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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (19 settembre 2025)
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  • Papa Leone XIV saluta i fedeli prima della Messa di inizio Pontificato

    L'intervista del Papa: "Uscire dalle polarizzazioni"

    Come Papa, ruolo con cui sta cercando di “costruire ponti” e “non alimentare ulteriormente le polarizzazioni” presenti nel mondo e nella Chiesa, denuncia la situazione “terribile” a Gaza, dinanzi alla quale “non possiamo diventare insensibili”, e afferma che la Santa Sede “non ritiene” al momento che “si possa rilasciare alcuna dichiarazione” sulla definizione di genocidio. Assicura poi di non volersi immischiare nella politica del suo Paese natale, gli Usa, ma di “non avere paura” di sollevare questioni anche con il presidente Trump su tematiche urgenti. Sulla Cina annuncia che proseguirà la politica della Santa Sede e dei predecessori e, sulla linea di Francesco, auspica di continuare con la nomina di donne in ruoli di leadership, pur ribadendo di non avere intenzione di cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’ordinazione femminile. Stesso discorso per le persone Lgbtq+: accoglienza a “todos, todos, todos” ma “l’insegnamento della Chiesa continuerà così com’è”. Gli abusi li indica come una vera e propria crisi; chiede massima vicinanza alle vittime, ma ricorda che talvolta si sono registrate false accuse. Sull’altra “crisi”, quella finanziaria, chiede di non “piagnucolare” e di continuare, piuttosto, a elaborare piani: “Ma non ci perdo il sonno”.

    Domande e risposte sui temi di urgente attualità per la Chiesa e il mondo si ritrovano tutti nella intervista – la prima concessa – di Papa Leone XIV a Elise Ann Allen, giornalista di Crux. Il 14 settembre, giorno del compleanno di Robert Francis Prevost, erano stati anticipati alcuni estratti del colloquio, pubblicato a corredo del volume biografico León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI in uscita oggi, 18 settembre, in spagnolo per Penguin Perú.

    Il dramma di Gaza

    Tra le prime domande al Papa c’è quella sulla situazione a Gaza. “Anche se c’è stata una certa pressione” su Israele da parte degli Stati Uniti e nonostante alcune dichiarazioni del presidente Trump, “non c’è stata una risposta chiara” per “alleviare le sofferenze della popolazione”, evidenzia Leone XIV. “Questo è molto preoccupante”, viste le condizioni in cui versano tante persone, specialmente i bambini, che soffrono la “vera e propria fame”. In futuro “avranno bisogno di molta assistenza medica, oltre che di aiuti umanitari”.

    Il Papa spera che non si diventi “insensibili” di fronte a ciò che accade nella Striscia: “È terribile vedere quelle immagini in televisione… non si può sopportare tanto dolore”.

    La parola “genocidio”

    Quanto all’uso della parola genocidio che “viene utilizzata sempre di più” riguardo al dramma di Gaza, il Papa sottolinea che “ufficialmente, la Santa Sede non ritiene che al momento si possa rilasciare alcuna dichiarazione al riguardo”. “Esiste una definizione molto tecnica di ciò che potrebbe essere un genocidio. Ma sempre più persone stanno sollevando la questione, tra cui due gruppi per i diritti umani in Israele che hanno rilasciato questa dichiarazione”.

    I rapporti con la Cina

    Ancora nel campo della geopolitica, Leone XIV guarda all’altro attore globale che è la Cina. Assicura di continuare “la politica che la Santa Sede ha seguito per alcuni anni”, senza pretendere di “essere più saggio o più esperto” dei predecessori. Già da tempo è “in costante dialogo con diverse persone cinesi” e sta cercando di “ottenere una comprensione più chiara di come la Chiesa possa continuare la sua missione, rispettando sia la cultura che i problemi politici”, come anche il “significativo” gruppo di cattolici che “per molti anni, hanno vissuto una sorta di oppressione o difficoltà nel vivere liberamente la loro fede senza schierarsi”. “È una situazione molto difficile”, ammette il Vescovo di Roma.

    La politica Usa

    In generale, non crede il primo Papa degli Stati Uniti che la sua provenienza possa fare più di tanto la differenza nelle dinamiche globali. Spera però che faccia la differenza nel rapporto con l’episcopato Usa, dove si sono registrati attriti con il precedente pontificato: “Il fatto che io sia americano significa, tra le altre cose, che la gente non può dire, come hanno fatto con Francesco, ‘lui non capisce gli Stati Uniti, semplicemente non vede cosa sta succedendo’”.

