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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (27 novembre 2025)
  • Papa Leone XIV e il patriarca ecumenico di Costantinopoli  Bartolomeo COMMENTO

    Primo viaggio apostolico di Leone XIV sulle vie dell’unità e della pace

    di Andrea Tornielli

    Come già è stato per Benedetto XVI con la Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia nel 2005 e come è già stato per Francesco per la GMG di Rio de Janeiro nel 2013, anche il primo viaggio di Papa Leone si compie con una destinazione stabilita del predecessore: a Iznik, in Turchia (Türkiye), tappa obbligata per commemorare i 1700 anni dal primo concilio di Nicea; e nel martoriato Libano, per tener fede ad una promessa fatta dallo stesso Francesco che la guerra e la malattia gli avevano impedito di mantenere.

    Il primo viaggio apostolico di un Papa è destinato a segnarne il pontificato: fu così per Paolo VI, che nel gennaio 1964 compì uno storico pellegrinaggio in Terra Santa abbracciando il patriarca di Costantinopoli Atenagora. Fu così per Giovanni Paolo II e per il suo viaggio in Messico, a Puebla. Fu così per Francesco, con l’abbraccio di milioni di giovani in Brasile. Per una singolare coincidenza, il viaggio che inizia nelle prossime ore e che porterà Leone prima ad Ankara, Istanbul e Iznik, poi a Beirut, rappresenta quasi una sintesi geografica di due assi portanti emersi in questi primi mesi di pontificato: l’unità e la pace.

    L’unità è al cuore della prima tappa, per fare memoria di un concilio che ha segnato indelebilmente la storia della Chiesa proclamando la fede in Gesù Cristo Figlio di Dio. È inutile nasconderselo: bisogna guardare all’incontro di Nicea e al contempo alla ferita della Chiesa divisa, che continua a sanguinare e che negli ultimi anni ha visto sorgere nuove lacerazioni. Tornare con la memoria viva a un tempo in cui le Chiese erano unite, a un concilio che venne celebrato anche per unificare la data della Pasqua, è un segno di speranza. L’unità della Chiesa, l’unità tra le Chiese, il dialogo ecumenico, il ritorno alle radici del Vangelo, dei Padri, dei primi concili, è un modo per lasciarsi ferire dalle parole di Gesù: “che siano tutti uno; che, come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato”. L’unità dei credenti in Cristo ha un valore incalcolabile, non soltanto per l’annuncio evangelico. Lo ha anche per la pace nel mondo.

    Quella pace che ancora manca proprio nella terra dove Gesù ha vissuto la sua vita terrena, che manca nelle terre israeliane e palestinesi, che manca nel Libano bombardato dall’esercito israeliano per contrastare i miliziani di Hezbollah. La seconda tappa del viaggio porta Leone XIV nella regione segnata da conflitti costati un numero altissimo di vite umane, specialmente civili, specialmente bambini. Il Papa che si è presentato al mondo con le prime parole dette da Gesù dopo la resurrezione: “La pace sia con tutti voi!”, all’inizio del suo pontificato va a toccare le ferite di un popolo che da decenni non conosce pace. Va a portare la sua inerme testimonianza dove anche negli ultimi giorni è risuonato il sinistro fragore delle bombe, per dire di no all’ineluttabilità della guerra, dell’odio, della violenza. Va a confortare i cristiani che vivono in quel Paese e negli altri vicini e che sono tentati di abbandonare la loro terra per ricordare quanto sia preziosa la loro presenza e la loro testimonianza di fraternità e convivenza pacifica con gli appartenenti ad altre religioni.

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