Commento del Vangelo di domenica 7 dicembre
Nel tempo di Avvento le signore dell’Unione femminile cattolica ticinese (UFCT) offrono questi testi frutto dei loro incontri del mercoledì dopo la Santa Messa delle 7,30 celebrata dal vescovo Alain nella chiesa di San Giuseppe a Lugano. Incontri che sono aperti a chiunque voglia parteciparvi e si svolgono al San Giuseppe. Le signora stanno scoprendo il personaggio di Madeleine Delbrêl (1904 - 1964) assistente sociale, poetessa e mistica francese: una figura di donna del Novecento impegnata nel sociale che ha lasciato un segno nella cultura francese ed europea e che la Chiesa considera venerabile.
Testo a cura delle donne dell’UFCT
Ascoltare la “Voce di uno che grida nel deserto”, è stata anche l’esperienza di Madeleine Delbrêl, in un deserto geograficamente diverso da quello del Battista, ma altrettanto pregnante. Oggi si fanno dei trekking nel deserto, sotto la magnifica volta celeste, che di notte svela la maestosità del Creatore: ma non è di questa esperienza estetica che qui si tratta. Alcuni mistici del 900 ce ne hanno parlato, come Carlo Carretto (“Il deserto nella città”), eredi di Charles de Foucault e compagni della Delbrêl.
Qui il deserto, luogo di incontro con l’Assoluto, viene cercato nella città, luogo di una santità possibile, senza distinzione tra spazi sacri e spazi profani: «La nostra solitudine non è essere soli... La nostra solitudine è incontrare Dio dovunque». A Madeleine, Gesù non dice soltanto: «Seguimi!», ma: «Seguimi in strada!». In “Noi, gente della strada” scrive: “Crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messo, è per noi il luogo della nostra santità. Noi crediamo che niente di necessario ci manca. Perché se questo necessario ci mancasse, Dio ce lo avrebbe già dato”.
Dio lo si può incontrare anche nei luoghi più opachi e senza grazia
In quest’ottica anche i luoghi più opachi, lontani, senza grazia sono vissuti come luoghi di un possibile incontro misterioso, come scritto in questa splendida poesia (tratta da Il piccolo monaco di M.Delbêl ):
“Tu ci hai condotto stanotte in questo bar che ha nome "Chiaro di luna."/ Volevi esserci Tu, in noi/ per qualche ora, stanotte./ Tu hai voluto incontrare/ attraverso le nostre povere sembianze/attraverso il nostro miope sguardo/attraverso i nostri cuori che non sanno amare, tutte queste persone venute ad ammazzare il tempo (…) Allora il bar non è più un luogo profano/quell'angolo di mondo che sembrava voltarti le spalle/ Sappiamo che, per mezzo di Te, noi siamo diventati/ la cerniera di carne/ che lo costringe a ruotare su di sé/ a orientarsi suo malgrado e in piena notte/ verso il Padre di ogni vita”.
Così in questo deserto trova risposta il grido del profeta Isaia, ripreso da Giovanni Battista: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Saranno misteriosamente realizzate le riconciliazioni annunciate dal profeta Isaia: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà.”
Ma perché questo accada occorre “convertirsi”, insiste il Battista: cambiare mentalità, cambiare strada, percorso di vita, ma soprattutto cambiare il nostro modo di pensare Dio e di rapportarci a Lui. Si tratta di un invito rivolto a tutti e tutte noi, a non rimanere nell'abitudine: non basta infatti dire "abbiamo Abramo per padre": ossia non basta appartenere al popolo eletto, non basta far parte della Chiesa, ma abbiamo bisogno di essere battezzati in spirito santo e fuoco. La conversione colse Madeleine Delbrêl ventenne e convinta che “Dio era morto”, portandola ad essere “abbagliata da Lui” e rimanerlo per tutta la vita. Sempre di nuovo, ogni giorno da capo.
Unione femminile cattolica ticinese
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