Tu dici «i poveri», tu dici «le famiglie», tu dici «i bambini», i migranti, gli islamici, i marocchini e via dicendo. Poi improvvisamente sulle strisce pedonali ti trovi di fronte D. tutto curvo, che procede a passettini a sghimbescio e scambi due parole veloci; in un dialogo fortuito incroci quella famiglia tagliata a metà da un disaccordo tra fratelli; ti imbatti nella ragazza straniera malmenata dall’amico e dall’amica, e altri stranieri ti chiedono di conoscere il cristianesimo. E via di seguito.
Non incontri “categorie”, non hai di fronte numeri, sigle, statistiche. C’è il tale e la tale, con quella faccia, quel carattere, quel nome. E improvvisamente tutto cambia. Non puoi passare dritto come il sacerdote e il levita della parabola, non puoi limitarti a ragionare per parametri che salgono e scendono come nelle riviste di sociologia, non puoi procedere per scadenze e programmi. Devi fermarti, scendere dalla tua posizione, come Gesù di fronte al grido del cieco e del lebbroso; come Gesù che ha guardato – tra la folla che premeva da ogni lato - la donna che perdeva sangue.
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