi, riscopro il messaggio francescano di amore per la natura. Come scrive il salmista – “I Cieli narrano la gloria di Dio” – è la prima vera opera che siamo chiamati ad ammirare. Ed è un cammino che per me prosegue, sia come artista che come uomo di fede. Un anno fa mi è stato infatti proposto dal parroco di Castagnola, don Adam Kowalik, se mi andasse di iniziare il cammino del diaconato permanente, per me un nuovo, fondamentale momento di svolta. Ho accettato con grande gioia».
Oggi e fino al 31 dicembre, il frutto di questo lavoro e di questa riflessione è esposto proprio a Castagnola, presso il piccolo spazio espositivo dell’associazione presieduta da don Adam «Svizzera-Sud Sudan», in piazza San Giorgio.
Un titolo, emblematico, riassume la mostra: «Speranza». «La speranza è una costante, un filo conduttore di tutta la mia ricerca artistica, come virtù attualmente un po’ negletta. In ogni mostra mi piace sperimentare qualcosa di nuovo, nuovi colori, nuove tecniche. Ma è sempre un modo per ricordare il valore e la necessità di sperare», racconta Invernizzi. La mostra riprende una precedente esposizione in Valsolda: «In quell’occasione ero stato invitato dal Direttore del Museo Casa Pagani, Giorgio Mollisi. Tra i visitatori ho ritrovato don Adam, che mi ha subito proposto di portare la mostra anche in Ticino. È un’iniziativa a cui mi fa molto piacere partecipare. Le donazioni che i visitatori vorranno lasciare andranno proprio all’associazione Svizzera- Sud Sudan».
Dopo un’altra recente mostra presso la Cappella Portinari di Milano, simbolo del rinascimento fiorentino a Milano nonché luogo di fede illustrante i miracoli e il martirio di San Pietro Martire, tra poco più di un mese Invernizzi esporrà in Austria, a Salisburgo, presso il Centro culturale di St. Virgil, appartenente alla locale diocesi: «Si tratta di un ambiente molto attento all’arte e al dialogo interreligioso. Ogni anno invitano due artisti. Esporrò alcune mie opere paesaggistiche, dai colori scuri, ma attraversate, anche qui, da piccole luci di speranza». Infine, il suo pensiero conclusivo torna al rapporto essenziale tra fede e arte: «Credo profondamente che la fede possa essere arricchita dalle arti visive, linguaggio universale, così come è stato in tutta la storia del cristianesimo. Per me si tratta di cercare sempre nuovi orizzonti, di interpretare le cose secondo una sensibilità moderna. Una passione, più che un lavoro, che è davvero una grande gioia. Come diceva anche Alexel Jawlensky, grande artista russo del secolo scorso, “dipingo per Dio”. Che ci sia o meno pubblico per le mie opere, riconosco che la cosa più importante è questa».
Il commento al Vangelo secondo la liturgia romana, in questa questa domenica di Avvento, è a cura di Dante Balbo; quello per la liturgia ambrosiana di don Giuseppe Grampa.
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