Come nacque l’idea di pregare per l’unità dei cristiani, come siamo invitati a fare da oggi e fino al 25 gennaio? E per mezzo di chi nacque, con quali precisi scopi? Ci aiuta a trovare una risposta a queste domande un testo del presbitero friborghese A. Morerod, che nel 1954, spiegava sinteticamente in un suo articolo su «La liberté» gli albori di questa iniziativa.
Gli inizi al di là dell’Oceano
Nel 1907, un ministro della Chiesa episcopaliana degli Stati Uniti, Lewis Thomas Wattson (nella foto), curato di una parrocchia di New York e conosciuto per il suo talento di predicatore, preso da entusiasmo all’idea della possibile riunificazione di tutti i cristiani separati, riceveva da un ministro anglicano della Contea di Oxford, Spencer Jones, entusiasta come lui per la medesima causa, il suggerimento di fissare una giornata annuale di predicazione e di preghiere per l’unità dei cristiani. Questa prima idea, padre Wattson la riprende, la trasforma facendola diventare il progetto di un’intera settimana di preghiere. L’iniziativa prevede, in particolare, che la settimana inizi con la festa della cattedrale di S. Pietro a Roma (18 gennaio) e si concluda il giorno della conversione di S. Paolo (25 dello stesso mese). Padre Wattson formula per ogni giorno delle intenzioni abbastanza generali per permettere alle diverse confessioni cristiane di precisarle. Fissa le preghiere da recitare, la cui scelta riceverà l’approvazione pontificia.
Un’approvazione generale
Numerose le approvazioni per l’iniziativa del generoso padre Wattson. Uomi ni chiesa inglesi e americani, preti e vescovi cattolici la sottoscrissero, in un unico slancio. Egli stesso comprese presto che la via che aveva scelto lo conduceva alla piena adesione alla Chiesa romana: di lì a poco, chiederà di essere ammesso nella Chiesa cattolica come prete. Approvata dai papi (Pio X dapprima, Benedetto XV e Pio XI poi), la Settimana fu estesa non solo all’America, ma progressivamente alla Chiesa universale. Da parte sua, ci informa padre Morerod, l’adottava anche il Sinodo delle Chiese riformate di Francia, così come numerosi preti e vescovi anglicani e le Chiese ortodosse di Parigi.
L’ecumenismo spirituale
A questo punto, subentra la figura di un altro santo sacerdote, padre Couturier (Lione 1881- Lione 1953), considerato l’apostolo del cosiddetto «ecumenismo spirituale». Secondo padre Couturier, nell’ecumenismo spirituale non si tratterebbe di invocare il trionfo di un sistema, di una nazione, di una civiltà, bensì occorre pregare affinché tutti i cristiani, a qualsiasi confessione appartengano, si santifichino. Dopo padre Couturier, nel 20esimo secolo ci sono state molte figure di uomini e di donne che hanno dato un contributo a questo «ecumenismo spirituale ». Impossibile qui ricordarli tutti, come pure meriterebbero. Per brevità, ne vogliamo ricordare però almeno una: Chiara Lubich, che soleva affermare che un aderente al movimento da lei fondato, il movimento dei Focolari, aveva il dovere di amare la Chiesa altrui come la propria.
Paolo Binda