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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (21 novembre 2025)
  • Urs Brosi, segretario generale della RKZ

    La RKZ vuole separare vita privata e mandato ecclesiale

    Le persone che si trovano in una situazione di vita cosiddetta “irregolare” secondo il diritto della Chiesa possono ricevere un mandato episcopale per lavorare nella Chiesa? Per i vescovi svizzeri, questa questione deve essere trattata essenzialmente caso per caso, come è stato pubblicato in un recente documento della CVS (vedi sotto). La Conferenza centrale cattolica romana (RKZ) propone invece, un approccio globale e diverso.

    Per la Conferenza centrale cattolica romana (RKZ), il documento dei vescovi svizzeri sul legame tra stile di vita degli operatori pastorali e il mandato episcopale loro affidato “non raggiunge ancora il suo obiettivo” (n.d.r.: Va precisato che molti dipendenti della Chiesa, in particolare nei settori amministrativo, finanziario, tecnico, educativo, materiale ecc., non beneficiano di una missione canonica e non sono quindi soggetti a tali prescrizioni).

    Piuttosto che trattare caso per caso per gli operatori pastorali che vivono in una situazione “irregolare” secondo il diritto della Chiesa, la RKZ chiede una decisione di principio generale, con una reale incidenza giuridica in materia di diritto al lavoro.

    Il diritto del lavoro

    Secondo la RKZ, la vita privata degli operatori pastorali nella Chiesa in Svizzera non dovrebbe più avere incidenza dal punto di vista del diritto del lavoro. È quanto aveva già chiesto due anni fa l’organizzazione mantello delle Chiese cantonali. La vita di coppia non dovrebbe avere alcuna incidenza né sull’assunzione né sul licenziamento delle persone.

    Con il documento presentato dalla Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) il 17 novembre 2025 (vedi sotto), tale obiettivo “non è ancora raggiunto”, deplora la RKZ. “Questa questione dello stile di vita è per noi un tema importante, perché riguarda molti operatori pastorali”, ha dichiarato a kath.ch Urs Brosi, segretario generale della RKZ. Per questa ragione la RKZ vuole proseguire la discussione.

    I vescovi avrebbero potuto decidere diversamente

    La RKZ si riferisce in particolare alle norme della Conferenza episcopale tedesca del 2022. Queste stabiliscono che lo stile di vita non deve essere preso in considerazione né per l’assunzione né per il licenziamento. “Il diritto canonico offre un margine di manovra giuridico”, spiega Urs Brosi. Per questo la Conferenza episcopale tedesca non ha ricevuto alcuna critica da parte del Vaticano. Il segretario della RKZ è convinto che anche i vescovi svizzeri avrebbero potuto approfittarne.

    Il legame tra vita privata e mandato episcopale (missione canonica) riguarda i collaboratori e le collaboratrici che vivono in relazioni cosiddette “irregolari”. Si tratta, per esempio, di persone che vivono in una relazione eterosessuale o omosessuale al di fuori del matrimonio, di persone sposate solo civilmente o di divorziati risposati. Secondo le aspettative dei vescovi, queste persone dovrebbero avvicinarsi agli ideali della vita cristiana. Per tutti coloro che non sono sposati in Chiesa, ciò significa, secondo la dottrina cattolica, dover vivere in castità e astinenza, ricorda la RKZ nel suo comunicato.

    Prudenza dei vescovi

    È vero che i vescovi svizzeri si esprimono con prudenza e riserbo su queste situazioni. Ma ricordano che “l’organizzazione delle relazioni” e un “approccio responsabile alla sessualità” restano criteri per il servizio nella Chiesa. “Gli operatori pastorali la cui situazione personale si discosta dalle direttive della Chiesa sanno che questo può avere conseguenze sulla loro missione.” Ma per la RKZ, la rinuncia a stabilire un catalogo di regole e criteri per questa valutazione è un errore.

    Esplorare le possibilità giuridiche

    La RKZ indica di voler sostenere la propria richiesta attraverso un dialogo diretto con i vescovi e sostenendo le collettività ecclesiastiche cantonali che esplorano possibilità giuridiche. Se non si troverà una soluzione consensuale, la situazione potrebbe degenerare in un conflitto e pesare sul sistema ecclesiastico duale vigente in Svizzera, stima Urs Brosi.

    Un caso nella diocesi di Sion... e in Vaticano

    Tra i casi che regolarmente fanno notizia riguardo agli stili di vita degli operatori pastorali, uno ha riguardato nel 2018 la diocesi di Sion. Una giovane donna di 27 anni dovette lasciare il suo impiego di operatrice pastorale laica a causa della sua relazione con un uomo in fase di divorzio, riportava allora Le Nouvelliste.
    Convocata più volte in episcopio per parlare della sua situazione personale, alla fine, le viene chiesto di “scegliere” entro sei mesi. Poiché rifiuta di lasciare il proprio compagno, il vescovo le comunica il licenziamento.
    “Qualcuno che è ufficialmente mandato dal vescovo per collaborare all’annuncio del Vangelo si impegna a fare ciò che la Chiesa propone. Se non è così, l’‘incoerenza’ dei comportamenti scandalizzerà la comunità e crea un problema. È anche per evitare questo shock che siamo stati portati a prendere questa decisione”, spiegava allora il vescovo di Sion, mons. Lovey.

    Il legame è però stato mantenuto tra la diocesi e questa persona. È stata reintegrata cinque anni più tardi. Mons. Lovey le ha restituito un mandato, proprio in nome del discernimento “caso per caso” e constatando che la situazione di scandalo che prevaleva nel 2017 non era più attuale. Attualmente lavora ancora in ambito pastorale.

    Anche la banca del Vaticano (IOR) ha conosciuto una situazione simile: due suoi dipendenti, reduci dal riconoscimento della nullità dei loro primi matrimoni, avevano deciso di risposarsi. Ma gli statuti della banca vietano di impiegare due coniugi. Dopo un ricorso, il tribunale ha dato loro ragione e la vicenda si è conclusa con un lieto fine. MP/traduzione e adattamentoredazionecatt

    Vita privata e mandato professionale

    La questione del legame fra vita privata e mandato professionale non riguarda solo le Chiese. Due casi recenti hanno attirato l’attenzione dei media.

    Il primo: A settembre 2025 Laurent Freixe, direttore generale di Nestlé, è stato licenziato con effetto immediato per una “relazione amorosa non dichiarata con una subordinata diretta”. La decisione è stata presa dopo un’indagine interna che ha rivelato una violazione del codice di condotta professionale dell’azienda. Questa relazione, pur consensuale, violava le regole interne di Nestlé.

    Il secondo: In coppia con una dirigente della Direzione generale della Banca cantonale di Friburgo, il direttore delle operazioni della Banca dovrà lasciare il suo posto a fine novembre 2025, dopo 25 anni di servizio. “Alcuni giudicheranno che non abbiamo agito abbastanza rapidamente. Abbiamo seguito i nostri valori”, ha dichiarato su La Liberté, Alex Geissbühler, presidente del Consiglio di amministrazione della BCF. MP/traduzione e adattamentoredazionecatt

    Maurice Page/traduzione e adattamentoredazionecatt

    Leggi qui: l’articolo di catt.ch che presenta il documento dei vescovi svizzeri sul tema

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