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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (6 giugno 2025)
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  • Le suore di Madre Teresa espulse dal Nicaragua: “Siamo partite con un grande dolore"

    Suor Agnesita parla al Sir da San José, capitale della Costa Rica. È una delle diciotto missionarie della Carità, le “suore di Madre Teresa”, che sono state espulse dal Nicaragua, per decisione del regime guidato dal presidente Daniel Ortega, e dalla moglie, la vice-presidente Rosario Murillo. Una scelta che ha indignato il mondo, e dato la misura della brutalità e dell’ottusità dell’attuale Governo nicaraguense, che mese dopo mese sta spegnendo qualsiasi voce libera e perseguitando, in particolare, la Chiesa cattolica. Una tensione che, per citare gli episodi più rilevanti degli ultimi mesi, ha prodotto l’espulsione del nunzio apostolico, mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, e i costanti controlli e minacce a mons. Rolando José Álvarez, vescovo di Matagalpa e amministratore apostolico di Estelí. Ma il gesto contro le missionarie della Carità è stato vissuto come una provocazione del tutto gratuita e insensata. Una scelta paradossale se si pensa che lo stesso Ortega, allora giovane presidente sandinista, nel 1986, aveva incontrato personalmente santa Teresa di Calcutta, nel Paese per il Congresso eucaristico. E si era impegnato personalmente a facilitare l’arrivo nel Paese delle missionarie della Carità Non solo. La vicepresidente Rosario Murillo, in occasione della canonizzazione di Madre Teresa, avvenuta nel 2016, aveva espresso la propria gioia e si era congratulata con le suore.

    “Il nostro pensiero, servire i poveri”. Alle diciotto religiose non è rimasto altro che raccogliere quel poco che avevano, e attraversare la frontiera con il Costa Rica, cosa che peraltro stanno facendo continuamente migliaia di nicaraguensi. Nel Paese confinante sono state inizialmente accolte dal vescovo di Tilarán-Liberia, mons. Manuel Eugenio Salazar Mora. Quindi, hanno trovato sistemazione nella casa delle missionarie della Carità a San José, dove abbiamo raggiunto telefonicamente suor Agnesita, che preferisce dare solo il suo nome di battesimo. “Il nostro dolore – afferma – è bilanciato dall’accoglienza che abbiamo trovato qui, la Chiesa della Costa Rica ci ha aperto le braccia. Che sia fatta la volontà di Dio”. In Nicaragua, le religiose erano presenti in tre strutture, due a Managua e una a Granada: “A Managua, in una prima struttura, avevamo una casa di riposo per anziani, un asilo, seguivamo i poveri assicurando loro un pasto base. La seconda struttura era invece dedicata alla vita contemplativa. A Granada si occupavamo di ragazze adolescenti a rischio sociale, e avevamo inoltre un asilo, una mensa, e davamo ai poveri anche dei cesti di alimenti. Inoltre, sia a Managua che a Granada eravamo anche impegnate in attività di catechesi”. Prosegue la religiosa: “Per noi la comunicazione del Governo è stata una sorpresa assoluta, abbiamo dovuto lasciare le nostre case rapidamente. Non abbiamo mai fatto alcun tipo di attività politica, e ci ricordiamo che il presidente Ortega aveva conosciuto Madre Teresa. Il nostro pensiero è sempre stato quello di servire i poveri. Certo, il Paese sta soffrendo, soprattutto la Chiesa, che è perseguitata. Non c’è libertà, ma anche la situazione economica è difficile, e sempre più manca il lavoro”.

    Le diciotto suore, che sono di diverse nazionalità, per il momento, resteranno in Costa Rica: “Abbiamo ricevuto un caloroso benvenuto, ringraziamo il vescovo di Tilarán, e anche i sacerdoti, religiosi e religiose, tutti i fedeli. Anche all’ufficio delle migrazioni ci hanno aiutato in tutti i modi. Qui in Costa Rica ci sono molte persone costrette ad abbandonare il Nicaragua. Ci occuperemo in special modo di loro”.

    La dittatura più repressiva del Continente. Continua a leggere su AgenSIR

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