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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (27 novembre 2025)
  • Papa Leone XIV ad un'udienza del mercoledì

    Il Papa: Dio sostiene l'umanità anche quando si piega a guerre e discriminazioni

    È una profonda riflessione sulla vita quella che Leone XIV propone all’udienza generale tenuta oggi, 26 novembre, in piazza San Pietro, dopo il consueto giro in papamobile tra fedeli e pellegrini. Il tema della sua catechesi, la sesta della serie dedicata a “La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale”, nell’ambito del ciclo giubilare “Gesù Cristo nostra speranza”, è “Sperare nella vita per generare vita” e si sviluppa intorno al “mistero della vita” sul quale da sempre ci si interroga. Lo “illumina” la Pasqua, dice il Papa, la quale “ci permette di guardarlo con speranza”, anche se “non è sempre facile o scontato”.

    LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA CATECHESI DI LEONE XIV

    Molte vite, in ogni parte del mondo, appaiono faticose, dolorose, colme di problemi e di ostacoli da superare. Eppure, l’essere umano riceve la vita come un dono: non la chiede, non la sceglie, la sperimenta nel suo mistero dal primo giorno fino all’ultimo. La vita ha una sua specificità straordinaria: ci viene offerta, non possiamo darcela da soli, ma va alimentata costantemente: occorre una cura che la mantenga, la dinamizzi, la custodisca, la rilanci.

    Promuovere l’umano in tutte le sue espressioni

    È Dio che dona la vita, e quando ci si fida di Lui si genera a sua volta, e così si promuove “l’umano in tutte le sue espressioni”. Ciò avviene con la “meravigliosa avventura della maternità e della paternità”, che può esserci “anche in contesti sociali nei quali le famiglie faticano a sostenere l’onere del quotidiano, rimanendo spesso frenate nei loro progetti e nei loro sogni”, sottolinea Leone, ma pure in quali altri modi.

    Generare è impegnarsi per un’economia solidale, ricercare il bene comune equamente fruito da tutti, rispettare e curare il creato, offrire conforto con l’ascolto, la presenza, l’aiuto concreto e disinteressato.

    Sperare nella vita significa fidarsi di Dio

    Se “la domanda sulla vita è una delle questioni abissali del cuore umano”, che induce a chiedersi: “chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Quale è il senso ultimo di tutto questo viaggio?”, Per il Pontefice la “direzione” della vita è la “speranza”, ossia quella “spinta profonda che ci fa camminare nelle difficoltà”, “non ci fa arrendere nella fatica”, “ci rende certi che il pellegrinaggio dell’esistenza ci conduce a casa”.

    Senza la speranza la vita rischia di apparire come una parentesi tra due notti eterne, una breve pausa tra il prima e il dopo del nostro passaggio sulla terra. Sperare nella vita significa invece pregustare la meta, credere come sicuro ciò che ancora non vediamo e non tocchiamo, fidarci e affidarci all’amore di un Padre che ci ha creato perché ci ha voluto con amore e ci vuole felici.

    Generare vuol dire porre in vita qualcun altro

    Il Papa riconosce che oggi c’è “mancanza di fiducia nella vita”, la definisce “una malattia diffusa”. È “come se ci si fosse rassegnati a una fatalità negativa, di rinuncia” e così “la vita rischia di non rappresentare più una possibilità ricevuta in dono, ma un’incognita” e addirittura “quasi una minaccia da cui preservarsi per non rimanere delusi”. Di fronte a tutto ciò il Pontefice invita a cambiare rotta.

    Il coraggio di vivere e di generare vita, di testimoniare che Dio è per eccellenza «l’amante della vita», come afferma il Libro della Sapienza, oggi è un richiamo quanto mai urgente.

    Lo ho ha rivelato Gesù, con “la sua premura nel guarire malati, risanare corpi e spiriti feriti, ridare la vita ai morti”, Dio Padre, spiega il Papa, il Dio della vita, che “restituisce dignità ai peccatori, accorda la remissione dei peccati e include tutti, specialmente i disperati, gli esclusi, i lontani nella sua promessa di salvezza”. Cristo, “generato dal Padre”, “è la vita e ha generato vita” senza risparmiarsi, donandoci “la sua” e invitando “anche noi a donare la nostra vita”. Perché “generare vuol dire porre in vita qualcun altro”, chiarisce Leone, evidenziando che questo è accaduto nell’“universo dei viventi”, nel quale Dio ha creato uomo e donna “a propria immagine”, affidando loro “la missione di generare pure a sua immagine, cioè per amore e nell’amore”.

    La logica di amore e di vita di Dio

    C’è poi un altro aspetto che il Papa mette in risalto a proposito della vita umana: quando viene generata, “riceve il dono della libertà” e diventa un dramma. Così le relazioni umane sono segnate anche dalla contraddizione, fino al fratricidio”. Emerge dalla Sacra Scrittura, nelle cui prime pagine si legge che “Caino percepisce il fratello Abele come un concorrente, una minaccia, e nella sua frustrazione non si sente capace di amarlo e di stimarlo” e si perde nella “gelosia” e nell’“invidia”. “La logica di Dio, invece, è tutt’altra”, dice il Pontefice.

    Dio rimane fedele per sempre al suo disegno di amore e di vita; non si stanca di sostenere l’umanità anche quando, sulla scia di Caino, obbedisce all’istinto cieco della violenza nelle guerre, nelle discriminazioni, nei razzismi, nelle molteplici forme di schiavitù.

    Gesù è sempre al fianco dell’uomo

    L’impegno a generare vita, a coltivarla e curarla è una “sfida, ma a sostenere l’uomo è “la Risurrezione di Gesù Cristo”, pure “dove le tenebre del male oscurano il cuore e la mente”, conclude Leone XIV, ribadendo che Cristo “è la nostra speranza”. Perché anche “quando la vita pare essersi spenta, bloccata”, “il Signore Risorto passa ancora”, “cammina con noi e per noi”.

    Annunciare senza paura il Vangelo della vita

    Il tema della cura della vita in tutte le sue manifestazioni, e del coraggio nell’intraprendere l’avventura della genitorialità, viene ripreso dal Papa anche nei saluti ai diversi gruppi di pellegrini presenti in piazza. Ai fedeli polacchi, in particolare, si rivolge con parole esplicite:

    Non abbiate paura di accogliere e difendere ogni bambino concepito – annunciate e servite il Vangelo della vita. Dio è «l’amante della vita», perciò custoditela sempre con cura e amore.

    E ai pellegrini di lingua francese provenienti dalla Svizzera e dalla Francia, il Pontefice aggiunge l’affidamento al Signore perché guidi gli impegni all'interno della famiglia e della società:

    Possiate diventare servitori di questa vita in cui Dio ci ha generati per amore e nell'amore.

    fonte: vaticannews

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