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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (27 ottobre 2025)
  • Sant’Egidio: il dialogo è la forza delle religioni, la pace è la strada per vita e sviluppo

    Davanti ai conflitti è possibile una strada che nulla ha a che vedere con la violenza, con la risposta militare, con le armi: è la via del dialogo, del superamento delle incomprensioni, degli odii. Ed è quella che è stata ribadita in apertura della 39.ma edizione dell’Incontro Internazionale religioni e culture in dialogo, dal 26 al 28 ottobre a Roma, quest’anno dal titolo “Osare la pace”. Una strada che la comunità di Sant’Egidio ha percorso in tutti questi decenni, dopo aver raccolto l’eredità dello Spirito di Assisi, la preghiera per la pace voluta da San Giovanni Paolo II nel 1986 nella città umbra. Uno spirito che, nonostante la guerra, va tenuto vivo in quanto “testimonianza di grande significato”, ha indicato il presidente italiano Sergio Mattarella. Nel suo intervento, durante l’assemblea di inaugurazione, nella Sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica, il capo dello Stato.ha drammaticamente tracciato lo scenario di un mondo che, con la fine della Guerra Fredda, pensava di aver aperto “un’era di pacificazione”, ma che invece oggi si confronta, anche in Europa, con tutt’altra realtà. Accade così che “il tema della forza pretende nuovamente di essere misura delle relazioni internazionali”, e “il nazionalismo da opporre ad altri nazionalismi nasce, in fondo, dal considerare gli altri popoli come nemici, se non come presenze abusive o addirittura inferiori per affermare con la prepotenza e, sovente, con la violenza, pretese di dominio”.

    Mattarella: la pace richiede coraggio

    Mattarella ha chiamato per nome gli orrori che devastano il mondo oggi, esprimendo la speranza che quanto sta avvenendo a Gaza si estenda all’Ucraina, dove le iniziative negoziali stentano ancora a prendere concretezza mentre le sofferenze di bambini, donne, uomini procurate dall'aggressione russa non accennano a diminuire”. Il capo dello Stato ha quindi sollecitato una risposta “comune, equilibrata, mossa dal senso di giustizia e di rispetto per la legalità internazionale, dalla vigenza universale dei diritti dell'uomo”. I processi di pace hanno “bisogno di perseveranza, di pazienza, di lavoro di mediazione e di assunzione di responsabilità”, ciò che alla comunità internazionale in questo momento viene ricordato dalle notizie che arrivano da Gaza “dopo gli accordi di Sharm El-Sheikh”. La pace necessita “cambiamenti radicali nella mentalità e nella condotta prescelte", richiede coraggio e molto lavoro, quel lavoro che viene portavo avanti anche dalle religioni, e che “conviene” perché “la pace è vita, la pace è sviluppo”. "Tutti noi siamo oggi chiamati a rinnovare la nostra fiducia nella causa della pace – ha quindi indicato Mattarella - continuiamo a osare la pace, a investire in percorsi di dialogo e mediazione, a sostenere chi soffre, a costruire ponti fra i popoli, perché la pace non sia un sogno per illusi".

    Riccardi: il dialogo, forza delle religioni

    Dall’età della forza e della guerra si deve passare all’età del dialogo e del negoziato. E' stata questa l’indicazione del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi. Una svolta necessaria che le religioni possono intraprendere per far tornare il dialogo centrale nella società e nelle relazioni tra i popoli e per liberarsi da gabbia del pessimismo. “Osare la pace”, significa quindi aprirsi alla volontà di pace. Si vive un momento in cui la guerra viene riabilitata “come strumento principe per perseguire i propri interessi e disegni”, in cui viene avvilita la cultura del dialogo e della diplomazia, in cui il diritto internazionale viene calpestato, in cui i popoli sono intrisi di una “carica di aggressività con effetto tutt’ora da capire”, in cui si nega “che i popoli abbiano un comune destino”, e invece si promuove “un’ideologia costruita dal recupero di miti sepolti, nazionalismi, paure antiche e nuove” e si assiste “all’affermazione di un tecno-capitalismo globale”. Di fronte a questo, Riccardi ha ricordato come, nonostante la globalizzazione e l’idea di un mondo unificato, la guerra non sia stata eliminata, determinando così ciò che Papa Francesco defiì, “un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”. Riccardi ha chiamato le religioni a rispondere alla violenza ripudiando l’odio e l’estraneità. Le religioni insegnano che a vincere non è il male, il cui “volto più atroce è la guerra che sfigura l’uomo ed è madre di tutte le povertà”. La dichiarazione Nostra Aetate, di cui il 28 ottobre ricorrono i 60 anni, pietra miliare per il dialogo tra le religioni, e poi la Giornata mondiale di preghiera per la pace convocata nel 1986 ad Assisi da Papa Giovanni Paolo II, indicano che il dialogo è la forza delle religioni che, pur non significando necessariamente pace, mette in atto il “riconoscimento che l’altro fa parte” del proprio futuro.

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