di Laura Quadri
Un lungo periodo storico che vede intrecciarsi volti, vicissitudini e vissuti famigliari, ricostruito grazie a molteplice materiale archivistico: dalle carte di famiglia fino agli archivi parrocchiali più remoti. Sono queste solo alcune delle testimonianze a cui ha attinto il locarnese Lorenzo Planzi, ricercatore e docente di Storia della Chiesa presso l’Università di Friborgo, per raccontare la storia dell’emigrazione ticinese a Parigi nei secoli scorsi e che ora, al termine delle sue ricerche, consegna al denso volume «Ticinesi a Parigi. Una saga emigratoria, crocevia tra le culture (1800-1945)» (Dadò Editore). Presto presentata, il 29 febbraio alle 20 a Muralto, in occasione del «FestivaLLibro», la pubblicazione nasce da una curiosità anzitutto personale: «Sentivo raccontare da mio papà la storia dei famigliari emigrati a Parigi, assieme ai racconti della sorella della nonna, Marguerite Baggi, nata a Parigi nel 1918 da una famiglia emigrata dalla Valle di Blenio. In questi racconti ho scorto le tracce di una storia che attendeva ancora di essere scritta».
Storie di vita e destini diversi
A metà dell’Ottocento, racconta Planzi, i ticinesi a Parigi erano circa 3'000. Una parrocchia particolarmente popolosa, rileva lo studio, era quella di Notre-Dame de Clignancourt, in un quartiere molto povero. «Negli ultimi decenni del 19esimo secolo era riuscita a registrare 1'000 battesimi, di cui almeno due o tre ogni anno di ticinesi». Ma nei registri parrocchiali non si rintracciano solo cifre statistiche: «Possiamo ricostruire storie avventurose come quella di Alphonse Codaghengo, che, nato a Parigi nel 1882, prosegue gli studi accademici a Friborgo, diventando dapprima prete diocesano e poi oratoriano e che alla fine del suo percorso ritroviamo come promotore di alcune cause di beatificazione a Roma. Così come è curiosa la vicenda di don Giacomo Valchera, a Parigi venditore di castagne, che rientrato in Ticino sceglierà la via del sacerdozio». La religiosità era un elemento di coesione: «Per il 1. Agosto, anche durante le due guerre, i ticinesi continueranno a ricordare la festa con una S. Messa nella chiesa di Saint-Louis des Invalides, i riformati con un culto all’Oratoire du Louvre. Celebrati rigorosamente da sacerdoti o pastori svizzeri». Planzi segue da vicino questi percorsi: «Ho rinvenuto tracce dei vari viaggi compiuti da diversi parroci ticinesi in visita agli emigrati, tra cui, nel 1934, quello di don Carlo Maria Pagani, parroco di Chironico, che giunto a Parigi riunisce tutti i chironichesi per una solenne S. Messa al Sacré-Coeur. È accompagnato dalla maestra del paese Luigia Pedretti, che di lì a poco gli chiederà di essere accompagnata a Lisieux per diventare suora». La Seconda guerra mondiale rappresenta «uno spartiacque, il momento in cui questa essa si interrompe risultando il Ticino luogo a quel punto più ricco e benestante rispetto a Parigi coinvolta nei combattimenti. Alcuni tuttavia decideranno di rimanere nella capitale parigina, in particolare coloro che avevano avuto successo». Ed è proprio a chi è rimasto che cede infine la parola Planzi: «Ho rintracciato una poesia del mio bisnonno, Louis Baggi. È una poesia religiosa. Per lui, la fede fa sì che coloro che lo hanno preceduto e ancora lo guardano dal cielo, tanto quanto Dio che lo ha accompagnato lungo il cammino, siano “invisibili ma non assenti”. Una dichiarazione che dice bene lo spirito con cui questa lunga storia è stata vissuta nel cuore».