di Katia Guerra
Mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito della Diocesi di Lugano, ha incontrato più volte papa Francesco, con il quale condivide l’anno di nascita (1936). «Ricordo - ci dice - in particolare tre incontri, uno poco tempo dopo che era diventato Papa, un altro nell’anno del nostro 80esimo compleanno e, infine, un terzo lo scorso mese di agosto, quando ebbi l’opportunità di consegnare personalmente al Santo Padre due libri in omaggio: mi colpirono in particolare il suo senso dell’umorismo, il suo lato umano con l’attenzione per i poveri e gli emarginati, la capacità d’ascolto».
Il cambiamento d’epoca
Abbiamo chiesto a mons. Grampa cosa resterà, secondo lui, del Pontificato di Bergoglio, primo Papa venuto da lontano, gesuita, che come provinciale dei gesuiti e poi arcivescovo di Buenos Aires, ha vissuto in tempi difficili. «Resterà quello che noi sapremo comprendere come esperienza importante, attuale, vissuta, per il cambiamento d’epoca che stiamo vivendo. Fare senza capirne e senza condividerne le ragioni sarebbe una sequela inconcludente. Papa Francesco ha interpretato bene questo momento difficile della vita della Chiesa cattolica, che sta scrivendo con tensione e sofferenza, il passaggio da un’epoca di cambiamenti a un cambiamento d’epoca. Noi abbiamo vissuto i lavori del Concilio Vaticano II e le tensioni per le applicazioni che ne sono seguite, non da tutti accettate e non ancora completate. Adesso però dobbiamo capire e vivere il cambiamento di tempo con le migrazioni dei popoli, ad esempio, gli abusi scoperti e denunciati dentro la Chiesa, dove si parla di spirito sinodale, cioè la capacità di camminare assieme, parlandosi, confrontandosi, cercando le strade nuove da percorrere.
Dobbiamo prendere atto del venir meno nel vecchio mondo, del numero dei fedeli e, ancor di più, della diminuzione del clero, così come dell’avvento del mondo nuovo del digitale, dell’intelligenza artificiale…».
La via della Sinodalità
Sul come vivere questo cambiamento d’epoca di cui il Papa fu profeta, il vescovo emerito risponde: «Nel Sinodo si sono dette tante parole, che non devono restare chiacchiere, ma divenire strade nuove da proporre, da percorrere e realizzare assieme. Non basta cambiare la forma dei tavoli da quadrati a rotondi per risolvere i problemi. Occorre coraggio, metterci il cuore, dare importanza al fare nuovo, più coinvolgente, meno formale. Francesco ha aperto strade. Ora occorre individuarne il percorso, realizzarne la costruzione, proporre esperienze nuove, continuando però e non fermandosi o addirittura tornando indietro, come qualcuno sembra richiedere. Ci vuole quella perseveranza e tenacia mostrata da Francesco nel voler percorrere strade nuove, non da funzionari ma da testimoni.» «Gli apporti principali che Francesco ha offerto alla Chiesa - sottolinea sono, in primis, il discernimento come strumento di conoscenza per tutta la Chiesa. Il secondo è la visione di Dio, prima di tutto, come Misericordia, che comporta un’apertura della Chiesa a tutti, soprattutto agli ultimi, ai diversi. Il terzo è la Sinodalità», che Grampa – ribadendo una sua nota opinione – dice che avrebbe voluto vedere di più in atto nelle procedure fino ad ora seguite per la scelta del vescovo di Lugano.