    Leone lo chiarisce bene: “Non ho alcuna intenzione di immischiarmi nella politica di parte”. E sul rapporto con Trump afferma “che sarebbe molto più appropriato che la leadership della Chiesa negli Stati Uniti si impegnasse con lui”. Certo è che se ci fossero argomenti specifici “non avrei alcun problema a farlo”. Tra questi, la dignità umana e i migranti; tema, quest'ultimo, che desta preoccupazione nel Pontefice. A tal proposito richiama la lettera di Francesco ai vescovi americani nella quale chiedeva di accogliere coloro che arrivavano nel Paese in cerca di una vita migliore. Un gesto "significativo", secondo Leone XIV, che si dice "molto contento di vedere come i vescovi americani abbiano recepito questa idea".

    "Gli Stati Uniti - aggiunge - sono un attore potente a livello mondiale, dobbiamo riconoscerlo, e a volte le decisioni vengono prese più in base all'economia che alla dignità umana".

    Il Papa ricorda anche le recenti dichiarazioni di Trump che ha detto di non avere intenzione di incontrarlo, mentre, aggiungeva il capo di Stato, “suo fratello è un bravo ragazzo”. Un riferimento al fratello maggiore Louis, ricevuto nello Studio Ovale pochi giorni dopo il Conclave. “Uno dei miei fratelli lo ha incontrato ed è stato molto aperto sulle sue opinioni politiche”, conferma Papa Leone. Di Louis parla pure in un altro passaggio dell’intervista, quando, descrivendo il rapporto coi familiari (oltre al primo, anche il secondo fratello John), chiosa: “Siamo ancora molto vicini, anche se uno è politicamente molto lontano”.

    In dialogo con il vice presidente Usa J.D. Vance

    Papa Leone è in contatto con il vicepresidente Usa J.D. Vance, mentre con il presidente Donald Trump, racconta di non aver mai avuto incontri né conversazioni dirette. «In una delle ultime conversazioni che ho avuto con il vicepresidente degli Stati Uniti - ha spiegato - ho parlato della dignità umana e di quanto sia importante per tutte le persone, indipendentemente dal luogo in cui sono nate, trovare modi per rispettare gli esseri umani e il modo in cui li trattiamo attraverso le politiche e le decisioni che prendiamo».

    La crisi degli abusi nella Chiesa

    Ampio spazio nel colloquio è dedicato alla “crisi” degli abusi sessuali nella Chiesa. Una crisi non ancora risolta, sottolinea subito il Pontefice, chiedendo “grande rispetto” per le vittime, molte delle quali portano la ferita dell’abuso per tutta la vita.

    Leone XIV cita le statistiche che mostrano che “oltre il 90% delle persone che si fanno avanti e muovono accuse sono autentiche vittime”. Non inventano, cioè, nulla.

    Ci sono però “casi comprovati di qualche falsa accusa” e ad alcuni sacerdoti “è stata distrutta la vita”. L’accusa “non annulla la presunzione di innocenza”, rimarca Papa Leone. Quindi, anche i sacerdoti devono essere protetti, o l’accusato deve essere protetto, i suoi diritti devono essere rispettati. Ma anche dirlo a volte è causa di maggiore sofferenza per le vittime”.

    In ogni caso, spiega, “la questione degli abusi sessuali non può diventare il fulcro della Chiesa”: “La stragrande maggioranza delle persone impegnate nella Chiesa, sacerdoti, vescovi e religiosi, non ha mai abusato di nessuno. Quindi, non possiamo far sì che l’intera Chiesa si concentri esclusivamente su questo tema”.

    L’accoglienza alle persone Lgbtq+

    Non manca inoltre un cenno ai temi delle persone Lgbtq+. Il Papa spiega di non voler promuovere polarizzazioni nella Chiesa.

    Parla di Fiducia Supplicans, sottolineando che sostanzialmente il messaggio di quel documento è “certo, possiamo benedire tutti, ma non dovremmo cercare un modo per ritualizzare una qualche benedizione”.

    Leone XIV abbraccia il messaggio di Francesco ad una accoglienza a “todos, todos, todos”: “Tutti sono invitati”, ma non per una “specifica identità” ma perché tutti figli di Dio. Ciò non implica, tuttavia, un cambiamento della Dottrina: “Trovo altamente improbabile, certamente nel prossimo futuro, che la Dottrina della Chiesa (cambi) in termini di ciò che la Chiesa insegna sulla sessualità, ciò che la Chiesa insegna sul matrimonio”, afferma. E cioè “di una famiglia composta da un uomo e una donna”, “benedetti nel sacramento del matrimonio”. Punto ribadito anche questo da Francesco.

