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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (28 novembre 2025)
  • "Luce da luce": la mostra che aspetta di accogliere Papa Leone

    di Chiara Gerosa

    In occasione della visita apostolica di papa Leone XIV in Turchia, una bella mostra vuole celebrare 1700 anni del Concilio di Nicea. Già esposta in Italia, ora verrà presentata anche a Istanbul dove papa Leone la vedrà. Al centro di questa mostra, intitolata «Luce da Luce», si trova la grande cosmografia di Gianluca Bosi: un’opera che dispiega la Scrittura come un universo vivente. Non un libro chiuso, ma un cosmo di parole in movimento: genealogie che si aprono e si interrompono, fiumi narrativi che si intrecciano, promesse che sembrano perdersi e poi riprendere. La Bibbia appare qui come la storia concreta dell’umano: slanci e cadute, lotte, conversioni, ritorni. Una mappa che non appiattisce, ma accoglie la vertigine dell’esistenza e la rende abitabile. In quello scenario complesso, la luce non cancella l’ombra: la orienta. Tutto converge verso un punto di origine e un punto di compimento.

    Questa visione non nasce dal nulla. A 1700 anni dal Concilio di Nicea, la mostra riprende la domanda che animò i dibattiti dell’opera: chi è Cristo? E cosa cambia per noi sapere che il Figlio è «Luce da Luce», colui che riceve ogni cosa dal Padre? Se ricevere è la condizione eterna del Figlio, allora la dipendenza non è segno di mancanza, ma di pienezza. Il nostro stesso bisogno diventa rivelazione: non siamo fatti per bastare a noi stessi, ma per entrare in una relazione di dono.Per questo, l’allestimento conduce il visitatore in un percorso simbolico. Si entra attraverso il buio, dove risuonano le domande dell’umano: il brano de «Il cielo sopra Berlino» di Wim Wenders, la testimonianza di Bono Vox che riconosce in Cristo la via all’incontro con Dio.

    Da qui si accede a uno spazio di luce: una basilica in costruzione, fatta di impalcature, travi, materiali vivi. Un luogo che ricorda che la Chiesa non è un reperto, ma un’opera in cantiere. È dentro questo spazio che la cosmografia trova la sua collocazione: come cuore pulsante e specchio della storia di ciascuno. Sotto l’abside ricostruita splende il Cristo del mosaico di Santa Sofia: un volto che accoglie più che giudicare, uno sguardo che contiene insieme la domanda e la risposta. E la mostra si conclude con due immagini semplici e immense: Giovanni che appoggia il capo sul petto di Gesù, e il figlio prodigo che ritorna al Padre. Due gesti che raccontano tutto ciò che siamo chiamati a riconoscere: la vita si riceve, e proprio per questo può essere donata. Se Dio è così, allora anche noi siamo fatti per questa luce.

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