Siamo a Sembé, nel vasto distretto della Sangha, una delle regioni più sofferenti ed isolate dell’Africa Centrale, nella foresta tropicale del Congo Brazzaville settentrionale. Una popolazione – composta da pigmei e bantù – abbandonata ad una profonda miseria; un luogo scomodo e difficile, tanto che precedenti sporadici tentativi di presenza missionaria o di tipo umanitario erano falliti in breve tempo. Fino al 1996, quando vi arriva suor Rita, delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, e, poco dopo, Anita Poncini di Ascona, fondatrice del «Gruppo Lavoro Africa di Anita Poncini». Grazie alla tenacia delle due donne, sostenute da tante mani generose anche dal Ticino, sono stati costruiti diversi pozzi, tre scuole e l’importante progetto Centro Medico «Shalôm», oggi considerato un’eccellenza della sanità congolese. È qui che di recente ritroviamo anche la giovane 23enne di Tegna, Misia Cavalli.
Fresca di studi in diritto e prima di proseguire nelle proprie scelte lavorative decide di dedicare parte del suo tempo proprio al volontariato e alla conoscenza di questa bella realtà nata grazie a suor Rita e Anita Poncini. «Durante i tre mesi di permanenza – racconta – ho avuto l’occasione di scoprire un’altra cultura, un altro ritmo di vita e un altro modo di essere al mondo». «La popolazione locale è profondamente variegata: da un lato, vi è chi ha accesso a un minimo di servizi e strutture; dall’altro, gruppi di pigmei, che vivono ancora in capanne. Ciò che ho capito in questi mesi è che la vera povertà si manifesta quando la salute viene a mancare e non si hanno i mezzi finanziari per potersi curare. Ho accolto una madre, che non avendo altro, chiedeva di curare il proprio bambino offrendo una gallina . Il centro medico Shalôm è l’unico che assiste anche chi non ha nulla. L’ospedale statale, invece, non apre la porta a chi non può pagare. Eppure i pigmei sono cittadini congolesi anche loro».
Misia ha lavorato nel suo soggiorno principalmente nella sala operatoria dell’ospedale. «Il personale mi ha dato fiducia e insegnato alcune mansioni di base. Ad oggi sono convinta di aver sopportato tutto ciò che ho visto – da casi chirurgici difficili a dinamiche pesanti – solo grazie al modo africano di condividere. Tutto era condiviso, dalla gioia per un intervento riuscito al dolore per un paziente perso; non mi sono mai sentita sola. Inoltre, avendo la patente di guida, ho fatto anche da autista: ambulanza, camion della spazzatura, carro funebre, trasporto degli impiegati, commissioni». Misia incontra da vicino anche i bambini congolesi: «Molti non erano pazienti, ma figli dei garde-malade, cioè dei familiari che assistono i malati. Se la degenza è lunga, possono rimanere in ospedale per mesi. Per questo, appena potevo, proponevo loro attività ludiche: giochi e disegni». Un altro aspetto che l’ha colpita profondamente è stato «il valore della vita spirituale. Ho vissuto con la popolazione locale la Settimana Santa: le messe sono ricche di canti, danze, colori; ho riscoperto una fede che si vive in comunità, fatta di piccoli gesti e grande presenza».
L’esperienza vissuta ha profondamente segnato la giovane volontaria: «Ne sono tornata diversa e più pronta ad affrontare lo stress e la frenesia del nostro quotidiano. Oggi faccio parte dell’Associazione Gruppo Lavoro Africa di Anita Poncini per non tradire coloro per i quali la missione di Sembé con le sue opere è il solo punto di riferimento … in attesa del mio prossimo viaggio». Per le donazioni in favore del Progetto Sembé: «Gruppo Lavoro Africa di Anita Poncini», c/o Misia Cavalli, via Patriziale 19, 6652 Tegna, CH92 0900 0000 6500 8667 0. (LQ)