    Il ruolo delle donne

    Sul tema del ruolo delle donne all’interno della Chiesa e, soprattutto, delle gerarchie ecclesiastiche, Leone ha detto di voler «seguire le orme di Francesco, anche nella nomina di donne a ruoli di leadership a diversi livelli nella vita della Chiesa, riconoscendo i loro doni e il loro contributo in molti modi». La questione, ha sottolineato, «diventa controversa quando si pone la domanda specifica sull'ordinazione». Per il momento, ha continuato soprattutto per quanto riguarda l’ordinazione diaconale delle donne su cui si è dibattuto durante il Sinodo, «non ho intenzione di cambiare l'insegnamento della Chiesa su questo tema. Penso che ci siano alcune domande preliminari che devono essere poste» ma «certamente, sono disposto a continuare ad ascoltare le persone. Esistono questi gruppi di studio, come il Dicastero per la Dottrina della Fede, che continuano ad esaminare il background teologico, la storia, di alcune di queste domande, e noi seguiremo questo percorso e vedremo cosa ne verrà fuori».

    Il Papa ha fatto pure esplicito riferimento al diaconato permanente maschile che non è ancora realmente introdotto nella vita della Chiesa, almeno non a tutte le latitudini. E quindi si è chiesto perchè promuovere il diaconato alle donne se “il diaconato stesso non è ancora adeguatamente compreso, sviluppato e promosso all’interno della Chiesa?”

    Riforme nella Curia

    In tema riforme, Papa Leone preannuncia “decisioni” nella Curia romana come quella di “smantellare o trasformare il modo isolato in cui opera ogni Dicastero”. Una sorta di “mentalità a compartimenti stagni” per cui, talvolta, sono mancati dialogo e comunicazione. E questo è stato a volte di “grande limitazione e danno per il governo della Chiesa”.

    La Messa in latino

    Il Pontefice si addentra anche nella questione della Messa tridentina.

    Più che una questione, “un problema”, perché alcuni hanno usato la liturgia come “strumento politico”. Una cosa “molto spiacevole”.

    Presto, dice, si presenterà l’opportunità di “sedersi a un tavolo con un gruppo di persone che sostengono il rito tridentino” e magari il problema potrà essere risolto “con la sinodalità”. Tuttavia, ha aggiunto, «è un argomento che credo, forse insieme alla sinodalità, dobbiamo affrontare e discutere. È diventato un tema talmente polarizzato che spesso le persone non sono disposte ad ascoltarsi a vicenda».

    La sinodalità per andare avanti insieme

    Ampio spazio, Papa Leone XIV lo dedica al concetto della sinodalità, che “significa che ciascun membro della Chiesa ha una voce e un ruolo da svolgere attraverso la preghiera, la riflessione… attraverso un processo”.

    Sul tema della sinodalità, papa Leone ha sottolineato come essa sia un «un atteggiamento», e, parlando della Chiesa, «consiste nel fatto che ciascuno dei suoi membri ha una voce e un ruolo da svolgere attraverso la preghiera, la riflessione».

    Alcune persone, ha aggiunto, «si sono sentite minacciate da questo»: «a volte, i vescovi o i sacerdoti possono pensare che “la sinodalità mi toglierà autorità”, ma «la sinodalità non è questo, e forse la loro idea di cosa sia la loro autorità è un po' sfocata, sbagliata».

    La sinodalità «è un modo per descrivere come possiamo unirci ed essere una comunità e cercare la comunione come Chiesa, affinché sia una Chiesa il cui obiettivo principale non sia una gerarchia istituzionale, ma piuttosto un senso di “noi insieme”», ogni persona con la propria vocazione.

    È un atteggiamento «che credo possa insegnare molto al mondo di oggi», e «non si tratta di cercare di trasformare la Chiesa in una sorta di governo democratico, poiché, se guardiamo a molti paesi del mondo oggi, la democrazia non è necessariamente una soluzione perfetta per tutto. Si tratta piuttosto di rispettare, di comprendere la vita della Chiesa per quello che è e dire: “Dobbiamo farlo insieme”».

    Fake news e Intelligenza artificiale 

    Il Papa affronta il tema delle fake news che sono “distruttive” e si sofferma sull’Intelligenza Artificiale, sulla quale investono “le persone estremamente ricche” ignorando totalmente “il valore degli esseri umani”. “La Chiesa deve intervenire”, perché è serio il rischio che “il mondo digitale vada per la sua strada” e tutti diventiamo “pedine”. A tal proposito racconta l’aneddoto di una persona che aveva chiesto l’autorizzazione di creare un Papa “artificiale” in modo da permettere a chiunque di avere un’udienza personale. “Io ho detto: ‘Non lo autorizzerò’. Se c’è qualcuno che non dovrebbe essere rappresentato da un avatar, direi che il Papa è in cima alla lista”.

