Continuando le riflessioni sulla natura della chiesa, ora vorrei presentare una delle immagini ecclesiastiche ampiamente presenti nella Tradizione della Chiesa: Popolo di Dio (populus Dei). Perché la Chiesa è chiamata popolo di Dio? Innanzitutto, la risposta a questa domanda dovrebbe essere cercata nella storia della salvezza, cioè nel disegno eterno di Dio (elezione, chiamata, alleanza, consacrazione a Dio, promesse di Dio). Questa immagine è stata annunciata sin dall’inizio della storia del mondo e poi realizzata nella storia del popolo eletto; il suo compimento ha avuto inizio nel mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio ed è stato rivelato al mondo nel giorno di Pentecoste. Per questa ragione, tale ricerca richiede anche di lasciare da parte la visione sociologica della Chiesa, in cui viene percepita solo come una comunità formata sul modello delle altre comunità umane.
Il Concilio Vaticano II ha messo in risalto la visione della Chiesa come Popolo di Dio. Nella costituzione dogmatica Lumen Gentium (LG), questa immagine della Chiesa appare ben 39 volte, in cui si legge che la Chiesa intera appare come un popolo unito dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (LG 4). A questa affermazione di San Ireneo viene aggiunto che Dio scelse per sé il popolo israelita, stabilì con lui un’alleanza e lo formò lentamente, manifestando nella sua storia se stesso e i suoi disegni e santificandolo per sé. Tutto ciò avvenne in preparazione e figura di quella nuova e perfetta alleanza da farsi in Cristo, e di quella più piena rivelazione che doveva essere attuata per mezzo del Verbo stesso di Dio fattosi uomo.
Questo popolo messianico ha per capo Cristo «dato a morte per i nostri peccati e risuscitato per la nostra giustificazione» (Rm 4,25), e che ora, dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, regna glorioso in cielo. Ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come in un tempio. Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati (cfr. Gv 13,34). E finalmente, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento, quando comparirà Cristo, vita nostra (cfr. Col 3,4) e «anche le stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio» (Rm 8,21). Perciò, il popolo messianico, pur non comprendendo effettivamente l'universalità degli uomini e apparendo talora come un piccolo gregge, costituisce tuttavia per tutta l'umanità il germe più forte di unità, di speranza e di salvezza. Costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui assunto ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra (cfr. Mt 5,13-16), è inviato a tutto il mondo (LG 9).
Alla luce di questa ottica, sarebbe opportuno partire da una premessa racchiusa in una domanda: che cosa è questa figura ecclesiologica, il Popolo di Dio? Perché “il Popolo” e non l’uomo - è il tempio spirituale? Innanzitutto, perché la Chiesa è pensata da Dio come comunità di comunità. Perciò, il clima di famiglia, che prevale nelle piccole comunità di una dozzina di persone, dovrebbe irradiarsi a tutta la chiesa, che è una grande famiglia. Quindi, quando si parla della Chiesa come popolo di Dio, dobbiamo tenere presente che essa è formata da persone concrete. Per questa ragione, si dovrebbe adottare un’antropologia adeguata. Se la storia è sostanzialmente collegata al cristianesimo, sia nella sua dimensione interna che in quella esterna, determinante è sempre la persona nel mondo di oggi (Gaudium et Spes). Allora, antropologia con cristologia, cristologia con antropologia diventano il punto nodale nella comprensione del mistero della Chiesa, Popolo di Dio. Poiché da quando Dio si è fatto uomo, l’uomo diventa misura di tutte le cose.
La seconda ragione è che l’immagine della Chiesa come Popolo di Dio esprime soprattutto totalità e universalità. Unendosi a questa comunità, una persona non solo la crea, ma prende anche parte attiva in tutti i suoi eventi storici. Quindi, l’immagine della Chiesa come Popolo di Dio è intesa come una rete di relazioni e di interdipendenze. Tutti i battezzati, preti e laici, diventano membri attivi, grazie ai quali si edifica la chiesa. I laici, perciò, non possono essere considerati semplicemente oggetto passivo della cura sacerdotale, la loro “clientela”.
Quali sono gli elementi essenziali e costitutivi presenti nella vita della Chiesa-Popolo di Dio? Il primo fondamento della comunità di Dio è la fede. La Chiesa è edificata sul fondamento della fede. Il Concilio Vaticano II ha mostrato l’importanza fondamentale di coniugare il concetto di Dio e il concetto di Chiesa (mysterium Trinitatis e mysterium Ecclesiae). Poiché la Chiesa-Popolo di Dio ha il suo modello nella relazione della vita della Santissima Trinità, il Concilio ha sottolineato la perfetta comunione delle Tre Persone. Pertanto, ciò che riunisce e crea la Chiesa come popolo è innanzitutto l’iniziativa di Dio. Tutto il popolo di Dio è consacrato a Dio, con carattere sacerdotale, regale e profetico.
Il secondo elemento è il rapporto tra Israele ed Egitto, che rappresenta il rapporto tra la Chiesa e il mondo. È la tentazione del trionfalismo, della competizione con il mondo. Ogni generazione nella Chiesa deve prendere decisioni difficili di rottura col mondo.
Un altro elemento ben visibile è il pellegrinaggio. La Chiesa è costantemente in pellegrinaggio, superando varie difficoltà, subendo sconfitte e ottenendo vittorie. La Chiesa deve continuamente rinnovarsi, togliendo ciò che non è appropriato (ablatio).
La speranza della Terra Promessa guida la Chiesa nel deserto, che plasma persone di grande spirito. La Chiesa vive tra “già e non ancora”, dono e azione, in cammino continuo.
In quest’Anno Giubilare riscopriamo che la Chiesa-Popolo di Dio ascolta Dio ed è guidata dalla Sua iniziativa, non da programmi o maggioranze umane.
Don Marcin Krzemien
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