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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (8 dicembre 2025)
  • Il Convento del Bigorio

    Il Bigorio tra storia e innovazione: 490 anni di presenza in Ticino

    di Silvia Guggiari

    Nel mezzo della Capriasca, in un luogo colmo di silenzio e di natura si erge da 490 anni il Bigorio, primo convento cappuccino in Svizzera. La chiesa su cui venne fondato il resto della struttura – di stile romanico dedicata alla Madonna – è censita già nell’Anno Mille, come ci racconta fra Michele Ravetta, rettore del Santuario: «I cappuccini nascono nel 1528 e nel 1535 già esiste il convento del Bigorio. Nel 1577, poi, San Carlo Borromeo ne consacrò la nuova chiesa. Per lungo tempo il luogo fu centro di vita eremitica e più volte ospitò il Capitolo dell’Ordine. In questo spirito, nonché per le sue caratteristiche, il Convento venne ritenuto adatto per i giovani che vi trascorrevano il primo anno di vita religiosa. Nel 1659, il Convento fu ingrandito per la prima volta e nel 1688 fu innalzato di un piano, mentre nel restauro generale del 1767 acquista quelle caratteristiche architettoniche che possiamo tuttora ammirare».

    Fra Michele Ravetta
    Fra Michele Ravetta

    Nella seconda metà del XIX secolo, molti conventi vengono soppressi dal Cantone, alcuni dei quali successivamente vengono riaperti, come il convento di Faido e di Lugano; «il Bigorio non è mai stato soppresso: lo Stato fa l’inventario di tutto quello che c’è dentro, ma non porta via nulla, neanche dalla biblioteca». Con il Concilio Vaticano II viene data una nuova spinta al convento, grazie soprattutto all’intuizione di padre Callisto Calderari, allora superiore dei cappuccini in Ticino: «Nonostante le tante resistenze della Capriasca, Padre Calderari decide di aprire il convento alla formazione spirituale e umanistica. L’idea di aprire un convento alla popolazione e addirittura alle donne era qualcosa di inconcepibile, ma fu la salvezza del Bigorio perché per realizzare tale idea vennero fatti importanti lavori di restauro, venne portata l’acqua corrente piuttosto che il riscaldamento. Possiamo dire che padre Callisto ha visto lontano e ha permesso a intere generazioni di laici di formarsi nell’ambito filosofico, religioso, umanistico, antropologico. E questa è l’impronta che vogliamo mantenere ancora oggi».

    Il convento oggi

    Attualmente il convento ricopre più ruoli, in ognuno dei quali si riconosce lo spirito cristiano e quello cappuccino: «C’è la parte di convento con una presenza cappuccina che gestisce anche la chiesa – eretta a Santuario nel 2021 – annessa al convento; la struttura offre poi la possibilità di realizzare formazioni in diversi ambiti, esternamente, ad esempio con le ditte, le case farmaceutiche, le banche, le scuole che vengono a fare le loro formazioni piuttosto che corsi di yoga o di alimentazione e internamente con le nostre proposte. Quattro volte l’anno, dal giovedì alla domenica, proponiamo il ritiro Silentium con una formazione francescana da parte di padre Mauro Jöhri e con padre Andrea che conduce la formazione cristiana».

    Infine vi è anche la struttura ricettiva con 25 camere e 29 posti letto. «Chi alloggia nelle nostre camere di b&b sa bene che non offriamo tutte le comodità e che c’è la possibilità di coabitare con altre persone: c’è questa dimensione francescana sia da parte nostra sia da parte di chi aderisce a questo progetto di convivenza in un convento che affascina tanto che arrivano persone e gruppi da tutta la Svizzera. Chi arriva da noi non ci sceglie per il lusso e la comodità, ma viene per il silenzio assoluto dentro e fuori la casa, e perché le varie ristrutturazione, anche quella avvenuta dopo l’incendio del 1967, lo hanno reso una casa veramente bella».

    Il Bigorio è oggi una struttura storica che porta avanti l’idea di padre Callisto di un’apertura universale e che continua a vivere al passo dei tempi anche e soprattutto grazie agli «Amici del Bigorio», una associazione formata da laici, che rendono possibili le attività del convento sia dal punto di vista promozionale culturale sia da quello economico: «Senza di loro non potremmo andare molto lontano», confida Ravetta.

    Infine, con fra Michele ricordiamo che nel 2026 verranno ricordati gli 800 anni della morte di San Francesco d’Assisi: «Per questo anniversario, il 10 ottobre, proporremo una giornata sul tema della morte, durante la quale io e padre Mauro Jöhri analizzeremo la morte nel contesto medievale di S. Francesco e nel contesto attuale con il tema del fine vita e delle cure palliative di cui mi occupo. Sarà interessante vedere come in una sola giornata riusciremo a fare un salto di 800 anni».

    L’8 dicembre la Messa con il vescovo e Raemy

    Lunedì 8 dicembre, festa dell’Immacolata, porte aperte al convento del Bigorio dalle 9.30 alle 12 e dalle 14 alle 16.30 con la possibilità di visitare gli spazi del convento, compresa la biblioteca, con una visita guidata. Alle 17.30 Messa solenne presieduta dal vescovo Alain e condecorata dalla presenza del picchetto d’onore della Guardia Svizzera Pontificia. Al termine aperitivo offerto. Info sul convento su: www.bigorio.ch.

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