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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (10 ottobre 2025)
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  • Arte e Cultura compie dieci anni: un decennio al servizio del patrimonio sacro ticinese

    di Laura Quadri

    Arte e Cultura, trimestrale della Fontana Edizioni, compie 10 anni. Da sempre vicina alle realtà parrocchiali e ai preziosi beni culturali custoditi nelle nostre chiese e parrocchie, la Rivista è ora diretta - dopo la storica dirigenza di Giorgio Mollisi - da Mirko Moizi (USI), con cui proponiamo un bilancio, in occasione del Convegno che, domani a Vezia, ricorderà questo traguardo decennale.

    Mirko Moizi, in che modo Arte e Cultura è riuscita a stare vicino alle parrocchie in questi dieci anni?

    In questi anni “Arte e Cultura” ha pubblicato oltre trenta volumi dedicati a numerose chiese del Canton Ticino, dal Mendrisiotto alle Valli, passando naturalmente per il Luganese. Questo lavoro ha consentito alla rivista di farsi conoscere in modo sempre più capillare: non solo dai Consigli parrocchiali con cui abbiamo avuto il piacere di collaborare direttamente, ma anche da molte altre realtà che hanno potuto apprezzare il nostro impegno. La collaborazione con le parrocchie si è sviluppata progressivamente e, con il tempo, si è venuta a creare quasi una vera e propria rete, tanto che veniamo contattati non di rado dai Consigli parrocchiali per valutare la possibilità di un numero di “Arte e Cultura” dedicato alle loro chiese. In alcuni casi, i buoni risultati ottenuti con un primo volume hanno spinto lo stesso Consiglio a coinvolgerci nuovamente per realizzare una seconda pubblicazione, dedicata a un’altra chiesa della parrocchia.

    Complessivamente ci siamo occupati di diverse decine di realtà parrocchiali sparse su tutto il territorio cantonale: un numero significativo, che testimonia la vitalità del progetto e la ricchezza di un patrimonio che merita di essere conosciuto e trasmesso.

    Che panorama risulta, in base ai vostri studi decennali, dell’arte sacra nelle parrocchie in Ticino? È un territorio vivo e di ricchezze?

    La varietà delle opere d’arte conservate nelle chiese ticinesi è davvero notevole, sia per cronologia sia per tipologia: dagli affreschi tardo-medievali alle pale d’altare barocche, dalle testimonianze rinascimentali fino agli apparati decorativi settecenteschi. E molto spesso non si tratta solo di testimonianze locali, ma di opere di altissima qualità, realizzate da artisti che hanno avuto un ruolo di primo piano anche oltre i confini regionali. Basti pensare a Bernardino Luini, attivo in più chiese luganesi, che fu uno dei massimi interpreti del Rinascimento lombardo.

    Dai nostri studi emerge un quadro ricco e sorprendentemente vivo: il Ticino non è affatto un territorio marginale, ma una zona di snodo, attraversata nei secoli da correnti artistiche e culturali che qui hanno trovato un terreno fertile di committenze, sensibilità e devozioni.

    Questo intreccio ha prodotto un patrimonio sacro di grande valore, ancora oggi capace di raccontare, in modo immediato e concreto, la storia e l’identità delle comunità di questa regione geografica.

    È capitato, a volte, nel corso delle ricerche, che emergessero dati inaspettati?

    Capita molto spesso, perché lo studio dei documenti – parte essenziale delle nostre ricerche – porta alla luce date o nomi di cui non si aveva conoscenza in relazione ad un determinato edificio. Un esempio è il ritrovamento dei pagamenti per gli affreschi della volta della navata e dei pennacchi della cupola della parrocchiale di Ligornetto: un ciclo finora attribuito a un anonimo pittore attivo negli anni Trenta-Quaranta del Settecento, che siamo invece riusciti a ricondurre ad Alessandro Valdani, pittore nativo di Chiasso e attivo anche tra Pavese, Comasco e Valtellina, che realizzò l’opera nel 1772. Ma potrei citare anche altri casi: ad esempio, è stato significativo rintracciare il nome del pittore Giovanni Antonio Torricelli nei registri della chiesa di San Carlo a Lugano, dove operò non nell’esecuzione di affreschi o dipinti, come suo solito, bensì nella realizzazione dei disegni dell’altare maggiore e del portale dell’edificio.

    Talvolta, invece, è stato possibile “riscoprire” opere d’arte quasi dimenticate. È il caso di quanto successo con le ricerche per l’ultimo numero, dedicato alla collegiata di Balerna (la cui presentazione avverrà a breve), durante le quali abbiamo rintracciato una statua in pietra cinquecentesca raffigurante la Madonna con il Bambino, probabile opera della bottega di Tommaso Rodari.

    Possiamo anticipare qualcosa dei contenuti del Convegno di domani, particolarmente per le relazioni su Santa Maria delle Grazie a Bellinzona e la cappella del Rosario a Morcote?

    La giornata di studi, che avrà luogo nel prestigioso Centro Studi Villa Negroni di Vezia, sarà articolata in tre sessioni, con la partecipazione di studiosi provenienti da diverse università e istituzioni italiane e svizzere. Il programma affronterà un ampio arco cronologico, dal tardogotico fino al Novecento, con interventi dedicati, tra gli altri, ai cicli pittorici delle chiese di Santa Maria del Sasso a Morcote e di Santa Maria delle Grazie a Bellinzona, all’arte del Seicento e alle figure di artisti quali Giuseppe Antonio Petrini, Giuseppe Mola, Ernesto Rusca e i Morgari.

    Per il programma completo del Convegno qui.

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