    La situazione economica della Santa Sede

    L’approccio del Papa è pragmatico: “Sto iniziando ad avere le idee chiare”, assicura. Elenca infatti una serie di questioni dettagliate: il risultato positivo di oltre 60 milioni di euro registrato nel Bilancio 2024 dell’APSA; il Fondo pensioni “che deve essere esaminato” (“Un problema universale”); la crisi del Covid che ha intaccato i Musei Vaticani, “una delle fonti di reddito più significative per il Vaticano”. “Dobbiamo evitare il tipo di scelte sbagliate che sono state fatte negli ultimi anni”, afferma tuttavia il Papa, menzionando il caso del palazzo di Londra, al centro di un processo giudiziario, che ha attirato “grande pubblicità”: “Quanti milioni sono andati persi a causa di ciò!”. Il Pontefice parla poi di “passi significativi” fatti durante il pontificato di Francesco per controlli ed equilibri. Attenzione però a “rilassarci e dire che la crisi è finita”. “Penso che dobbiamo continuare a lavorarci, ma non ci perdo il sonno e penso che sia importante comunicare un messaggio diverso”.

    “Sto imparando tanto”

    Sul Soglio di Pietro dall’8 maggio 2025, Leone XIV assicura di avere “davanti ancora una lunga strada per imparare”. Se la parte “pastorale” è stata finora quella più facile, il Papa si dice “sorpreso” dal fatto di essere stato “scaraventato al livello di leader mondiale”. Tutto è pubblico: “La gente sa delle conversazioni telefoniche o degli incontri che ho avuto con i capi di Stato di una serie di diversi governi e Paesi del mondo”. Il Pontefice spiega anche di star imparando molto sul ruolo diplomatico della Santa Sede: “Sono tutte cose nuove per me… Mi sento molto stimolato, ma non sopraffatto”.

    Gli sforzi di pace della Santa Sede

    Quanto al lavoro di difesa della pace, Papa Leone, rispondendo ad una domanda sulla guerra in Ucraina, ricorda anzitutto gli appelli lanciati in questi mesi, l’aver alzato la voce per ribadire che “l’unica risposta è la pace”.

    “Dopo questi anni di inutili uccisioni di persone da entrambe le parti – in questo particolare conflitto, ma anche in altri conflitti – credo che le persone debbano in qualche modo essere risvegliate per dire che esiste un’altra via per risolvere la questione”, afferma.

    Mentre sulla proposta del Vaticano come mediatore dei conflitti, con anche la possibilità di ospitare tavoli negoziali tra Russia e Ucraina, Leone XIV rimarca che “da quando è iniziata la guerra, la Santa Sede ha compiuto grandi sforzi per mantenere una posizione veramente neutrale”.

    Far dire alle parti belligeranti “ora basta”

    Per il Papa l’urgenza oggi è che “diversi attori debbano esercitare una pressione abbastanza forte da far dire alle parti belligeranti ‘ora basta’, cerchiamo un altro modo per risolvere le nostre divergenze”. “Continuiamo a sperare”, è il suo invito. “Ho grande fiducia nella natura umana”. È vero, “ci sono cattivi attori, ci sono le tentazioni”, ma bisogna “incoraggiare le persone a guardare ai valori più alti” e insistere a dire “facciamo in modo diverso”.

    Polarizzazioni, crisi, divari

    Ciò che invoca il Pontefice è dunque “il dialogo”. Lui per primo se ne fa promotore attraverso le visite di leader mondiali di organizzazioni multinazionali. “In teoria - rileva nell’intervista - le Nazioni Unite dovrebbero essere il luogo dove vengono affrontate molte di queste questioni. Purtroppo sembra essere generalmente riconosciuto che le Nazioni Unite, almeno in questo momento, hanno perso la loro capacità di fare incontrare le persone su questioni multilaterali”.

    Per il Papa, bisogna “ricordare a noi stessi il potenziale che ha l’umanità di superare la violenza e l’odio che ci sta solo dividendo sempre più”.

    Viviamo in tempi di polarizzazione, afferma Leone XIV, soprattutto dopo la crisi del 2020, e anche di perdita di valori: “Il valore della vita umana, della famiglia, e il valore della società. Se perdiamo il senso di questi valori, che cosa rimane d’importante?”, osserva.

    E punta il dito contro “il crescente divario tra i livelli di reddito tra la classe operaia e i soldi che ricevono i più ricchi”: “CEO che sessant’anni fa avrebbero forse guadagnato dalle quattro alle sei volte più degli operai, secondo gli ultimi dati che ho visto prendono 6.600 volte di più di un operaio medio”. In proposito il Papa spiega di aver letto pure una notizia secondo cui Elon Musk, imprenditore Usa fondatore di Tesla e SpaceX, “sarà il primo trilionario al mondo”: “Che cosa significa e di che cosa parliamo? Se questa è ormai l’unica cosa ad avere valore, allora siamo in un grosso guaio…”.

    fonte: vaticannews/avvenire/red

    nb: Intervista di Crux, di Elise Ann Allen, e pubblicata il 18 settembre in Perù, nel volume dal titolo León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI, realizzata con papa Leone a Castelgandolfo.

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