Dopo due anni di sospensione, la Svizzera torna ad aderire al programma di reinsediamento delle Nazioni Unite (UNHCR). Tuttavia, il Consiglio federale ha deciso di non stabilire un nuovo contingente biennale di accoglienza, mantenendo semplicemente quello precedente. Una scelta criticata duramente da Caritas Svizzera, che la giudica insufficiente e inaccettabile.
La decisione, comunicata oggi dal Consiglio federale, di fatto annulla le 1600 ammissioni promesse per il biennio 2024-2025, destinate ai rifugiati particolarmente vulnerabili. «È evidente che la Svizzera non sta sfruttando appieno il suo potenziale umanitario», sottolinea Caritas Svizzera, esprimendo grande preoccupazione per la mancata assunzione di responsabilità da parte della Confederazione.
Caritas Svizzera sottolinea quanto il programma di reinsediamento sia cruciale per persone con bisogni speciali di protezione, inclusi molti bambini. Attualmente, circa 2,9 milioni di rifugiati si trovano in condizioni precarie e spesso pericolose nei Paesi confinanti con quelli d’origine, devastati da conflitti. Queste persone non possono ritornare in sicurezza nei propri Paesi, motivo per cui l'UNHCR sollecita l’aiuto degli Stati terzi.
«Il Consiglio federale viene meno al proprio impegno umanitario», afferma l’organizzazione. «La Svizzera deve garantire vie di fuga sicure e mostrarsi un attore responsabile sul piano internazionale».
In un momento storico segnato da numerose crisi umanitarie globali, la decisione svizzera appare in contrasto con le esigenze umanitarie più urgenti. Caritas Svizzera invita dunque Confederazione e Cantoni a ripensare la propria strategia e a dimostrare con azioni concrete il ruolo solidale che il Paese può e deve avere sulla scena mondiale.
La riflessione finale, per cittadini e istituzioni, è chiara: non è forse arrivato il momento di far prevalere la solidarietà concreta sugli interessi politici di breve termine?