Mercoledì 26 febbraio dalle 18 alle 20 al Centro pastorale San Giuseppe a Lugano si terrà l’incontro organizzato da UCIT (Unione Cristiana Imprenditori Ticinesi) dal titolo «L’economia è donna» per scoprire un approccio innovativo all’economia che pone al centro l’etica, l’inclusività e la sostenibilità, con uno sguardo speciale al ruolo della donna. Gianfranco Fabi, giornalista indipendente e docente, guiderà, attraverso il suo libro «L’economia è donna», una riflessione profonda su come l’economia possa trasformarsi in uno strumento di parità e indipendenza, superando stereotipi e disuguaglianze. Fabi dialogherà con Luca Crivelli, professore ordinario di economia e politica sanitaria alla SUPSI e professore titolare all’USI, e Beatrice Fasana che con un’esperienza manageriale pluriennale nell’industria alimentare dirige la Sandro Vanini SA, storica realtà produttiva ticinese. Abbiamo chiesto al prof. Fabi e al prof. Crivelli di introdurci alla tematica di grande interesse e attualità.
Prof. Fabi, «L’economia è donna»: ci può spiegare questa definizione?
Il titolo della serata riprende sinteticamente i contenuti del mio libro, all’interno del quale si parla di sistema economico con la particolare prospettiva della partecipazione femminile, una partecipazione che in tutti i paesi, Svizzera compresa, si mantiene più bassa rispetto agli uomini. Ecco allora un’introduzione ai fondamentali dell’economia, uno stimolo ad interessarsi della realtà economica per attuare scelte consapevoli e responsabili nella vita quotidiana. Vi sono ragioni sociali, storiche, antropologiche, che hanno creato disparità tra uomini e donne nel sistema economico, ma è importante che anche le donne prendano l’iniziativa, magari iniziando a conoscere meglio la realtà economica e finanziaria e superando quella visione che vede nel sistema economico solo capitali, soldi, monete, interessi finanziari. Se ancora se ne parla è perché for se non abbiamo ancora raggiunto tali obiettivi.
A che punto siamo del processo verso la parità di genere?
La parità tra uomini e donne a livello di partecipazione al lavoro, di salari, di opportunità di carriera è ancora un obiettivo lontano. Un rapporto del World economic forum ha stimato in 130 anni a livello globale il tempo per raggiungere la parità con i progressi attuali. La Svizzera, sia per provvedimenti legislativi, sia per una costruttiva evoluzione sociale è qualche passo avanti rispetto agli altri paesi europei. Tuttavia, secondo me, è importante che nel sistema economico, fatta salva l’uguaglianza delle opportunità, si punti anche alla valorizzazione delle diversità: vi è una qualità del lavoro e della vita quotidiana in cui la diversa sensibilità femminile può essere un valore aggiunto per la crescita economica e sociale.
Prof. Crivelli, l’economia oggi in che modo può mettere al centro l’etica, l’inclusività e la sostenibilità?
Ad eccezione dell’energia solare, tutta l’attività economica avviene entro un sistema chiuso, che utilizza diversi beni capitali per produrre beni e servizi. Una parte della produzione va reinvestita per ricostituire i capi tali utilizzati, una parte viene consumata e (nella migliore delle ipotesi) determina il nostro benessere. Sarebbe interessante immaginare di contabilizzare la salute dei lavoratori, le loro conoscenze, le loro motivazioni e valori quali lealtà e fiducia di collaboratrici e collaboratori tra i beni capitali dell’azienda … in questo modo ogni variazione di questi capi tali impatterebbe sul suo risultato d’esercizio. E si terrebbe in considerazione il fatto che la produzione e il consumo generano inevitabilmente degli scarti, nel senso della Laudato Sì di papa Francesco. E cioè scarti fisici e scarti umani. L’economia circolare è chiamata a riciclare i rifiuti fisici, ma deve fare la stessa cosa an che per le persone che sperimentano l’obsolescenza delle proprie competenze e perdono il posto di lavoro.
Info ed iscrizioni alla serata su www.ucit.ch