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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (20 dicembre 2025)
  • I commenti al Vangelo di domenica 21 dicembre

    Calendario romano

    Memoria, non ricordo, ma attesa gioiosa

    di Dante Balbo*

    Quando un amore finisce, il ricordo è struggimento, nostalgia, rabbia, malinconia, senso di perdita profonda. Penso al mio primo amore, fatto di passi rubati, di mani nelle mani, di un unico bacio a sfiorare le labbra, perché non ci saremmo più rivisti dopo la permanenza in istituto. Per giorni ho ascoltato una canzone, triste come il mio cuore. La vita è andata avanti, ma conservo con tenerezza questo frammento, che ora guardo come le cose che passano e non ritornano più. Il Natale rischia di diventare una di queste lucciole fugaci, perché siamo proiettati in avanti. Diciamo: è già Natale, fra un attimo saremo nell’anno nuovo, poi la Pasqua, poi finalmente l’estate, che passerà e saremo di nuovo a festeggiare il bambino che viene. Il diavolo ci imbroglia, facendoci credere che il tempo non conta, che la nostra vita è un precipitoso piano inclinato verso l’abisso della morte. La chiesa ha scelto, per questa quarta domenica di Avvento, di narrare l’annunciazione della venuta del Messia dalla parte di Giuseppe. Lui è detto un uomo giusto, che non è precipitoso, attento alle persone anche quando lo hanno deluso, come Maria che è tornata incinta dalla visita ad Elisabetta. A Giuseppe l’angelo annuncia che il figlio che sua moglie porta in grembo è opera di Dio. Ciò significa che la sua nascita non è semplicemente un fatto storico, un altro puntino nello scorrere del tempo, ma un avvenimento, che accade in un momento, ma coinvolge e cambia tutta la storia.

    La memoria del Natale è come la memoria eucaristica, nella quale Gesù si offre ancora e ancora risorge e ci nutre con il suo corpo glorioso. Se lo accogliamo, come Giuseppe, per quello che è, possiamo destarci e obbedire all’angelo di Dio, prendendo Maria e Gesù in casa nostra. Sarà una nuova nascita, del Figlio di Dio e nostra, memoria di liberazione, di salvezza, di possibilità per noi di essere coinvolti in un disegno che sempre ci supera. La memoria diventa attesa, nostalgia non di un passato perduto, ma di un futuro sorprendente e meraviglioso. *Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale

    Calendario ambrosiano

    Dal cuore di Maria, un “sì” più che umano

    di don Giuseppe Grampa

    L’evangelista Luca descrive l’annuncio a Maria dopo l’annuncio a Zaccaria, che sarà padre di Giovanni il Battista e accosta queste due annunciazioni per istituire un confronto paradossale e istruttivo. L’annuncio a Zaccaria si colloca a Gerusalemme, nella cornice del Tempio, durante la liturgia, protagonista un uomo, anzi un sacerdote nell’esercizio del culto. Con Maria siamo invece lontani da Gerusalemme, in un villaggio; protagonista una giovane donna, non un sacerdote, intenta ai lavori domestici e non all’esercizio del culto. Tutto porterebbe a concludere che decisiva è l’annunciazione a Zaccaria. E invece con un rovesciamento sorprendente Luca ci dice che proprio nella modesta abitazione di Nazareth si compie l’evento decisivo, il Tempio di Gerusalemme non è più il luogo della divina presenza ma lo è il corpo di questa giovane donna. Il dialogo tra l’Angelo e Maria è sorprendente: ci svela l’incerto e faticoso cammino di fede di questa donna, chiamata a essere la madre del Messia. Luca non ci ha nascosto il turbamento che prende Maria al saluto dell’Angelo. Il dialogo si conclude con la parola dell’affidamento incondizionato a Dio e alla sua Parola, ma l’affidamento è quello di un cuore che ha conosciuto il turbamento e il dubbio. Un cuore libero, non soggiogato da una forza invincibile, segnato dalla fatica e dall’incertezza dell’interrogare. Così, anche in noi fede e dubbi convivono e, per riprendere la suggestiva indicazione del cardinale Martini, un credente e un non credente convivono in noi, si interrogano, si confrontano, si scontrano.

    E invece vi sono persone che considerano i dubbi che li inquietano come vere e proprie colpe e se ne accusano. L’incerto percorso di Maria può riconciliarci con le nostre fatiche a credere, con le esitazioni che ci trattengono dall’abbandono fiducioso a Dio che ci interpella. Sulla soglia del Natale la Madre del Signore ci doni occhi grandi, capaci di stupore.

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