di Cristina Vonzun
Ci sarà anche Sandrine Ray, ex hockeista svizzera e oggi, oltre Gottardo, cappellana degli sportivi, tra gli ospiti al Giubileo del mondo dello sport, il 10 novembre a Massagno. Vodese, 42 anni, Ray ha collezionato cento presenze nella nazionale femminile svizzera e ha militato nelle «Lugano Ladies» di cui contribuì alla vittoria del primo storico titolo nazionale. «Ricordo ancora la Resega, il calore dei tifosi... Lugano mi è rimasta nel cuore» aveva detto a catt.ch – a suo tempo – in intervista.
Oggi Ray lavora per «Athletes in action», un’organizzazione cristiana internazionale che si propone di tenere uniti sport e fede. Ma come incontrare Dio nello sport? «Dio – mi dice – è la via che ci può raggiungere
ovunque. Nello sport a livello professionistico, come in tanti altri momenti della vita, si sperimentano delle situazioni che escono dal nostro controllo, nelle quali o vinci tutto o perdi tutto. In questi momenti sorgono domande esistenziali: “Perché sono qui? Esiste Dio o qualcosa dopo la morte?”».
Sandrine ha vissuto una situazione così quando ha fallito la qualificazione ai Giochi olimpici del 2002, con la Svizzera, per un solo goal. «In quel momento ho gridato a Dio e Lui mi ha risposto donandomi una pace che non avevo mai sperimentato. Ho incontrato Dio così». Le chiediamo che rapporto ha il cristianesimo con lo sport, dato che serpeggia sempre l’idea che i cristiani dovrebbero occuparsi solo dell’anima. «Questa è piuttosto un’eredità del pensiero greco. La Bibbia dice che l’uomo è corpo, anima e spirito senza dissociazione. L’incarnazione di Cristo mostra l’importanza del corpo e che tutto è connesso e tutto è buono. Come cappellani del mondo dello sport, facciamo appello alla persona nella sua integrità.
Un’atleta che vive fatiche intense sperimenta non solo il suo corpo ma
l’unità delle dimensioni della sua persona. Per questo lavoriamo a curare la dimensione spirituale che se trascurata porta a dei problemi. Studi scientifici mostrano chiaramente che gli atleti che puntano tutto solo sulla performance sono più a rischio nella salute mentale rispetto a quelli che si focalizzano sul senso del loro impegno sportivo. Gesù teneva uniti questi aspetti. Pensiamo quando moltiplica i pani e i pesci per nutrire fisicamente la gente e quando dice “l’uomo non vive di solo pane”». Papa Leone, di recente, ha parlato del legame tra sport e dimensione spirituale. Sandrine dice che lo sport può essere un modo per esprimere lode a Dio. «Invitiamo sempre gli atleti credenti a lodare a Dio nella loro pratica sportiva. Io lo faccio quando corro. Dio ci dà dei doni, dei talenti e delle passioni e si diletta a vederci usare queste attitudini». Pensiero biblico quest’ultimo attribuibile a Dio che si diletta nel vedere giocare la Sapienza stessa nell’atto creativo (Prv 8,31). Ma torniamo al valore della persona. «Nello sport professionistico – sottolinea Sandrine – dove le pressioni sono fortissime, l’attenzione è sulla performance e la sconfitta è stigmatizzata, la fede dice che la persona non vale per i risultati perché Dio ti ama comunque, per come sei». Questo è il campo di azione e la missione di Sandrine, cappellana degli atleti professionisti, in un mondo sportivo straordinario ma che fa sempre di più conti con questioni esistenziali che riguardano unità, senso e valore della persona umana.
A Massagno: Busacca, Filippo Galli, Ray e Doku
Giubileo dello sport: alle 19.15 Messa con il vescovo Alain in Santa Lucia; 20.15 al cinema Lux conferenza «Fede e sport» con Filippo Galli, Sandrine Ray, Aki Doku, Massimo Busacca e il cappellano olimpico italiano. Biglietti gratis da riservare a: sport@lugano.ch o 058 8667260.