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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (27 dicembre 2025)
  • Uno dei presepi nel nucleo di Moghegno

    28 dicembre 2025. Commenti al Vangelo

    Calendario romano: Mt 2,13-15.19-23

    Dopo il Natale, lo scandalo del male

    di Dante Balbo 

    Il male non si può aggirare, nemmeno con consolatorie allusioni ad una vita felice dopo la morte.

    Anche nel caso come questo, in cui la responsabilità degli uomini, in particolare del potere costituito, è palese, non basta a comprendere l'orrore di stragi come quella di Betlemme dei bambini massacrati dai soldati di erode, che ricordiamo in questa domenica del Tempo di Natale, chiamandoli martiri.

    Chiedetelo alle madri palestinesi, afgane, pakistane, del Sudan, del sudest asiatico, dell’Angola, del Mozambico, solo per ricordarne alcune.

    Forse perché la morte è più vicina nella mia vita, alcuni amici se ne sono già andati, sono sempre più sensibile e più toccato dalle ingiustizie, quelle dovute alla malvagità umana o alla fragilità dell'essere.

    Gesù è appena nato, non parla ancora, o chiama Giuseppe Abbà, ma la sua vita è segno di contraddizione nel mondo che scatena tutta la sua rabbia, perché un sole che non tramonta è sorto e minaccia l'ordine delle cose.

    Si parla della spada che avrebbe trafitto il cuore di Maria nel tempo della passione e della croce, ma non faccio fatica ad immaginare che un tormento indicibile l'abbia colta il giorno che ha saputo della strage, seguita alla fuga verso l'Egitto.

    Nemmeno la santificazione di questi innocenti martiri può cancellare l'orrore di un delitto che Gesù portò su di sé insieme agli innumerevoli peccati contro l'umanità che sarebbero venuti dopo e che erano già stati compiuti prima della sua venuta nella carne.

    Ricordare i bambini uccisi allora dal potere, oggi dall'indifferenza dei ricchi, ci richiama alla nostra responsabilità.

    Non si tratta del generico senso di colpa, che non cambia la nostra vita, ma della domanda profonda che riguarda la nostra relazione con Gesù.

    Accoglierlo, significa condividere la sua compassione, credere nella sua risurrezione, capace di trasformarci in Lui, di donarci lo Spirito Santo che può generare uomini e donne che cambiano il mondo.

    Dopo l'ingresso nel Natale, lasciamoci scandalizzare dal male, per desiderare di unirci a Gesù, che lo ha vinto per sempre.

    Dalla rubrica televisiva Respiro Spirituale di Caritas Ticino con mons. Willy Volonté in onda su TeleTicino e online su YouTube e Facebook – Solennità dei Santi Innocenti, martiri - anno A

     

    Calendario ambrosiano: Mt 2,13b-18

    La fuga in Egitto e gli Innocenti

    di don Giuseppe Grampa

    L’incanto della notte di Betlemme è  segnato dal rifiuto, dall’ostilità, da trame di morte che obbligano Maria, Giuseppe e il bambino a fuggire verso l’Egitto per sottrarsi alla furia omicida di Erode e dal ritorno in patria una volta cessato il pericolo. Gesù non solo ha condiviso con Maria e Giuseppe la nostra vita quotidiana, ha condiviso anche le sofferenze che segnano la vita delle famiglie, in particolare di quanti sono costretti a lasciare la loro terra  per sottrarsi a guerre, persecuzioni, miseria. E’ una storia dolorosa che dura da millenni e che  vede anche oggi tanti  emigrare alla ricerca di pane e lavoro. E’ bene non dimenticarlo in questi nostri anni che vedono nuovi emigranti arrivare con ogni mezzo nei nostri Paesi lasciandosi alle  spalle terre devastate da guerre e miseria.  Anche Gesù, con Maria e Giuseppe avrebbe conosciuto  nei suoi primi mesi di vita, la fuga verso un Paese straniero ma ospitale. Così racconta l’evangelista Matteo e la sua narrazione sembra costruita sulla falsariga della discesa in terra d’Egitto del popolo di Israele. Lì i discendenti di Abramo avevano patito la schiavitù, da lì Mosè li aveva tratti verso la libertà della Terra promessa. Forse il racconto della fuga in Egitto  è un modo per dire che Gesù rivive la storia del suo popolo, le sue sofferenze e il cammino verso la libertà. Anche la ‘strage degli Innocenti’ che Erode avrebbe ordinato per eliminare  Gesù che temeva pericoloso avversario del suo potere, ricalca deportazione e strage patita dal popolo di Israele da parte dei suoi nemici.   Gesù davvero rivive la storia di Israele. Non so se Giuseppe e Maria con il piccolo Gesù hanno preso la strada della fuga in Egitto attraversando regioni che oggi sono terreno di conflitto tra Israeliani e Palestinesi. Non lo so ma sono sicuro che tra le centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini che a rischio della vita  arrivano nei nostri Paesi fuggendo a tutti costi dalla miseria e dalle guerre ci sono tre poveretti che rispondono ai nomi di Giuseppe, Maria e Gesù.   


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